domenica 21 maggio 2017

Salonicco sta diventando tedesca

Dopo la gestione dell'aeroporto di Salonicco e di altri importanti aeroporti regionali, i tedeschi si sono aggiudicati anche la gestione del porto della seconda città greca. TAZ racconta la rabbia dei sindacati greci per questa forma di neocolonialismo finanziario. L'Euro serve anche e soprattutto a questo. Da Taz.de


Dalle finestre dei ristoranti dell'aeroporto si puo' vedere il tremolio dell'aria sopra i piazzali di manovra nel caldo del mezzogiorno greco. Il calore è soffocante e solo pochi viaggiatori si sono avvicinati ai ristoranti per il pranzo. Dimitris Nanouris con il dito mi mostra la costa. Li', vicino Salonicco, la seconda città greca per grandezza, è in corso l'ampliamento di una pista di partenza ed atterraggio dell'aeroporto Macedonia. Il progetto è stato finanziato dallo stato greco e dall'UE con 246 milioni di euro e servirà ad attrarre piu' turisti nella regione. "Questa nuova struttura sarà immediatamente data in gestione a un privato", ci dice Nanouris.

L'investitore è la società tedesca Fraport, che oltre a gestire il grande aeroporto di Francoforte partecipa alla gestione di altri nove aeroporti in tutto il mondo. La Troika composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI ha infatti obbligato Atene a privatizzare molte società pubbliche e a rimborsare con gli introiti di queste cessioni una parte del debito estero.



Nella lista ci sono 14 dei 37 aeroporti regionali greci. Fraport nel 2014 ha vinto la gara indetta dal fondo greco per le privatizzazioni "Hellenic Republic Asset Development Fund" (HRADF). La società tedesca ha pagato circa 1.2 miliardi di euro per poter gestire nei prossimi 40 anni i 14 aeroporti.

La concessione è uno dei piu' grandi progetti di privatizzazione nella super-indebitata Grecia. Fanno parte dell'accordo anche promesse di investimento per 330 milioni di euro fino al 2020. Vale a dire 5.9 milioni di euro l'anno per ogni aeroporto. In aggiunta lo stato greco dovrebbe ricevere 22.9 milioni di euro all'anno e il 28.5% del risultato operativo netto della controllata greca Fraport Greece.

"Avremmo potuto finanziarcelo da soli"

Dimitris Nanouris pensa che non sia stato un buon affare e per questo motivo si batte contro la privatizzazione. E' il segretario del sindacato dei lavoratori aeroportuali e in questo accordo con Fraport vede solo una svendita dell'infrastruttura. Nanouris, 54 anni, elettricista, lavora da 27 anni all'aeroporto. "Gli aeroporti non valgono 1.2 miliardi di euro, in realtà il loro valore è di almeno 10 miliardi", sostiene. Fraport puo' realizzare gli investimenti promessi anche solo con i ricavi dell'aeroporto.

Nanouris non mette in discussione il fatto che l'aeroporto abbia bisogno di investimenti. L'aeroporto Macedonia sta invecchiando rapidamente. L'aria condizionata non funziona, l'area di attesa è troppo piccola. Fraport vuole costruire un nuovo terminal e rinnovare quello vecchio. "Gli investimenti avremmo potuto anche auto-finanziarceli", è convinto Nanouris. L'aeroporto ha 6.5 milioni di passeggeri all'anno ed è anche profittevole - esattamente come quasi tutti gli altri aeroporti. "Per gli aeroporti non profittevoli sarà ancora la Grecia a dover pagare", dice Nanouris.

Invece degli investimenti promessi, fino ad ora abbiamo visto solo aumenti delle tasse, si lamenta il sindacalista. Fraport ha aumentato l'affitto dei negozi del 500%. Le singole agenzie di viaggio e le compagnie di autonoleggio hanno già dovuto chiudere. Fraport ha aumentato anche i diritti aeroportuali per ogni biglietto - da 12 a 13 euro,  e nel medio termine la tassa dovrebbe essere aumentata fino a 18 euro.

Per Nanouris lo scandalo è nell'aumento della spesa per il grande negozio duty-free. Lo stato greco aveva un contratto con un fornitore che fino ad ora pagava all'aeroporto il 5% del fatturato. Fraport ha aumentato il contributo al 23%. "Lo stato greco è costretto a pagare la differenza del 18%. Una cosa del genere accade solo in Grecia", racconta Nanouris. Ad una richiesta di informazioni della TAZ, Fraport Greece non ha voluto commentare.

Proprio la Germania

Altre accuse sono arrivate nel 2016 dalla rete no-global di Attac. Il contratto di concessione prevede che sia lo stato greco a dover indennizzare i dipendenti aeroportuali che Fraport non intende impiegare. In caso di incidente sul lavoro è sempre lo stato greco a dover pagare gli indennizzi, stesse condizioni anche nel caso di modifiche alla legge che causino un aumento dei costi operativi oppure in caso di sciopero.

Che l'investitore sia tedesco per Nanouris ha un retrogusto particolarmente amaro. Per i greci la Germania resta il sostenitore delle dure misure di austerità che hanno colpito l'economica ellenica. "Lo stato tedesco si sta comprando lo stato greco", dice Nanouris riferendosi alla partecipazione del 31% del Land Hessen nella società Fraport. Le società tedesche stanno acquistando anche hotel nelle vicinanze. "I turisti arrivano in aeroporti tedeschi, soggiornano in hotel tedeschi e alla Grecia non resta niente".

Il percorso verso il prossimo obiettivo degli investimenti tedeschi passa lungo la strada costiera intorno al golfo di Salonicco. Sul vasto lungomare passeggiano coppiette, sullo sfondo le gigantesche gru del porto. Fino a poco tempo fà anche questo porto era nella lista delle privatizzazioni della HRDAF. Alla fine di aprile un consorzio internazionale si è aggiudicato un contratto da 232 milioni di euro valido fino al 2051 per una partecipazione del 67% nel capitale. Il consorzio è guidato dal fondo tedesco Invest Equity Partners.

L'area del porto sul Meditarraneo si estende per oltre 1.5 chilometri quadrati. Su di un'area dismessa nei pressi del terminal container c'è Triantafillos Afentoulidis. L'ingegnere civile 47-enne lavora al porto dal 2002. Anche lui è sindacalista, anche lui è contro la privatizzazione e anche lui pensa che il patrimonio dello stato sia stato venduto sotto-prezzo. Lo mostra il bacino portuale. "Qui deve essere realizzato un nuovo bacino per le grandi navi porta-container, il terreno è già stato scavato". Nel 2013 il progetto era stato bloccato. Nel 2014 la HRDAF aveva avviato la gara per la privatizzazione. "Aspettate l'investitore privato", hanno detto i gestori del porto, "farà tutto molto meglio".

