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domenica 4 ottobre 2020

Daniel Stelter - La situazione di Berlino è un avvertimento per chi in Europa sogna una unione di trasferimento con i soldi tedeschi

"Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell'Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all'anno verso il paradiso socialista di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri stati dell'eurozona supera di gran lunga le nostre capacità", scrive il grande economista tedesco Daniel Stelter. Se i tedeschi del sud e dell'ovest non ne vogliono sapere di pagare per i loro fratelli brandeburghesi che reputano fannulloni e spreconi, perché dovrebbero avere cosi' tanta voglia di finanziare i disoccupati francesi, italiani o spagnoli? Ne scrive Daniel Stelter su Focus.de



Quello che già si sospettava da tempo ora è ufficiale: il presunto trasferimento una-tantum di 750 miliardi di euro nell'ambito del "Recovery fund" europeo e l'emissione di debito comune a livello dell'UE non saranno una tantum, ma sono destinati a diventare strumenti permanenti. Almeno questo è ciò che il ministro delle Finanze Olaf Scholz vorrebbe fare, anche se per mestiere si suppone che prima dovrebbe occuparsi dei contribuenti tedeschi.

Ma non sembra essere ancora abbastanza. Non solo i miliardi di euro di trasferimenti dovranno diventare uno strumento permanente, ma anche l'autonomia degli Stati in termini di utilizzo dei fondi non potrà venire meno. La ragione, ripetuta piu' volte anche nel nostro paese, è la seguente: la Baviera (6,7 miliardi), il Baden-Württemberg (2,4 miliardi) e l'Assia (1,9 miliardi) in qualità di contributori netti al programma di perequazione fiscale statale non avrebbero voce in capitolo su come Berlino - di gran lunga il maggiore beneficiario - gestisce i circa 4,3 miliardi di euro che riceve dagli altri Laender. E quindi non dovrebbe farlo nemmeno la Germania quando si tratta dell'Italia. 


Il caso di Berlino ci mostra quotidianamente quanto sia sbagliato il sistema di perequazione fiscale fra i Länder - anche dopo la sua riorganizzazione entrata in vigore quest'anno - e quanto sarebbe fatale ripetere lo stesso errore a livello europeo.


La perequazione fiscale fra i Länder è un avvertimento

L'osservatore ingenuo potrebbe supporre che nel corso degli anni i trasferimenti siano serviti a compensare e superare le differenze economiche, cioè a promuovere lo sviluppo nelle regioni più povere, in modo tale che queste in futuro non abbiano più bisogno di ricevere denaro dalle altre regioni.

In realtà accade tutt'altro. Un esempio da Berlino:

- la nascita di un centro per l'innovazione di Google a Berlino è stata impedita dalle proteste dei cittadini, che temevano i nuovi posti di lavoro ben remunerati e quindi un aumento degli affitti. Non hanno voluto nemmeno Amazon. Anche se alcuni posti di lavoro sono rimasti in città, la vera vincitrice alla fine è stata Monaco di Baviera. In questo modo a Berlino si sono almeno assicurati i futuri trasferimenti di denaro da parte della Baviera.

- per anni sono stati spesi milioni di euro per acquistare appartamenti già costruiti. Il politico dei Verdi Florian Schmidt è stato particolarmente attivo in questo settore, avvalendosi anche del suo diritto di prelazione, senza peraltro potersi sempre assicurare un finanziamento. La procura sta indagando sullo spreco di denaro pubblico. Il fatto che questa procedura non abbia creato ulteriore spazio abitativo, ma sia stato il più costoso sussidio mai concepito per l'edilizia abitativa, è irrilevante. Il punto è stato quello di garantire degli affitti sempre piu' bassi a chi ha già un appartamento - vale a dire la propria clientela elettorale.

- la costruzione di nuovi appartamenti, invece, viene bloccata ogni volta che ciò è possibile. Anche se la città ha molti spazi liberi, i problemi e le lungaggini per ottenere i permessi di costruzione sono leggendari. Sulla scia della crisi causata dalla pandemia, la situazione è peggiorata ulteriormente. A Berlino Mitte, ad esempio, solo un terzo delle nuove richieste di costruzione sono state elaborate.

- come sempre, quando la domanda sale più velocemente dell'offerta, aumentano anche i prezzi, in questo caso gli affitti. Per evitare che ciò accada, il Senato di Berlino ha indicato un tetto massimo per gli affitti che non solo impedisce ogni aumento, ma obbliga anche i proprietari a ridurre gli affitti. Anche se non è certo che questa legge sarà presentata alla Corte costituzionale federale, sta già avendo l'effetto sperato: si è ridotta l'offerta di appartamenti in affitto, mentre le nuove costruzioni e le modernizzazioni sono crollate.

- anche se i politici da anni postulano una "svolta verde del traffico", la nuova costruzione di piste ciclabili procede con estrema lentezza. Ecco perché poi si è ripiegato sull'idea di installare le cosiddette "piste ciclabili a scomparsa", lontano da qualsiasi procedura di omologazione, principalmente attraverso delle strisce colorate sulla strada. L'idea di dichiarare semplicemente queste piste come "permanenti" è stata poi ripresa dai tribunali.

- anche l'istruzione a Berlino è molto importante - almeno ogni cinque anni sui manifesti elettorali. Non solo Berlino ha preso il posto di Brema, che per anni è stata in fondo alla classifica sulla qualità dell'istruzione scolastica, ma nella capitale manca anche l'attrezzatura tecnica. Non solo piove in molte scuole, ma anche il collegamento a banda larga delle 700 scuole pubbliche di istruzione generale non è stato ancora messo in funzione. In base alla velocità con la quale fino ad ora le scuole della città sono state collegate alla banda larga, si può supporre che l'ultima scuola di Berlino sarà collegata nel 2040.