Le gru sui moli sono relitti

C'è stato un tempo in cui il porto avrebbe potuto gestire il progetto autonomamente. In effetti la Thessaloniki Port Authority l'anno scorso ha fatto 14 milioni di euro di profitti dopo le imposte. "Per anni il porto non ha speso i profitti per poter finanziare gli investimenti. Poi è arrivato lo stato che ci ha rubato i nostri soldi per ripagare i debiti", rimprovera Afentoulidis. Mediante il pagamento di alti dividendi al porto sono stati sottratti 80 milioni di Euro.

Che cosa era successo? Dal 1999 il porto di Salonicco è una società per azioni. Lo stato possiede circa il 75%, il resto è flottante. Ogni anno la società portuale paga un dividendo. Che per il 2011 è stato di circa 40 centesimi per azione. Nel 2011 il porto è stato inserito nella lista delle privatizzazioni della HRDAF - e i pagamenti di dividendi sono aumentati. Nel 2012 il dividendo è stato di 1.5 €. Nel 2013 c'è stato un extra-dividendo di 3.4 € e in aggiunta un dividendo ordinario di 60 centesimi per azione. Con 10 milioni di azioni equivaleva a circa 40 milioni di Euro. L'anno successivo gli azionisti - principalmente lo stato greco - hanno potuto beneficiare di un dividendo di 1.95 € - sebbene il porto nel 2014 non abbia fatto alcun profitto. 

I dividendi eccezionalmente alti sono stati utilizzati dal governo per il servizio del debito, sostiene Afentoulidis. Il denaro per gli investimenti semplicemente non c'è piu'. L'autorità portuale non ha risposto ad una richiesta di informazioni della Taz.

Anche qui gli investimenti sono assolutamente necessari. Le gru sui moli sono relitti del dopoguerra, negli edifici amministrativi gli intonaci vengono giu' dai muri. Ora sarà la tedesca Invest Equity a dover investire insieme ai suoi partner.

"Non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori"

Afentoulidis è scettico. Per la necessaria espansione del porto, secondo un piano redatto dall'autorità portuale, è necessaria una somma di 309 milioni di Euro. Il consorzio pero' dovrebbe investire solo 180 milioni di Euro. La nuova darsena, invece dei 600 metri del piano originale, dovrebbe essere lunga solo 400 metri e in grado di accogliere meno navi di quelle previste. E gli investitori non sono obbligati a continuare l'espansione del porto. "Allora perché abbiamo bisogno di una privatizzazione?", chiede Afentoulidis in maniera ironica.

Il sindacato teme un peggioramento delle condizioni di lavoro. Nella gara per la privatizzazione ci sono tutte le normative possibili. "Ma non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori". Lo stipendio dei lavoratori del porto è già stato tagliato del 35%.

L'entusiasmo per l'ingresso nel porto di una società tedesca anche in questo caso è ai minimi. Afentoulidis ci dice: "i tedeschi devono mostrare di volerci trattare come dei partner. Fino ad ora ci hanno trattato come una colonia". Afentoulidis e il sindacalista dell'aeroporto Nanouris non hanno ancora abbandonato la lotta contro la privatizzazione. Al Parlamento Europeo ci sarà un'audizione, i ricorsi costituzionali sono ancora pendenti nelle corti di giustizia greche. 

Nel frattempo Atene, con la concessione di nuovi crediti, si è impegnata a portare avanti la privatizzazione. Fra le altre cose, anche l'acquedotto di Salonicco dovrà finire sotto il martello delle privatizzazioni. Nella lista delle privatizzazioni ci sono anche un porto per gli yacht e un grande tratto di spiaggia vicino alla città. Se anche per questi beni ci saranno dei potenziali acquirenti tedeschi, ancora non si sa.


sabato 20 maggio 2017

Il candidato di Merkel e Schäuble

Per ora probabilmente è solo una manovra in chiave elettorale della CDU, ma se Merkel dovesse vincere le elezioni di settembre (probabile), allora il governo tedesco punterebbe con decisione sulla candidatura di Weidmann al vertice della BCE. Der Spiegel e quasi tutta la stampa tedesca scrivono oggi che la Cancelliera e il Ministro Schäuble stanno già lavorando per imporre in Europa la candidatura di Weidmann alla presidenza della BCE, carica che scade nell'ottobre 2019. Da Der Spiegel e  Frankfurter Allgemeine Zeitung


Da Der Spiegel

Da quando è stata creata la moneta unica non c'è mai stato un tedesco ai vertici dell'autorità monetaria europea. Ma cio' deve cambiare. La Cancelliera Angela Merkel e il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble vogliono imporre in Europa le pretese tedesche per la nomina del successore dell'italiano Mario Draghi alla presidenza della BCE.

Secondo le informazioni di Der Spiegel, entrambi hanno deciso di impegnarsi per sostenere la candidatura del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Il loro argomento: dopo un olandese, un francese e un italiano è  arrivato il momento di mettere un tedesco ai vertici della BCE. Weidmann dalla sua avrebbe fatto sapere di essere disponibile ad accettare la posizione nel caso in cui gli fosse offerta. Il mandato di Draghi scade nel 2019.

Già una volta c'era stato un tedesco in ballo per la presidenza della BCE: Axel Weber, il predecessore di Weidmann alla presidenza della Bundesbank. Poco prima della candidatura ufficiale tuttavia aveva scelto di rinunciare alla posizione e di passare alla banca svizzera UBS come presidente del consiglio di amministrazione. Il suo ragionamento di allora: come tedesco non sarebbe stato in grado di applicare la sua politica nel consiglio della BCE contro la maggioranza dei rappresentanti del sud-Europa, i quali sono tradizionalmente a favore di una politica monetaria più' espansiva. Queste preoccupazioni non sembrano agitare piu' di tanto Weidmann. 


Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung

Sebbene la carica di Presidente della BCE scada fra piu' di due anni, è già oggetto di ogni tipo di speculazione. Fra i favoriti per la successione a Mario Draghi c'è sicuramente il presidente di Bundesbank Jens Weidmann. Sarebbe il primo tedesco al vertice della BCE dalla sua fondazione avvenuta nel 1998. Dopo l'olandese Wim Duisenberg, in carica fino al 2003, ai vertici dell'autorità monetaria europea c'è stato il francese Jean-Claude Trichet. Dal novembre 2011 è in carica l'italiano Mario Draghi. Con la sua politica monetaria ultra-espansiva e la famosa promessa del "Whatever it takes“ viene considerato il vero salvatore dell'Euro. In Germania tuttavia la sua politica dei tassi zero ha causato molta insoddisfazione. Il mandato di Draghi scade alle fine di ottobre 2019.