- e i cittadini non possono neanche aspettarsi di avere dei servizi pubblici all'altezza: nella capitale tedesca ci vogliono settimane o mesi per immatricolare un'auto o richiedere una nuova carta d'identità. All'inizio della crisi pandemica, circa il 15 % dei posti di lavoro della pubblica amministrazione erano stati digitalizzati, e ora dovrebbero crescere ancora. Sarebbe anche possibile aumentare il personale, ma i 200 nuovi posti di lavoro saranno creati per monitorare il tetto massimo agli affitti (Mietendeckel).

- sarà inoltre realizzata una "Guida alla diversità" di 44 pagine, e se i dipendenti del servizio pubblico dovessero trovare un po' di tempo per i cittadini, questa farà in modo che possano rivolgersi a loro in una maniera appropriata al genere.

L'elenco potrebbe continuare: dalle zone della città fuori dal controllo della legge - Rigaer Strasse, Görlitzer Park - agli alberghi per i senza tetto i cui residenti guidano auto costose e ottengono benefici sociali truffando lo stato, fino alla debacle dell'aeroporto BER. È confortante sapere che il sindaco Müller, ancora in carica, arrivi ad immaginare per il 2036 una Olimpiade in città.

Nulla fa pensare che i politici di Berlino intendano promuovere economicamente la città. Il fatto che il PIL pro-capite della capitale per la prima volta nel 2019 sia stato al di sopra della media nazionale non è stato grazie al Senato di Berlino, ma nonostante il Senato - il turismo e le start-up hanno aiutato.

I politici di Berlino contano sul fatto che il capitalismo e l'economia al di fuori della città continuino a funzionare, in modo da poter finanziare ancora a lungo termine il paradiso socialista di Berlino. Liberamente basato sul famoso motto di Margaret Thatcher, secondo cui il socialismo funziona finché non si esaurisce il denaro degli altri.

E se i soldi finiscono?

Fino a quando la Baviera non minaccierà seriamente di lasciare la Repubblica Federale, si può ipotizzare che la redistribuzione all'interno della Germania continuerà a finanziare i sogni di rifornimento a ciclo continuo dei rosso-verdi e i programmi politici fortemente ideologizzati della capitale. Ad esempio, il senatore agli Interni di Berlino Geisel - noto in tutta la Germania per la sua interessante interpretazione della libertà di manifestare - recentemente si è recato in Grecia per negoziare la ricollocazione dei rifugiati di Moria. Alla domanda postagli dalla radio pubblica Deutschlandfunk se ciò non rappresenti un peso eccessivo per una città a corto di denaro, egli ha risposto fiducioso che la città negli ultimi anni ha già "integrato con successo" oltre 100.000 persone. Un'affermazione che, data l'oggettiva mancanza di alloggi, il degrado delle scuole e i problemi di sicurezza interna, può essere descritta solo come propaganda.

Ma la questione clou è davvero un'altra: i costi per l'accoglienza dei rifugiati sono in gran parte a carico del governo federale e non dei Länder. Si tratta di un gesto umanitario pagato dagli altri. La crescita della popolazione, inoltre, per Berlino è una leva importante che permetterà alla città di ottenere più soldi dai fondi federali. Più saranno le persone accolte da Berlino, maggiori saranno i pagamenti che ci si potranno aspettare. Si ricordano ancora i tempi in cui il Senato di Berlino pagava agli studenti un premio finanziario per trasferire la loro residenza principale a Berlino.

Un comportamento razionale, perché alla fine porta maggiori entrate per le casse comunali. Ci si dovrebbe tuttavia augurare che la città cerchi di ottenere un maggiore successo economico.

...

L'Italia non è come Berlino

Torniamo alla zona euro. Nessuno Stato membro è governato male come Berlino. Anche l'Italia, se paragonata a Berlino, è una comunità ben funzionante con una economia forte. La Lombardia è da molti anni una delle regioni economiche più forti d'Europa. Tuttavia, l'Italia, la Spagna e la Francia si trovano in una spirale discendente fatta di aumento del debito e di diminuzione della competitività. Alla luce dei risultati ottenuti con il programma tedesco per la perequazione fiscale, sembrerebbe più che ridicolo cercare di risolvere i problemi aumentando i trasferimenti dalla Germania.

Se questi fondi venissero utilizzati per aumentare la forza economica e riformare il mercato del lavoro, ciò sarebbe perfettamente giustificabile. Ma non sarà questo il caso. Se Berlino utilizza i soldi della perequazione fiscale per l'acquisto di alloggi già esistenti, il governo di Roma, invece, sta già pianificando maggiori benefici sociali. Entrambi i provvedimenti potranno essere molto popolari tra gli elettori, ma funzionano solo finché si trova qualcuno disposto a pagare.

I piani per l'eurozona vanno contro ogni logica

Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell'Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all'anno verso il paradiso socialista di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri stati dell'eurozona supera di gran lunga le nostre capacità. Soprattutto in considerazione del disastro che stiamo causando con una politica climatica sbagliata. Per dirla senza mezzi termini: dobbiamo agire contro il cambiamento climatico, ma non con obiettivi da economia pianificata, e ricorrendo ad un prezzo per la CO2 che garantisce l'applicazione dei principi di efficienza ed efficacia anche ad un tema così importante.