Nella Berlino della politica cresce il sostegno per la candidatura di Weidmann. Secondo il governo federale è giunto il momento di avere un tedesco ai vertici della BCE. La piu' grande economia della zona Euro fino ad ora non ha avuto un rappresentante nella posizione più' alta della Banca centrale Europea. Il Ministro delle Finanze Schäuble in questo scenario, pensa di poter mettere in campo un'offerta attraente.

Weidmann non si pronuncia

Le posizioni di vertice da assegnare sono 2 in realtà. Quella di vicepresidente della BCE sarà libera da maggio 2018, quando Vítor Constâncio si ritirerà. Inoltre è necessario un nuovo presidente dell'Eurogruppo come successore del Ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, il cui partito socialdemocratico ha perso le elezioni e che quindi non farà parte del prossimo governo. 

Come riportato da "Der Spiegel", Weidmann, se dovesse essergli offerta, è pronto ad accettare la posizione di vertice della BCE. Fra i possibili successori di Draghi c'è anche il presidente della banca centrale francese François Villeroy de Galhau. Le posizioni di Weidmann nel consiglio della BCE, con la sua critica aperta al programma di acquisto delle obbligazioni, sono agli antipodi di quelle di Mario Draghi. Nel sud-Europa viene considerato un sostenitore della linea dura. In Germania invece sono in molti a riporre in lui le speranze di una energica svolta nella politica monetaria.

Weidmann stesso non vuole esprimersi sul successore di Draghi. "Non ho intenzione di partecipare a queste speculazioni", ha detto recentemente in un'intervista. La discussione "oggi è completamente inutile e sleale nei confronti di Mario Draghi. Il suo mandato dura altri 2 anni". La Spagna invece rivendica la posizione attualmente occupata da Constâncio alla vice-presidenza della BCE. Per la successione del portoghese si parla infatti del conservatore Luis de Guindos, Ministro dell'Economia spagnolo, che in Europa ha una buona reputazione e che era stato anche candidato alla presidenza dell'Eurogruppo, ma nel 2015 gli era stato preferito Dijsselbloem.

giovedì 18 maggio 2017

Jan Fleischhauer: fermate l'unione di trasferimento

Jan Fleischhauer è conosciuto anche in Italia per i suoi articoli pungenti. Questa volta dalla sua rubrica su Der Spiegel, con un commento dal tono ironico, se la prende con l'unione di trasferimento proposta dai francesi e con la socialdemocrazia tedesca: non possiamo e non dobbiamo finanziare i piani di Macron con il denaro dei tedeschi. Da Der Spiegel


Sono una persona gretta e di vedute molto limitate, lo ammetto. Non avrei nulla in contrario se Emmanuel Macron, il nuovo presidente francese, prima di dare avvio alla ristrutturazione della grande Europa, iniziasse rimettendo in sesto il suo paese. 

Sigmar Gabriel ha scritto che chi si oppone alla proposta di Macron di mettere in comune i debiti europei è una persona gretta e di vedute limitate. Le politiche di austerità tedesche ci portano verso il disastro, scrive il Ministro degli Esteri, per questo ha elaborato un piano per un asse del debito franco-tedesco. Il piano si chiama "Eliseo 2.0": cosi' è chiaro sin da subito dove sarà il centro di potere di questa nuova unione.

Il politico come salvatore

Mi sono sempre considerato una persona relativamente cosmopolita. Ho vissuto a Berlino, Lipsia e New York, in vacanza sono stato perfino alle Lofoten. Ma il cosmopolitismo è piu' che altro una questione dell'anima. Il vero cosmopolita non conosce né confini né nazioni.

Questa settimana, dopo la grande ondata di entusiasmo per l'elezione di Macron, l'uomo è arrivato finalmente in Germania, dove tutti quelli che stanno a sinistra del centro lo hanno ridefinito un eroe o addirittura un mago. Mi ricorda l'euforia che avvolse Obama dopo la sua elezione, anche allora nessun paragone sembrava azzardato. In Germania abbiamo una lunga tradizione secondo la quale i politici non sarebbero dei rappresentanti di interessi, ma piuttosto dei salvatori. Anche i giornalisti, che magari dopo anni passati a seguire la politica si potrebbe pensare che siano diventati freddi e cinici, si fanno incantare come dei pesci lessi.

In che modo Macron intenda riportare al suo antico splendore l'Europa, e per un presidente francese questo vuol dire prima di tutto la Francia, non è ancora chiaro, e probabilmente non è chiaro nemmeno a lui. Ma che voglia mettersi in marcia senza i soldi dei tedeschi, questo lo possiamo tranquillamente escludere. Dovrebbe essere istituito un Ministro delle Finanze europeo, questa è una delle prime proposte e un bilancio dell'Eurozona, che è un modo gentile per dire che ci saranno piu' debiti. 

I francesi non soffrono

Degli Eurobond nel team di Macron se ne parla poco, piu' che altro per non urtare la sensibilità dei tedeschi sul tema, anche se la stretta consigliera di Macron, Sylvie Goulard, nel fine settimana ha fatto trapelare le sue simpatie per questo strumento di risanamento del bilancio. "Io stessa ritengo gli Eurobond un modo per finanziare a condizioni favorevoli tutti i compiti comuni di cui in futuro si dovrà occupare l'Unione Europea", ha detto alla  "Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung".

In maniera precauzionale Madame Goulard poco dopo ha aggiunto: le obbligazioni comuni pero' "non dovrebbero servire a scaricare sulle spalle degli altri europei i debiti che i paesi hanno fatto in passato". Ma non dobbiamo prendere troppo sul serio questa assicurazione. Una volta lanciati, si troverà alla svelta il modo di utilizzarli per sanare altre calamità. Il metodo l'abbiamo già conosciuto con i programmi di aiuto della Banca centrale europea.

Saremmo meno sospettosi se in passato la Francia avesse mostrato la volontà di affrontare i problemi con le proprie forze. La verità è: i francesi non stanno soffrendo a causa delle politiche di austerità tedesche. Soffrono per l'incapacità di affermarsi in un mondo cambiato. Anche i tedeschi farebbero volentieri una settimana di 35 ore e sarebbero lieti di poter andare in pensione al piu' tardi a 62 anni. A differenza dei loro vicini francesi tuttavia hanno accettato il profondo legame che esiste fra produttività e prosperità, che nessun vino rosso del mondo, anche bevuto in grandi quantità, potrà mai mettere in discussione.