Cercare di affermare a livello di eurozona un costrutto molto più grande, già ampiamente fallito N volte, contraddice qualsiasi logica. I trasferimenti in teoria dovrebbero servire a ridurre le differenze tra i vari paesi. Nella pratica portano all'opposto: l'illusione dei paesi beneficiari di non dipendere da uno sviluppo autonomo delle risorse necessarie.


sabato 20 giugno 2020

I media mainstream tacciono mentre il Bundestag approva l'europeizzazione della cassa integrazione tedesca

"Se gli italiani, che sono mediamente più ricchi, si permettono uno Stato povero, è perfettamente legittimo ed è un loro diritto, ma non hanno il diritto di ricevere prestazioni che non hanno finanziato. E i tedeschi, che invece sono più poveri, e si possono permettere uno Stato piu' ricco, non sono obbligati a pagare due volte", scrive il grande intellettuale e pubblicista tedesco Klaus-Rüdiger Mai in riferimento alla recente approvazione da parte del Bundestag della legge per il finanziamento del SURE, il piano per una cassa integrazione europea. Per Klaus-Rüdiger Mai il silenzio dei media mainstream sull'argomento è molto grave ed è un segnale di complicità. Klaus-Rüdiger Mai da Tichys Einblick.


Anche se fino ad ora è stata poco commentata dai media, tra mercoledì e giovedì è stata spianata la strada per l'europeizzazione del sistema tedesco di assicurazione contro la disoccupazione. La crisi causata dal Coronavirus sarà usata come un pretesto per privare dei loro diritti i contribuenti e i lavoratori tedeschi coperti da un'assicurazione sociale, per togliere poteri al Bundestag e per superare gli ultimi ostacoli che impediscono di finanziare gli Stati lungo la strada che porta alla messa in comune dei debiti.

Già approvata dal Bundesrat, mercoledi al Bundestag c'è stata la prima lettura della legge sulla garanzia SURE, dopo di che il progetto passerà alle commissioni. Non ci si aspetta tuttavia una discussione più approfondita e responsabile da parte dei parlamentari membri delle commissioni, dato che la seconda e la terza lettura nonché l'approvazione del disegno di legge sono già state fissate per venerdì. Coerentemente con la grande trasformazione annunciata da Angela Merkel al World Economic Forum di Davos, questa legge rappresenta un ingresso massiccio nella sfera dei diritti fondamentali dei lavoratori, nella loro sicurezza sociale e in quella delle loro famiglie.

La legge sulla garanzia SURE consente all'UE di contrarre prestiti fino a 100 miliardi di euro sui mercati finanziari per pagare la cassa integrazione nei diversi Stati membri. Questi fondi dovranno essere distribuiti a determinati paesi membri dell'UE sotto forma di prestiti. La legge non specifica le condizioni alle quali questi "prestiti" saranno "concessi", ma stabilisce che per l'emissione del debito è necessaria una garanzia comunitaria di 25 miliardi di euro. Un quarto delle garanzie arriverà dalla Germania per un valore di circa 6.4 miliardi di euro.

"La presente legge autorizza il governo federale ad emettere la relativa garanzia". Pienamente nello stile di Merkel, il punto C recita infatti: "Alternative: Nessuna". La legge inoltre non contiene alcuna regolamentazione nel caso alquanto probabile di una inadempienza nel rimborso dei prestiti, le cui condizioni non vengono neppure menzionate; il governo tedesco, infine, considera poco probabile "l'utilizzo da parte della Repubblica Federale delle garanzie emesse". Se il governo federale avesse voluto adempiere all'obbligo di evitare dei danni per i cittadini, avrebbe almeno fatto uno sforzo per prendere in considerazione il livello del debito nazionale degli Stati beneficiari dei "prestiti" che saranno finanziati in misura considerevole dai tedeschi. Immaginate un banchiere che concede un prestito a un cliente già molto indebitato, che poi va a gravare sul conto di un altro cliente, il quale invece ha un rating creditizio migliore perché il cliente è stato più parsimonioso.



Nel testo della legge approvata il governo sostiene che non verranno introdotti nuovi impegni finanziari per i cittadini, che per l'economia non ci saranno ulteriori costi, comprese le piccole e medie imprese, e che non bisogna aspettarsi effetti sul livello dei prezzi. Il governo del bel tempo, in ogni caso, non si aspetta brutte notizie.

Non è un buon segnale per lo stato della democrazia, se i politici non notano nemmeno l'eufemismo "le finanze dell'Unione Europea". Dopotutto, il debito è finanziato principalmente dai contribuenti dei paesi dell'Unione Europea che pagano le tasse. Ma cosa ci si può mai aspettare se anche un leader della SPD con la sua indennità parlamentare pensa di sostenere le piccole e medie imprese, come se invece non fossero proprio le piccole e medie imprese a pagare la maggior parte delle tasse grazie alle quali Saskia Esken può vivere cosi' comodamente.

Ci si chiede allora perché la cassa integrazione debba essere finanziata dall'UE, dato che l'indennità di per sé non è legata alla performance economica dello Stato e non ha nulla a che vedere con la crisi causata dal Coronavirus. L'indennità di cassa integrazione è un sussidio assicurativo creato per prevenire la disoccupazione nelle crisi economiche e per aiutare i lavoratori e i datori di lavoro a superare la crisi.