La socialdemocrazia tedesca ha sempre avuto una relazione romantica con la Francia. L'ho imparato nella mia famiglia. All'inizio andavamo tutte le estati in Scandinavia, che in ogni famiglia della SPD veniva considerata il paradiso del welfare, dopo la metà degli anni settanta pero' abbiamo iniziato ad andare sulla costa atlantica francese. La combinazione fra stile di vita, cultura, e spirito sindacale, per tutti coloro che si battevano per la cosa giusta, era irresistibile.

La Francia è rimasta fino ad oggi un paradiso sindacale - non in termini di potenza nominale dei sindacati, ma nel potere che ancora oggi riescono ad esercitare. Su Wikipedia la Francia non viene descritta come un'economia di mercato, come io stesso ho verificato, ma come un'economia mista.

Gli effetti di questa politica si possono facilmente leggere in qualsiasi statistica utile a misurare la salute economica di un paese. Il numero dei disoccupati resta ai massimi storici, il debito pubblico nel 2014 ha superato i 2000 miliardi. Dall'introduzione dell'Euro la Francia ha perso un terzo della sua quota di mercato nell'export mondiale. La quota di prodotto interno lordo generata dall'industria è passata dal 18 al 12.6%. Anche questi dati si possono trovare facilmente su Wikipedia.

Meglio di vedute limitate che euro-socialista

La SPD in qualche modo vuole opporsi ad Angela Merkel, questo lo capisco bene. Se non si riesce ad ottenere nulla con la politica interna, allora meglio provare con la politica europea. Nelle redazioni giornalistiche, ovviamente, il nuovo asse franco-tedesco riceve lodi sperticate. Wolfgang Schäuble, come un Alberich accovacciato in difesa del suo tesoro, da quelle parti non era mai stato particolarmente popolare.

Io dubito tuttavia che i piani europei per una messa in comune del debito potranno avere lo stesso successo che hanno ottenuto nelle redazioni giornalistiche, soprattutto in considerazione del principio secondo cui la ricchezza deve essere redistribuita laddove è  stata creata. Per molte persone, quando si tratta del proprio denaro, è meglio essere meschine che socialiste, e questo vale anche per i socialdemocratici. 

"Mi sembra che alcuni di coloro che in questi giorni hanno parlato, probabilmente hanno già dimenticato che Marine Le Pen poteva essere il nuovo presidente francese", ha detto la consulente di Macron Sylvie Goulard a Der Spiegel. Se la frase non è da considerare come una mera descrizione di un fatto, allora la si dovrebbe interpretare come una minaccia. Se non ci venite in contro, si dice, la prossima volta voteremo la destra radicale. La si puo' tranquillamente considerare un'offerta che non puo' essere rifiutata.

martedì 16 maggio 2017

Oskar Lafontaine: l'export-nazionalismo tedesco distrugge l'Europa

Ottima traduzione appena ricevuta da Claudio. Oskar Lafontaine su The European partecipa al dibattito sul futuro dell'UE e in occasione del discorso tenuto pochi giorni prima da Sahra Wagenknecht al Bundestag attacca il governo di coalizione e chiede un cambio di paradigma economico. Da theeuropean.de


L'auto-elogio della stupidità


La sciocchezze a volte costano care. Soprattutto quando accompagnate dai sorrisetti e dai sogghigni. Un dibattito in Parlamento ci offre un esempio calzante. Che si tratti di Merkel, Gabriel, Oppermann, Kauder o Göring-Eckardt, non vuole proprio entrare in testa che l'export-nazionalismo distrugge l'Europa. Costoro non conoscono la differenza tra competizione leale e sleale.


La prima è il sale dell'economia di mercato. Richiede produttività più alta, procedure più efficienti, prodotti migliori, maggiore eco-compatibilità e invenzioni innovative. Tale tipo di competitività è l'elisir di lunga vita del nostro benessere.

La concorrenza sleale poggia invece sul dumping salariale, fiscale, sociale e monetario. E attraverso una politica economica così sbagliata il governo Merkel distrugge l'Europa.

Dumping salariale

Rispetto ai vicini europei i salari tedeschi sono cresciuti di meno, subendo una forte pressione attraverso la creazione di un vasto settore sottopagato, il lavoro interinale, lavori in appalto mal pagati e contratti a tempo determinato e procurando all'export tedesco dei vantaggi sleali.

Dumping fiscale

Tramite l'abbassamento delle aliquote d'imposta più alte e delle tasse a carico delle imprese, grazie a una tassa di successione che rende esentasse patrimoni del valore di diversi miliardi, attraverso l'abrogazione dell'imposta patrimoniale e tramite il sodalizio con i paradisi fiscali tipo il Lussemburgo (Juncker) la Germania ha innescato una concorrenza fiscale all'interno dell'Europa, indebolendo le casse statali a discapito degli investimenti e dei contributi sociali. 

Dumping sociale

L'Agenda 2010 ha comportato il più radicale smantellamento dello stato sociale a partire dal Dopoguerra (FAZ). Attraverso le famose “riforme” Merkel e Schäuble hanno provato innanzitutto a sottoporre anche gli altri Paesi europei – Grecia in primis – a questo modello che favorisce l'aumento dei profitti per le aziende.

Dumping monetario

Il surplus dell'export tedesco cresce sempre più anche per via dell'Euro che è una moneta troppo debole per l'economia tedesca e troppo forte per molti Paesi europei. La Germania esporta disoccupazione e costringe i vicini europei ad indebitarsi. 

(L'auto-elogio della stupidità sghignazzante lo si può osservare in una foto recente scattata in Parlamento e anche nel seguente video - il banco del governo viene inquadrato due volte – in cui Sarah Wagenknecht prova a spiegare gli effetti deleteri per l'Europa dell'export-nazionalismo tedesco)








lunedì 15 maggio 2017

Macron e l'Europa tedesca

Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse, giornalista esperto di temi europei e redattore del blog "Lost in EUrope": le riserve tedesche dopo l'elezione di Macron non sono dettate dall'impossibilità di modificare i trattati o dal fatto che la Francia non voglia fare i compiti casa, ancora una volta alla base di tutto c'è l'irrisolta questione tedesca e il tentativo di Merkel di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania dall'inizio della crisi. Ma Schäuble e Merkel devono fare molta attenzione, perché probabilmente Macron è l'ultimo amico di Berlino rimasto a Parigi. Da Telepolis


La questione tedesca è tornata. Ma questa volta a sfidare apertamente l'egemonia tedesca nell'UE non sono i ribelli greci, i britannici stanchi dell'Europa o i nazionalisti polacchi. Questa volta è un francese simpatico e giovane che ritiene fondamentale l'amicizia con la Germania e si trova in piena sintonia con il "trip neo-liberista" della Cancelliera: Emmanuel Macron, l'ottavo presidente della Quinta Repubblica Francese solleva ancora una volta la vecchia questione sul ruolo della Germania in Europa.

Più' precisamente, questa volta le domande sono due: riuscirà Macron a trasformare la Francia in un partner allo stesso livello della Germania spingendo all'estremo le riforme neo-liberiste? E la Germania tornerà a puntare sulla vecchia dialettica franco-tedesca e a cercare compromessi con Macron per far avanzare tutta l'UE? La prima domanda ce la si pone soprattutto a Berlino, la seconda a Parigi e a Bruxelles.

Non si tratta certo di far rivivere il vecchio "direttorio" con il quale Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno guidato l'UE in maniera alquanto discutibile durante l'Eurocrisi. Il motore franco-tedesco è morto e non verrà nemmeno riavviato. Ma è altrettanto obsoleto il modello con il quale Merkel è riuscita a difendere il suo potere dopo l'uscita di scena di Sarkozy. Olanda e Finlandia funzionavano da "junior partner" e insieme alla Gran Bretagna riuscivano a mettere la Francia in minoranza.

Con la Brexit la Germania perderà il partner piu' importante per attuare politiche neo-liberiste.

Non è stato certo un caso è non è accaduto per un'emergenza, come a Berlino invece si vorrebbe far credere. La Francia del successore socialista di Sarkozy, Francois Hollande, non è stata esclusa all'improvviso. La crisi politica ed economica a Parigi non è mai stata cosi' forte da permettere a Berlino di ignorare completamente il vicino. Merkel e il suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble hanno deliberatamente estromesso la Francia con l'obiettivo di imporre il loro corso politico all'interno dell'UE.

Dopo Brexit tuttavia non potrà continuare allo stesso modo. Con l'uscita della Gran Bretagna la Germania perderà il partner piu' importante per una politica neo-liberista, mentre la Francia guadagna peso relativo in Europa. Con Macron entra al Palazzo dell'Eliseo un uomo che non puo' essere etichettato come un presidente "Lame Duck" o come un socialista di sinistra sempre pronto alla rissa. Ciò rende la situazione per Merkel e Schäuble ancora piu' complessa.

Macron rilancia proposte vecchie e conosciute

Anche per Macron l'inizio non sarà facile. Egli stesso dovrà liberarsi dall'abbraccio troppo stretto della Cancelliera per non essere considerato una marionetta di Merkel. Per poter mettere in pratica i suoi progetti dovrà poi conquistare una maggioranza all'Assemblea Nazionale. E sulle questioni di politica europea devrà uscire da una posizione difensiva. Sotto Hollande la Francia aveva solo reagito, e mai agito.

Ora deve cambiare tutto. Macron potrà riprendere le vecchie posizioni di Hollande, che egli stesso come Ministro dell'Economia aveva contribuito a sviluppare. L'offensiva dovrebbe iniziare con dei congressi fondativi da tenersi in tutti i paesi UE. Potrebbero fertilizzare il dibattito in corso sul futuro dell'UE e dare ai cittadini una voce. In una seconda fase Macron vorrebbe promuovere una riforma dell'Eurozona. Un bilancio unico, un Ministro delle Finanze unico ed un Parlamento dell'Eurozona. Propone anche degli Eurobond, ma in maniera alquanto vaga.

Non si tratta tuttavia di rivendicazioni rivoluzionarie, al contrario. Macron riprende proposte ben note alle istituzioni europee, proposte che erano incluse nel cosiddetto "Rapporto dei 5 presidenti" per una "unione monetaria completa". Questo rapporto era stato redatto fra gli altri dal Presidente della BCE Mario Draghi, dall'ex Presidente del Parlamento Martin Schulz (SPD) e dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Dovrebbe far ripartire tutte quelle riforme che durante l'Eurocrisi erano state lasciate a metà e che restano necessarie per scongiurare nuovi shock.

La Germania di Merkel dice Nein

La Germania dice Nein. Già un anno fà Merkel aveva fatto in modo che il "Rapporto dei 5 presidenti" non entrasse come previsto nel processo legislativo dell'UE, ma finisse direttamente nel cestino. Oggi le proposte di Macron vengono rappresentate come se arrivassero da un paese dei balocchi socialista oppure come se fossero del tutto irrealistiche. I piani non avrebbero una maggioranza e possono essere attuati solo con modifiche ai trattati che nessuno vuole, almeno cosi' si sosteneva in maniera difensiva a Berlino.

Tutto ciò' è falso. Dietro ai piani di Macron c'è tutta Bruxelles, il Parlamento europeo vorrebbe addirittura andare molto piu' in là. E' dalla Brexit che chiede una rifondazione dell'UE e naturalmente anche una riforma dell'Eurozona. Non è Macron ad essere isolato ma Merkel, che si nasconde dietro argomenti giuridici fasulli.

La seconda linea difensiva tedesca è ancora piu' ridicola: Macron dovrebbe prima di tutto fare i suoi "compiti a casa" e avviare le riforme strutturali, prima di poter discutere alla pari con Merkel. In altre parole: senza un'Agenda 2010 francese ed un budget pubblico vicino al pareggio di bilancio non se ne parla proprio. Questo argomento è alquanto fallace. Perché da un lato Macron è proprio l'uomo che si è battuto per quelle riforme cosi' controverse. Con la legge Macron, una riforma del mercato del lavoro, nel 2016 ha scatenato una rivolta in Francia. Dall'altro lato anche la Germania non ha fatto i propri "compiti a casa", come gli esorbitanti e incontrollabili avanzi commerciali testimoniano. Recentemente è stato segnato un nuovo record storico. 

Se si dovesse aspettare fino a quando la Francia non ha azzerato il suo deficit di bilancio e la Germania non ha ridotto il suo avanzo con l'estero, allora nei prossimi anni non si potrebbe avviare nessuna politica europea comune.

Le riserve ufficiali di Berlino non dovrebbero essere prese come oro colato. Alla fine per Merkel e Schäuble si tratta piu' che altro di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania all'intero dell'UE e la tanto contrastata "europa tedesca" (Ulrich Beck).

Che ora ci si schieri non solo contro i politici europei di Bruxelles, ma anche contro l'ultimo amico di Berlino a Parigi, non sembra disturbare i seguaci e i consiglieri di Merkel. Con una buona dose di "Merkeliavellismo" (Beck) stanno cercando di mettere l'uno contro l'altro, Macron, Juncker, la Francia e l'UE.