In Germania, il Kurzarbeitergeld è stato introdotto il 1° gennaio 1957 con l'articolo II della legge che modifica e integra la legge sul collocamento e l'assicurazione contro la disoccupazione del 23 dicembre 1956. Lì si legge chiaramente al paragrafo 130: "L'indennità di cassa integrazione viene concessa ai lavoratori dipendenti soggetti all'assicurazione obbligatoria tramite le casse sociali per l'assicurazione contro la disoccupazione nel settore privato". L'indennità tedesca per il lavoro a tempo ridotto non viene quindi pagata dal bilancio dell'UE, né dai prestiti dell'UE, né dal gettito fiscale tedesco, ma fa parte dell'assicurazione contro la disoccupazione tedesca, in cui versano i loro contributi i dipendenti e i datori di lavoro tedeschi ed è uno dei contributi previdenziali piu' ampi. Se gli italiani, che sono mediamente più ricchi, si permettono uno Stato povero, è perfettamente legittimo ed è un loro diritto, ma non hanno il diritto di ricevere prestazioni che non hanno finanziato. E i tedeschi, che invece sono più poveri, e si possono permettere uno Stato piu' ricco, non sono obbligati a pagare due volte. L'Italia poi, ha già qualcosa di simile allo strumento del Kurzarbeitergeld tedesco (cassa integrazione).

La legge sulle garanzie per il fondo europeo SURE introdurrà un'indennità europea per il lavoro a orario ridotto basata non sul principio dell'assicurazione, ma del credito: prestiti che sostanzialmente sono già garantiti da coloro che pagano imposte e contributi sociali di per sé già troppo elevati, e ai quali la politica dei tassi d'interesse a zero finalizzata al finanziamento degli stati, di fatto sta svalutando i risparmi.

L'introduzione dell'indennità per la cassa integrazione europea avrà una funzione di ponte verso l'avvio di una assicurazione europea contro la disoccupazione, tramite la quale si finirà per europeizzare l'assicurazione tedesca contro la disoccupazione. Il livello delle prestazioni dell'assicurazione contro la disoccupazione tedesca quindi diminuirà, nonostante l'aumento dei contributi versati. L'obiettivo resta comunque quello di introdurre un'assicurazione europea contro la disoccupazione, dato che al momento la situazione è favorevole per ingannare i cittadini tedeschi, tramite una legislazione rapida, che non vogliono nemmeno più  chiamare procedimento, con il pretesto della solidarietà e della crisi causata dal Coronavirus. Il governo finalmente può contare sulla complicità di una larga parte dei media per mantenere il silenzio su questi e altri progetti.

Gli Stati che saranno generosamente foraggiati con questi prestiti, inoltre, non saranno nemmeno obbligati a spendere il denaro esclusivamente per la cassa integrazione, ma potranno utilizzarlo anche per "misure comparabili e misure di sostegno al settore sanitario, soprattutto per la tutela della salute sul luogo di lavoro". E poiché, come tutti noi ben sappiamo, è tutto collegato, non ci sarà alcun limite all'immaginazione quando si parlerà del modo in cui potranno essere spesi questi 100 miliardi di euro. Se si considera poi che Ursula von der Leyen già ora sta parlando di spendere miliardi di euro, si ha come l'impressione che Bruxelles abbia perso il contatto con la realtà e probabilmente ha anche perso la cognizione di quello che sta accadendo. Sul piatto ci sono già 750 miliardi di euro per qualche tipo di obbligazione, un aumento del bilancio dell'UE, che farà salire il contributo tedesco di un altro misero 43%, e qui poi abbiamo un prestito per finanziare una cassa integrazione europea.

L'unica cosa certa è che è già iniziato un nuovo grande party e l'industria finanziaria è già in vena di festeggiare - perché i soldi dei contribuenti tedeschi per loro sono già certi. L'UE sta lavorando al più grande programma di redistribuzione nella storia dell'umanità. E si riserva il diritto di stabilirne le regole.

Secondo quanto riferiscono le cronache, tuttavia, la bozza nel gruppo parlamentare della CDU/CSU resta controversa. Forse alla fine accadrà un miracolo, e ci sarà un numero sufficiente di deputati pronti a difendere gli interessi di chi li ha eletti per rappresentarli.



lunedì 1 giugno 2020

Elsevier Weekblad : "Nemmeno 5 centesimi in più' per l'Europa del sud"

"Sarebbe un'assurdità prendere i soldi degli operosi e produttivi europei del nord per darli agli europei del sud, meno laboriosi e già in prepensionamento" scrive nel suo commento il settimanale olandese Elsevier Weekblad. Basta questa frase per capire che l'unione di trasferimento in Europa sarà una fonte inesauribile di risentimenti, odio e accuse reciproche. Su Tichys Einblick dal tedesco l'articolo dell'olandese Jelte Wiersma.




Olandesi, aiutateci voi. Cosi' ad esempio ha reagito la Frankfurter Allgemeine Zeitung quando Angela Merkel ed Emmanuel Macron il 18 maggio hanno proposto un fondo europeo da 500 miliardi di euro per la ricostruzione. L'Olanda dovrebbe pagare circa 30 miliardi di euro. Il fondo dovrebbe essere un dono incondizionato ai paesi economicamente piu' colpiti dalle restrizioni anti-coronavirus. Si tratta principalmente dei paesi dell'Europa del sud. La proposta della cancelliera tedesca e del presidente francese implica un trasferimento di denaro dal nord al sud-Europa. La Germania così attraverserà il Rubicone. Per la prima volta, infatti, Merkel mostra l'intenzione di trasferire del denaro verso l'Europa del sud

È un fatto alquanto perverso. Perché i dati mostrano che i paesi dell'Europa meridionale non sono affatto poveri e hanno denaro a sufficienza oppure hanno un accesso sufficiente al credito. Potrebbero anche facilmente migliorare la produttività delle loro economie con delle riforme, come del resto hanno già fatto i paesi del nord.

I tedeschi sono meno ricchi dei francesi e degli italiani

Prima di tutto bisogna sgomberare la strada da una serie di favole. I principali paesi dell'Europa meridionale, Francia e Italia, non sono poveri. La banca svizzera Credit Suisse ogni anno calcola il valore dei patrimoni privati in questi paesi. L'analisi dimostra che se il capitale complessivo in Francia viene sommato e diviso per il numero dei residenti adulti, il francese possiede in media 276.121 euro. Per l'italiano, la ricchezza media è di 234.139 euro. Per gli olandesi è di 279.077 euro, per i tedeschi 216.654 euro. I tedeschi in media sono più poveri dei francesi e degli italiani, mentre gli olandesi sono un po 'più ricchi. Anche il debito del Nord Europa non è inferiore rispetto a quello del Sud Europa.

L'attenzione è sempre sul debito pubblico. Tutti conoscono le regole del patto di stabilità e crescita dell'eurozona secondo le quali i paesi possono avere un debito nazionale al massimo del 60%.

Ma poche persone conoscono i suggerimenti della Commissione europea, che per le famiglie indica un debito massimo del 133% del PIL. E nell'Europa del nord il debito privato delle famiglie è molto più elevato. Se si sommano i debiti pubblici e privati ​​dei 27 paesi dell'UE (dati Eurostat 2018), si ottiene un quadro più preciso di quali siano i paesi realmente indebitati.

Gli olandesi hanno dei mega-debiti, i francesi e gli italiani no

La Francia ha un debito pubblico pari al 100 % del PIL, il debito privato ammonta al 148 % del reddito nazionale. Sommati fanno il 248 %. L'Italia ha un debito nazionale del 137 % e un debito privato del 107 %: un totale del 244 %. La Germania ha un debito pubblico del 62,6 %, il debito privato delle famiglie é del 102 %: un totale del 164,6 %. E poi ci sono i Paesi Bassi. Qui il debito pubblico è del 59,4 %, ma il debito privato è del 241,6 %. Fra debito pubblico e privato, nel complesso l'Olanda ha un debito del 301 %.

Mentre la Germania è meno indebitata rispetto ai due principali paesi dell'Europa meridionale, i Paesi Bassi hanno più debito. La Danimarca e la Svezia hanno un debito leggermente inferiore rispetto all'Olanda, ma entrambi i paesi con circa il 250% del PIL sono piu' in alto rispetto a Francia e Italia.

La differenza è dovuta principalmente all'elevato debito contratto per l'acquisto di immobili. In altre parole, la maggior parte delle case in Francia e in Italia (oltre il 70%) sono immobili senza o con un piccolo mutuo. Nel nord, il debito ipotecario è alle stelle, mentre l'accesso alla proprietà immobiliare è più basso. Solo il 56,2 % delle case nei Paesi Bassi appartiene a chi vi risiede, in Germania è il 54 %.


Teoricamente Francia e Italia potrebbero ridurre enormemente il loro debito pubblico. Se i proprietari di casa in questi paesi sottoscrivessero dei mutui (più alti) per le loro case e una parte dei pagamenti fosse versato allo stato, il debito pubblico potrebbe essere facilmente ridotto a un livello simile a quello del Nord Europa.

Perché non c'è Eataly nei Paesi Bassi?

Un'altra favola. Secondo i capi di governo dell'Europa del sud, i paesi dell'Europa settentrionale si avvantaggiano in maniera eccessiva del mercato interno europeo.

I paesi del Nord Europa vorrebbero solo esportare (a sud), ma senza importare da sud. I paesi del Nord Europa trufferebbero anche mantenendo gli stipendi troppo bassi, dando quindi ai consumatori del Nord Europa un potere d'acquisto insufficiente per importare prodotti dall'Europa meridionale, costringendo così le aziende dell'Europa del sud a uscire dal mercato. In effetti, l'avanzo commerciale del Nord-Europa è aumentato in maniera significativa dall'inizio del secolo. I Paesi Bassi hanno un avanzo commerciale del 10% del PIL, Germania e Svezia sono a circa il 6 %, l'Italia ha il 2 %, la Francia al -2 %.

Ma è colpa dell'Europa del nord? Non è una decisione politica, alla fine dipende da ciò che i consumatori fanno e da ciò che non vogliono acquistare. E l'Italia esporta più di quanto non importi e quindi ogni anno ha piu' soldi a disposizione, la Francia invece ha solo un piccolo deficit di bilancia commerciale. In entrambi i paesi ci sono grandi aziende che fabbricano prodotti richiesti in tutto il mondo, come ad esempio l'abbigliamento di lusso, le scarpe, i profumi, il cibo e i mobili. Non c'è nulla che impedisca a Francia e Italia di pubblicizzare i loro prodotti con il messaggio: aiutaci Nord-Europa, compra i nostri prodotti anziché quelli cinesi. Ma non lo si vede scritto da nessuna parte. Un'occasione mancata. E perché non c'è ancora Eataly in Olanda, la bellissima catena di negozi/ristoranti con prodotti di alto livello dall'Italia?

Francia e Italia volevano l'euro, ma ora se ne lamentano

L'avanzo commerciale del nord in parte è dovute all'euro, una valuta che è stata introdotta su richiesta della Francia per annullare la forza del D-Mark. E l'Italia ha voluto unirvisi contro il volere dei Paesi Bassi. Sia in Francia che in Italia l'introduzione della moneta unica era stata celebrata come una vittoria sul nord, in particolare sulla Germania. Ma l'euro in realtà è troppo debole per il Nord Europa e rende artificialmente economici i servizi e i prodotti di alta qualità prodotti dal Nord. Per questa ragione c'è stato un boom dell'export, non solo all'interno dell'UE. Un terzo delle esportazioni olandesi, infatti, va verso i paesi extra UE, anche il 40% dell'export tedesco va verso paesi extra UE.