Ma se la Francia fallisce, fallisce l'Europa. E questo dovrebbe essere chiaro a tutti dopo le elezioni presidenziali, anche a Berlino. La crisi ancora in corso, durante la quale la Germania ha guidato l'Europa non è finita con l'elezione di Macron. Al contrario: ha raggiunto anche i rapporti franco-tedeschi e rischia di scuotere le fondamenta stesse della costruzione europea. Dietro la crisi francese si nasconde la questione tedesca - ancora una volta. 

domenica 14 maggio 2017

Der Spiegel intervista Schäuble

Il Ministro delle Finanze tedesco Schäuble dopo l'elezione di Macron è molto attivo con la stampa e rilascia un'importante intervista a Der Spiegel.  La sua posizione è sostanzialmente immutata: a parte una timida apertura verso un piano di investimenti europeo, ritiene che i paesi in crisi devono prima di tutto fare i soliti compiti a casa, poi, forse, si potrà parlare anche di solidarietà. Sul tema degli avanzi commerciali non arretra di un centimetro: non è colpa del governo se i prodotti tedeschi sono cosi' richiesti. Da Der Spiegel


Spiegel: Sig. Ministro, il nuovo presidente francese Emmanuel Macron la prossima settimana visiterà Berlino per presentare i suoi piani per il rilancio delle relazioni franco-tedesche. Il governo federale ha trovato un potente alleato in Europa oppure un avversario?

Schäuble: Macron vuole un'Europa piu' forte, esattamente come la Cancelliera e me. Il nuovo presidente mi ha molto colpito quando dopo la vittoria è salito sul palco del Louvre accompagnato dall'inno europeo. E' un simbolo molto potente. Chiaro: Macron è un nostro alleato

Spiegel: Macron tuttavia vorrebbe anche un cambiamento dell'UE e della Germania. Prima di tutto chiede che il governo tedesco metta a disposizione piu' risorse per l'Europa. Cercherà di andargli incontro?

Schäuble: in primo luogo Macron vuole dei cambiamenti in Francia, e noi lo sosteniamo in questo sforzo. Macron ha mostrato coraggio, nella misura in cui ha fatto una campagna elettorale pro-riforme e pro-europea, contro l'opinione della maggioranza del partito socialista. Ora Macron deve cercare di ottenere una maggioranza parlamentare per i suoi piani di riforma del mercato del lavoro. Noi tutti ci auspichiamo che riesca a farlo.

Spiegel: per il leader della SPD Martin Schulz non bastano gli auguri amichevoli. Chiede un sostegno più' aperto per Macron, mentre la Cancelliera si è espressa in maniera alquanto tiepida nei suoi confronti. Non vede nessuna necessità, cosi' ha detto, di modificare la sua politica dopo l'elezione di Macron.

Schäuble: se vogliamo fare un'Europa piu' forte, ogni paese deve prima di tutto pensare a rafforzarsi. Vale per l'Italia e per la Francia, vale anche per la Germania. E poi possiamo parlare in Europa anche di come migliorare il funzionamento della nostra comunità. E' l'ordine corretto. Inoltre non si deve cercare di cooptare un presidente francese solo per una evidente manovra elettorale. In questo modo non si sta facendo un favore alle relazioni franco-tedesche. La Cancelliera ha dato la risposta giusta, caratterizzata da rispetto e prudenza.

Spiegel: il vice-Cancelliere Sigmar Gabriel l'accusa di essere troppo tiepido nei confronti di un piano europeo di investimenti.

Schäuble: il nuovo Ministro degli Esteri apparentemente ha più' idee ora per lo stimolo della domanda attraverso gli investimenti di quante non ne avesse quando era Ministro dell'Economia. In quella posizione non ha certo fatto passi avanti sul tema. Se ci sono possibilità concrete di rafforzare gli investimenti, non saremo certo noi a farle fallire. Macron ha sicuramente ragione: agire di piu', parlare di meno.

Spiegel: Macron ha parlato spesso anche degli avanzi delle partite correnti tedesche. Li considera "insostenibili" e come il presidente americano Trump, o il FMI chiede che vengano ridotti. Alla fine cederà alle pressioni?

Schäuble: io chiederò' a Macron, come al FMI, che cosa devo fare esattamente. Il FMI chiede da  tempo un aumento degli investimenti pubblici. Nel frattempo abbiamo fatto cosi' tanto per gli investimenti che non siamo in grado di spendere i nostri soldi.

Spiegel: allora tutti si agitano inutilmente

Schäuble: è vero che l'avanzo delle partite correnti tedesche, con oltre 8 punti di PIL di surplus è troppo alto. Nei prossimi anni probabilmente scenderà, cosi' pare, ed è anche un bene che accada. Chi ci critica dovrebbe tuttavia anche chiedersi quali sono i veri motivi della forza delle nostre esportazioni.

Spiegel: prosegua pure

Schäuble: il surplus non ha cause politiche. E' da ricondurre all'elevata competitività dell'economia tedesca, ma anche al fatto che siamo parte di una unione monetaria. Il presidente della BCE ha scelto una politica dei bassi tassi di interesse e per questa scelta ha ottenuto un forte consenso internazionale, dal FMI fino a Macron. In questo modo anche il corso dell'Euro è sceso, fatto che rende i prodotti tedeschi ancora piu' economici sui mercati mondiali e quindi piu' attraenti. Se non ci fosse l'Euro, gli avanzi esteri tedeschi sarebbero probabilmente solo la metà di quello che sono oggi.

Spiegel: vuol dire che la colpa è degli altri. E che il governo tedesco non puo' fare nulla.

Schäuble: no, pero' vale la pena cercare le vere cause. Per limitare gli avanzi commerciali in Germania si potrebbero ad esempio ridurre le tasse. Chi è contrario? La SPD. Potremmo mobilitare ad esempio anche piu' investimenti privati per la costruzione di infrastrutture pubbliche, come ad esempio le autostrade. Ma anche su questo tema i socialdemocratici non sono d'accordo, sebbene continuino a lamentarsi degli avanzi commerciali, come fanno in molti all'estero. Inoltre, come conseguenza della buona situazione economica abbiamo avuto dei significativi aumenti salariali, aumenti delle pensioni e un mercato del lavoro forte.

Spiegel: Macron chiede tuttavia che la Germania indirizzi una parte del suo surplus verso il sud-Europa. La Germania dovrebbe riconoscere che l'Europa e la moneta unica non possono fare a meno di una unione di trasferimento. Ha ragione?

Schäuble: non è possibile costruire una comunità di stati con una diversa forza senza una qualche forma di compensazione. Questo è facilmente individuabile ad esempio nel bilancio UE oppure nei programmi di salvataggio. Per questo in Europa ci sono contribuenti netti e beneficiari netti. Una comunità non può' esistere se i più' forti non garantiscono anche per i piu' deboli. Quanto ampi debbano essere i trasferimenti e quando debba essere redistribuito, in una democrazia a deciderlo deve essere chi detiene la sovranità.

Spiegel: il nuovo presidente per questa ragione vorrebbe rafforzare le istituzioni europee e ad esempio introdurre un nuovo Ministro delle Finanze europeo. Che cosa ne pensa?

Schäuble: molto bene, alla fine è un tema che anche io ho introdotto nel dibattito. Ma un Ministro delle Finanze deve avere anche i poteri di un Ministro delle Finanze. Altrimenti la cosa non ha alcun senso

Spiegel: a quali poteri si riferisce?

Schäuble: deve disporre ad esempio di un proprio bilancio; ne ha parlato una volta anche la Cancelliera. E poi naturalmente deve essere in grado di far rispettare le regole di bilancio europee. Solo che per un cambiamento di tale portata c'è bisogno di una modifica dei trattati europei. Non sono in molti in Europa a ritenerlo realistico. 

Spiegel: cosa puo' fare allora l'Europa per andare avanti con l'integrazione?

Schäuble: io sono per fare ogni passo realistico verso iniziative europee comuni. Dobbiamo trasformare il programma di investimenti in un successo, realizzare l'unione energetica e digitale e far avanzare l'unione della difesa

Spiegel: c'è anche la proposta di realizzare un fondo europeo per il riarmo

Schäuble: io sono a favore. Allora bisogna anche essere pronti a pianificare e a portare avanti i corrispondenti programmi di approvvigionamento. Penso anche ad un ulteriore sviluppo  dell'ESM che abbiamo creato per gestire i paesi in crisi.

Spiegel: se la Francia anche in futuro dovesse superare i requisiti previsti dal patto di stabilità, lei sarà generoso?

Schäuble: prima di tutto io credo che il nuovo presidente francese manterrà le sue promesse riducendo il deficit e l'indebitamento. La Francia puo' farcela, non è poi cosi' lontana dalla soglia del 3%.

Spiegel: e se non accadesse?

Schäuble: non è un mio compito essere generoso. L'interpretazione delle regole di bilancio è un compito della Commissione. Vigila sul patto di stabilità e ha su questo una certa discrezionalità, che in passato è sempre stata utilizzata.

Spiegel: e su questo tema lei ha spesso criticato le autorità di Bruxelles

Schäuble: Cosa glielo fa pensare? Il governo federale, ma anche io, non abbiamo mai criticato le raccomandazioni della Commissione, come ad esempio la valutazione dei deficit francesi.

Spiegel: tuttavia in tutta Europa lei viene considerato il responsabile dell'austerità. Vuole forse negare che lei in questi anni ha sempre insistito sul rispetto delle regole di bilancio europeee?

Schäuble: i trattati si sottoscrivono per essere poi rispettati. Se noi facciamo promesse e accordi che poi non manteniamo, rafforziamo solo l'Euroscetticismo.

Spiegel: sembra che lei voglia essere il Ministro delle Finanze anche nella prossima legislatura, per poter negoziare con la Francia le riforme dell'unione monetaria.

Schäuble: Macron negozierà con la Cancelliera, non con il Ministro delle Finanze. E per quanto mi riguarda: io faro' di tutto, affinché Angela Merkel resti Cancelliera.

Spiegel: Herr Schäuble, la ringraziamo per questa intervista.


Intervista a Thomas Mayer sulla moneta unica

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank e commentatore sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten (DWN) dà la sua versione sullo stato della moneta unica: l'Euro nella sua forma attuale non ha nessuna possibilità di sopravvivere e l'Italia è il vero caso problematico dell'unione monetaria. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de


DWN: Secondo lei qual'è lo stato dell'unione monetaria?

Mayer: Purtroppo non buono. Con le promessa di fare tutto cio' che sarà necessario per salvare l'Euro, il presidente della BCE Draghi è riuscito a calmare la crisi, ma solo in superficie. La crisi tuttavia continua a covare sotto la cenere. Sicuramente Spagna e Irlanda stanno facendo bene, ma il Portogallo resta un caso problematico e i programmi di aggiustamento per la Grecia sono falliti. Il caso peggiore tuttavia è l'Italia che si è trasformata in un problema quasi insormontabile per l'unione monetaria.

DWN: quali sono i problemi specifici dell'Italia?

Mayer: l'Italia non ha imparato a convivere con la moneta unica. In passato la Lira veniva svalutata regolarmente, per ripristinare la competitività perduta attraverso un'inflazione piu' alta. Dall'introduzione dell'Euro una tale svalutazione non è piu' possibile. Le conseguenze della perdita di competitività sono un'economia stagnante, un debito pubblico sempre crescente e le banche in difficoltà. Oggi il PIL reale italiano pro-capite è sempre al livello del 1998, l'indebitamento pubblico superiore di 20 punti percentuali di PIL e i crediti in sofferenza delle banche sono quasi il 18% dei prestiti totali.

DWN: la BCE puo' risolvere i problemi di competitività del sud-Europa attraverso l'acquisto di obbligazioni pubbliche e con i bassi tassi di interesse?

Mayer: no, ufficialmente l'acquisto di obbligazioni serve ad allentare la politica monetaria, con l'obiettivo di portare l'inflazione al 2%. Di fatto pero' l'acquisto assicura ai paesi con un basso rating l'accesso al mercato dei capitai. Gli ottimisti pensano che in questo modo si puo' dare ai governi il tempo necessario per fare le riforme. Se si guarda all'Italia si vede chiaramente che sta accadendo esattamente il contrario. Le riforme vengono posticipate mentre cresce la dipendenza dal sostegno della BCE.

DWN: quali sono le conseguenze di lungo periodo di queste politiche?

Mayer: l'unione monetaria si sta lentamente trasformando in una unione di trasferimento e in una comunità fondata sull'inflazione. Ai tedeschi era stato promesso che l'Euro sarebbe stato forte come il D-Mark. In verità si sta sviluppando come il successore della Lira italiana.

DWN: questo vuol dire che l'esplosione dei saldi Target è un vero problema oppure si tratta solo di un sistema di contabilità insignificante per l'economia reale?