L'euro in realtà è troppo forte per i paesi dell'Europa meridionale e rende i loro servizi e prodotti troppo costosi rispetto alla loro qualità. Ma è esattamente quello che chiedeva la stessa Europa del sud quando chiedeva di poter entrare nell'euro. E gli stipendi nell'Europa del nord, contrariamente alle accuse del sud, sono più alti di quelli del sud. In Germania e nei Paesi Bassi, un'azienda spende circa 36 euro l'ora per ogni dipendente, in Danimarca addirittura 44 euro, riferisce Eurostat. In Italia sono solo 28 euro.

Il Nord Europa è già super solidale con il sud

Fra tutte le accuse, la piu' bizzarra è quella del presidente francese Emmanuel Macron e del primo ministro italiano Giuseppe Conte. Secondo loro, infatti, il Nord Europa non mostrerebbe un livello sufficiente di solidarietà. E' una grande assurdità. La Germania è sempre stata un contributore netto dell'Unione europea e anche di quello che c'era prima. Di fatto i Paesi Bassi sono il maggiore contributore netto pro-capite al bilancio dell'UE. Ciò è alquanto strano perché il Lussemburgo, ad esempio, che dà un contributo minore al bilancio dell'UE, invece è più ricco. Oltre a ciò, nell'eurozona ci sono già ora degli enormi trasferimenti dai risparmiatori ai debitori. La Banca centrale europea (BCE), dominata dagli europei del sud, tiene i tassi di interesse bassi e mantiene l'offerta di moneta ad un livello senza precedenti. E questa politica danneggia i risparmiatori e favorisce i debitori.

Ad esempio, in Germania e nei Paesi Bassi, la maggior parte dei lavoratori ha versato dei soldi in una pensione privata. Queste pensioni perdono continuamente di valore. In Germania, la previdenza sociale privata rischia di fallire; nei Paesi Bassi le pensioni non sono indicizzate e possono anche essere ridotte. I risparmi (pensionistici) dell'Europa del nord sono stati bruciati. Ne beneficiano i debitori, come del resto le persone che devono rimborsare un mutuo (anche nei Paesi Bassi) e i paesi con un debito pubblico elevato, specialmente nell'Europa meridionale. La BCE ha anche acquistato una quantità enorme di debito pubblico - fino al 30 % del debito pubblico dei paesi dell'eurozona. I paesi creditori come la Germania (con una quota del 26% nella BCE) e i Paesi Bassi (5,6%) contribuiscono e garantiscono per l'alto livello di indebitamento nell'Europa meridionale. Questa è super solidarietà.

L'olandese lavora nove anni in più dell'italiano

Nella direzione opposta, invece, questa solidarietà è carente. Il sud sta sistematicamente violando gli accordi sul patto di stabilità e crescita dell'UE. Francia e Italia non ne hanno piu' parlato sin dall'introduzione dell'euro nel 1999. Da allora, infatti, il debito pubblico italiano è aumentato passando dal 113 al 137 % del PIL. Al contrario, sarebbe dovuto scendere al 60%. Quando è stato introdotto l'euro, la Francia aveva un debito pubblico di circa il 60%, ma già prima del coronavirus aveva un debito del 100%. La Commissione europea, in quanto custode delle regole, avrebbe dovuto imporre delle multe, ma non lo ha mai fatto sotto la pressione di Francia e Italia. Il debito pubblico di Germania, Paesi Bassi e Paesi scandinavi è sempre stato di circa il 60% o inferiore, tranne un breve periodo nel punto più basso della crisi bancaria e creditizia.


Francia e Italia non hanno mai rispettato le regole dell'euro

Francia e Italia hanno sfruttato i bassi tassi di interesse di cui godono grazie all'euro per spendere piu' soldi. Per fare cosa? Un punto importante di questa storia sono le pensioni. L'olandese lavora in media 41 anni, lo svedese 42,9 anni, i tedeschi 39,1 anni, i danesi 40 anni, secondo i dati Eurostat. In Francia sono 35,4 anni, in Italia 32. Anche gli spagnoli, i belgi, i greci e i portoghesi lavorano tra i 33 e i 38 anni. Gli europei del Nord e le aziende per cui lavorano pagano contributi pensionistici e imposte sul reddito per un periodo piu' lungo e godono di meno anni di pensionamento.

Anche i tassi di occupazione sono molto più alti nel Nord-Europa. In Danimarca e nei Paesi Bassi, quasi l'80% delle persone in età compresa tra i 15 e i 65 anni lavora per piu' di dodici ore alla settimana. Sono in testa alla classifica. Seguono Svezia e Austria. La Germania è a poco più del 70 %, la Francia al 65 %, l'Italia al 58 %. In breve, gli europei del Nord lavorano più frequentemente e molto piu' a lungo.


Gli olandesi, tuttavia, lavorano relativamente poco: 28 ore a settimana. Ma ciò in parte è dovuto anche al fatto che ci sono così tante persone  impiegate e il 55,1% di esse lavora part-time. Se si guarda solo al lavoro a tempo pieno, gli olandesi lavorano in media 39 ore a settimana, mentre i francesi con un lavoro a tempo pieno hanno l'orario di lavoro più breve di tutta Europa: 35 ore. E la produttività del lavoro degli olandesi e dei tedeschi, nelle ore in cui lavorano, è di un quarto piu' alta rispetto a Italia e Spagna. Sarebbe un'assurdità prendere i soldi degli operosi e produttivi europei del nord per darli agli europei del sud, meno operosi e già in prepensionamento.

La fedeltà dei contribuenti, inoltre, è migliore nel nord che nel sud. Secondo il Fondo monetario internazionale, infatti, in Italia un quarto dell'economia è sommersa. In Francia è il 14%, quasi il 20% in Spagna, il 9 % in Austria e il 13 % nei Paesi Bassi. Gli europei del sud difficilmente possono aspettarsi che gli europei del nord colmino i buchi nei loro bilanci nazionali causati da questi comportamenti.