Mayer: la BCE sostiene che il rapido aumento dei saldi Target è solo di natura tecnica. Gli investitori che ad esempio vendono titoli di stato italiani preferirebbero lasciare il denaro ricevuto, ad esempio, sui conti tedeschi. Le obbligazioni passano nelle mani di Banca d'Italia e in questo modo si crea un debito dell'Italia nei confronti del sistema Target. Se si trattasse solo di una questione tecnica allora i saldi target negativi non dovrebbero concentrarsi unicamente nei paesi finanziariamente sotto pressione. Pero' sta accadendo esattamente questo. Bundesbank a fine gennaio aveva un saldo positivo di circa 800 miliardi di euro. Si tratta di un gigantesco trasferimento dei rischi dagli investitori in titoli pubblici verso il contribuente tedesco.

DWN: pensa sia possibile bloccare una crescita ulteriore dei saldi Target?

Mayer: il problema è che il sistema Target è stato concepito senza un obbligo di compensazione degli squilibri. Si differenzia fondamentalmente dal sistema dei trasferimenti della FED americana, inizialmente servito come modello. Nel sistema della FED gli stati devono compensare gli squilibri con dei regolari trasferimenti in conto capitale. Per fermare l'esplosione dei saldi Target la Bundesbank dovrebbe bloccare la sua partecipazione al sistema attuale e gestire i nuovi pagamenti solo attraverso un nuovo sistema in cui gli squilibri vengono compensati dai trasferimenti in conto capitale, ad esempio utilizzando le riserve d'oro.

DWN: una ulteriore crescita dei saldi Target puo' rendere il governo tedesco ricattabile?

Mayer: maggiori sono gli squilibri, maggiori saranno i rischi per il contribuente tedesco nel momento in cui un paese con un debito target elevato esce dall'unione monetaria. Presto dovremo essere grati agli italiani solo per il fatto di voler restare nell'unione monetaria. No, seriamente. Lasciarsi ricattare dai paesi con saldi Target negativi sarebbe la cosa piu' stupida che possiamo fare.

DWN: considerando gli squilibri interni, pensa che l'Euro sia in grado di sopravvivere? Quale prezzo deve pagare la Germania per garantirne la sopravvivenza?

Mayer: nella sua forma attuale non considero l'Euro in grado di sopravvivere. Quanto piu' a lungo restiamo attaccati a questo modello, tanto piu' alti saranno i trasferimenti che il contribuente tedesco dovrà pagare agli altri paesi della zona Euro.

DWN: il denaro utilizzato, sia in maniera diretta che indiretta, per il salvataggio dell'Euro, impegna risorse che potrebbero essere necessarie ad esempio nelle infrastrutture oppure nell'educazione?

Mayer: provi ad immaginare la Bundesbank che crea un fondo sovrano tedesco, con una dotazione di 800 miliardi di Euro di risparmi tedeschi investiti in una sola classe di investimenti (principalmente banche europee del sud) a tasso zero (la remunerazione dei saldi Target attuale). Sarebbe il peggior fondo sovrano di tutti i tempi. Il fondo sovrano norvegese ha una grandezza simile e dalla sua fondazione ha ottenuto un rendimento del 5.5 % annuo. Se avessimo investito il nostro patrimonio estero impegnato nel sistema Target come hanno fatto i norvegesi avremmo 44 miliardi di euro di redditi aggiuntivi ogni anno.

DWN: quali sono le conseguenze di lungo periodo di un Euro debole e di una messa in comune del debito sulla competitività dell'UE nel suo complesso, con riferimento alle altre economie come gli Stati Uniti e la Cina.

Mayer: io credo che l'Eurozona stia diventando una grande Italia: poca crescita, moneta debole, inflazione crescente, competitività in declino e instabilità politica. Perché? Anche l'Italia è una zona economica molto eterogena che ha sempre avuto problemi con una moneta unica. Basta guardare all'Italia per vedere in quale direzione sta andando l'unione monetaria.

DWN: è possibile riformare la moneta unica, e se si', come e a quali condizioni?

Mayer: bisogna tornare alle concezioni alternative precedenti alla creazione della moneta unica, come ad esempio una moneta parallela europea, regionale oppure nazionale. Il concetto di moneta unica ha fallito. Forse potrebbe funzionare con una moneta comune da utilizzare su base volontaria, quando e come si vuole.

DWN: quanto tempo ha ancora la politica per affrontare i problemi derivanti dalla costruzione dell'Euro?

Mayer: il tempo passa, perchè l'insoddisfazione degli elettori per la moneta unica è in costante aumento. Presumibilmente quest'anno la sig.ra Le Pen non sarà eletta presidente francese e Beppe Grillo non diventerà primo ministro. Ma il tempo lavora per loro. Chi lo sa, magari nel 2021 discuteremo delle chance di Frauke Petry di diventare Cancelliere tedesco.

DWN: in passato non c'era forse la possibilità di raggiungere questo obiettivo pagando un prezzo inferiore dal punto di vista economico e politico?

Mayer: i requisiti di integrazione richiesti dalla moneta unica andavano semplicemente oltre la volontà di integrazione dei popoli europei. Per una lunga fase le elite hanno trascinato i loro elettori verso una maggiore integrazione. Ora gli elettori si stanno ribellando. Progetti di integrazione piu' modesti con requisiti di integrazione inferiori, come ad esempio il mercato comune, hanno avuto molto piu' successo. Per l'Euro significa che sarebbe stato meglio se fosse stato concepito come moneta comune invece che come moneta unica. In quel caso sarebbe stato il mercato a definire la sua capacità di affemarsi.

DWN: è pensabile che i problemi derivanti dall'Euro prima o poi si possano risolvere da soli se in futuro una Cancelliera Merkel o un Cancelliere Schulz continueranno a stare a guardare?

Mayer: no, in questo caso stare a guardare serve solo a peggiorare le cose. Ma io mi aspetto che né una Cancelliera Merkel né un Cancelliere Schulz possano trovare il coraggio di scongiurare il crollo dell'Euro attraverso una ricostruzione tempestiva.

DWN: nella sua forma attuale l'Euro è un pericolo per la sopravvivenza dell'UE?

Mayer: sicuramente, l'UE è stata promossa con l'obiettivo di assicurare la pace, la libertà, la democrazia e lo stato di diritto in Europa. L'Euro dovrebbe essere un mezzo per raggiungere lo stesso obiettivo. Da strumento l'Euro si è trasformato invece in qualcosa di fine a se stesso. Per mantenere l'Euro bisogna necessariamente prendere in considerazione la possibilità che in Europa possano esserci forti tensioni, che la libertà e la democrazia possano essere limitate dalle regole dei burocrati e che lo stato di diritto sia messo in dubbio dalla continua violazione delle regole. Dovremo rispondere di questo ai nostri figli e ai nostri nipoti.