La somma del debito pubblico e privato nei Paesi Bassi è superiore rispetto a quella di Francia e Italia

Sono solo i paesi dell'Europa meridionale che possono risolvere i loro problemi. Aumentare l'età pensionabile, rendere il mercato del lavoro più flessibile, semplificare la creazione di un'impresa, introdurre una fiscalità più trasparente, imporre delle tasse, ecc. Non ci sono costi, serve solo forza di volontà e determinazione. Ma nell'Europa meridionale manca proprio questo. I cittadini e i politici preferiscono continuare a insultare il Nord Europa se questo si rifiuta di mettergli i soldi in tasca.

La proposta di Merkel e Macron per ora è solo un pettegolezzo. Che diranno se spariamo 500 miliardi di euro? La somma è solo un colpo in aria. E questo perché è orientata all'offerta e non alla domanda. I 500 miliardi saranno una soluzione a quale problema? Grazie alle garanzie dell'Europa del nord, i paesi del sud, infatti, già ora possono ottenere dei prestiti a basso costo dalla BCE oppure sul mercato dei capitali. E in caso contrario, potrebbero cercare di incassare più tasse dai propri cittadini piu' facoltosi.

I quattro paesi "ragionevoli" sono generosi

Il Consiglio europeo dei capi di governo si riunirà a Bruxelles giovedì 18 e venerdì 19 giugno. Se prima di questo incontro non sarà convocato un vertice, questo sarà il primo confronto collettivo tra i 27 capi di Stato e di governo dell'UE dopo la presentazione del piano Merkel/Macron. Il Primo Ministro Mark Rutte (VVD) e i suoi colleghi di Svezia, Austria e Danimarca, Kjell Stefan Löfven, Sebastian Kurz e Mette Frederiksen devono porre fine a questa assurdità.

Questi quattro paesi "ragionevoli", sicuramente non "avari", hanno già detto "no" al piano. Hanno presentato una controproposta: prestiti per un massimo di due anni, condizionati da riforme incisive. Ancora non è stato indicato un importo. I paesi che desiderano ottenere dei prestiti dovranno presentare le proprie proposte in merito agli importi e alle modalità di spesa del denaro. E' un approccio orientato alla domanda e quindi logico. Date le circostanze è molto generoso, forse anche troppo generoso.

martedì 26 maggio 2020

Perché i tedeschi temono l'unione di trasferimento

Dopo l'accordo tra Francia e Germania sul recovery fund la stampa conservatrice prende di mira la Cancelliera tedesca accusandola di aver aperto la strada alla temutissima unione di trasferimento con il sud-Europa e di non aver tenuto conto dei veri interessi tedeschi. Se Merkel sul Recovery fund fa sul serio allora è anche probabile che non abbia nessuna intenzione di ricandidarsi, perché dalla stampa popolare e conservatrice le arrivano attacchi molto duri. Per una volta, forse, il governo tedesco ha preferito i libri di storia ai sondaggi sugli ultimi trend elettorali. Quattro riflessioni sull'accordo franco-tedesco dalla FAZ, da Tichys Einblick, da WirtschaftsWoche, e da Focus.


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Anche sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano con una linea spesso filo-merkeliana, il condirettore Berthold Kohler esprime dei forti dubbi sulla sostenibilità politica dell'unione di trasferimento:

(...) Perché anche quelli che vorrebbero svuotare gli stati nazionali dall'oggi al domani privando di ogni potere i loro organi fino anche alle corti supreme, in realtà stanno solo danneggiando l'ideale europeo. Si può anche andare in estasi per il fatto che il piano Merkel-Macron ha posto la "prima pietra di una nuova Europa" - ma i popoli europei vivono ancora molto volentieri nelle loro splendide e antiche costruzioni, gli stati nazionali. Che poi sono anche la patria della democrazia. Lì, il popolo sovrano ha ancora un'influenza maggiore e più diretta sulle decisioni politiche rispetto a quanto accade a Bruxelles. Anche il sentimento di appartenenza a un destino comune, per il quale sacrificarsi quando le circostanze lo rendono necessario, resta molto piu' forte negli stati nazionali.

Il più grande difetto del processo di unificazione

Non esiste ancora a livello europeo un simile sentimento di unità. E questa è la piu' grande mancanza del processo di integrazione. I tedeschi non sono certo felici di dover pagare sin dai tempi della riunificazione il "Soli" (imposta di solidarietà con l'est), ma continuano comunque a pagarlo con diligenza. Se un politico tedesco chiedesse un simile contributo di solidarietà per la Spagna o l'Italia sperimenterebbe un perfetto "shitstorm", anche se a dire il vero molti tedeschi preferirebbero vivere in Toscana piuttosto che in Sachsen-Anhalt.

L'identità europea tuttavia non può in alcun modo competere con il senso di comunità che esiste negli stati nazionali, che non è emerso solo ai tempi del nazionalismo, ma è nato come una forma di netta demarcazione dagli altri popoli. In un mondo di risorse limitate, pertanto, ogni atto di aiuto finanziario che comporta una rinuncia da parte del donatore, deve avere una giustificazione persino maggiore, ad esempio, della perequazione finanziaria fra le regioni tedesche. 

Perché anche in un paese ben disposto nei confronti dell'integrazione, come lo è la Germania, se i cittadini avessero la sensazione di essere relegati in eterno nel ruolo dell'ufficiale pagatore, l'umore potrebbe cambiare alla svelta. Sarebbe sciocco pensare che in nome dei vantaggi economici e politici offerti dall'integrazione europea, i tedeschi non possano fare altro che dichiararsi "solidali" a suon di miliardi di euro. Anche se il valore della pace e della prosperità garantiti da un'Europa senza confini potesse essere trasformato in numeri, la solidarietà non è il risultato di un conto fra profitti e perdite, ma una questione di atteggiamento e di sentimenti. E in Italia, Francia, Spagna e in altri paesi europei non dovrebbero dimentichare che i sentimenti, specialmente quando si infiamma l'indignazione nei confronti dei presunti teutonici non solidali, li hanno anche i tedeschi.


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Su WirtschaftsWoche invece Malte Fischer spera, come molti milioni di tedeschi, che i paesi frugalisti, guidati da Austria e Olanda, alla fine riescano ad imporsi sul duo franco-tedesco:


(...) Con il fondo per la ricostruzione, Macron si è ulteriormente avvicinato al suo obiettivo di trasformare l'UE, grazie a una propaganda sulla solidarietà molto efficace in termini di presa sull'opione pubblica, spingendola nella direzione sempre voluta e ricercata dalla Francia: da una comunità di Stati auto-responsabili a un'unione di trasferimento che sviluppa un potere statale determinato dalle ambizioni di potere dei francesi e finanziato dalla Germania in quanto principale fonte dei trasferimenti. L'emissione di obbligazioni proprie, tramite le quali l'UE per la prima volta può prendere denaro in prestito come se fosse uno stato, è anche un passo verso quella statalità sovranazionale che le élite europee hanno sempre sognato.

I contribuenti tedeschi dovranno pagare a caro prezzo il fatto che Merkel ha deciso di dare il via libera ad una trasformazione dell'UE in una unione di trasferimento. L'argomento secondo il quale i trasferimenti dalla Germania verso "Italia e Co." servirebbero a garantire dal punto di vista economico degli importanti mercati di esportazione e sarebbero quindi nell'interesse della Germania non ci deve ingannare. Se l'argomento fosse vero, allora la Germania dovrebbe trasferire risorse anche verso gli Stati Uniti e la Cina. Decisamente folle. In ogni caso, l'argomento dal punto di vista economico è simile al tentativo di un proprietario di un chiosco di panini di aumentare le vendite regalando ai suoi clienti delle banconote in modo che questi poi possano acquistare le sue salsicce.

Una simile economia vudù negli ambienti politici di Berlino potrebbe anche abbagliare qualcuno. I contribuenti tedeschi tuttavia non devono farsi ingannare. Gli resta solo la speranza dell'opposizione di Vienna o dell'Aia. Lì non sono certo entusiasti per l'iniziativa di Macron e Merkel. Il primo ministro austriaco Sebastian Kurz, infatti, dopo aver consultato il suo collega olandese ha immediatamente annunciato l'opposizione al piano di Macron. Insieme a Danimarca e Svezia, entrambi i paesi insistono affinché il denaro proveniente dal fondo per la ricostruzione venga concesso solo sotto forma di prestiti. Entrambi i paesi pertanto a breve presenteranno una proposta alternativa.

Gli epigoni di Machiavelli dell'Europa del sud non hanno ancora raggiunto il loro obiettivo. Soprattutto dal momento in cui l'istituzione di un fondo per la ricostruzione dovrà essere deciso all'unanimità da tutti i 27 paesi dell'UE. Per i contribuenti tedeschi, quindi, incrociamo le dita sperando che Austria e Paesi Bassi restino a rappresentare gli interessi dei contributori netti, per i quali apparentemente a Berlino non ci sono sostenitori.


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Anche su Tichys Einblick, il grande intellettuale e pubblicista tedesco Klaus-Rüdiger Mai ci va giu' duro e attacca Merkel accusandola di aver ignorato i veri interessi tedeschi:

(...) In parole povere, questo significa che i paesi del nord, in particolare la Germania, finanzieranno Spagna, Italia e Francia, e questo perché una situazione di grave difficolta finanziaria sarebbe un disastro per le banche francesi, fortemente investite in Italia. A questo punto va ricordato che la ricchezza media dei cittadini della "ricca" Germania, secondo un'analisi di WELT, è inferiore alla ricchezza media dei cittadini di Italia e Francia, ma saranno i cittadini della "ricca" Germania a dover pagare per la  voglia di spendere soldi di Merkel.


Ma se sai che Macron proviene dal settore finanziario francese, allora sai anche quali interessi sta rappresentando. Sarà però il contribuente tedesco a dover sborsare soldi per coprire la crisi del settore finanziario francese nei decenni a venire. La Cancelliera tedesca ha accettato questo piano - e nient'altro - in un vertice con il presidente francese.

Mai fino ad ora nella storia della Repubblica Federale un Cancelliere aveva ignorato in questo modo gli interessi tedeschi, aveva mostrato così poca empatia per la vita dei cittadini, per la prosperità della nazione e per la felicità e il futuro dei nostri figli, come invece sta facendo ora Angela Merkel. Mai prima d'ora nella storia tedesca un Cancelliere aveva rinunciato alla sovranità della Germania  indebitandosi tanto da pesare gravemente sul paese e sui suoi cittadini per generazioni, portandoci solo alla rovina economica e all'impoverimento. Il sogno di Macron dei campioni europei, che saranno i campioni francesi, spezzerà la spina dorsale delle piccole e medie imprese tedesche. Le quali però saranno chiamate a finanziare questo sogno.

Al momento, i cittadini tedeschi possono solo sperare in una resistenza a oltranza da parte dei capi di governo di Finlandia, Paesi Bassi e Austria. Ma forse anche questa speranza è solo un'illusione, perché potrebbe anche essere che questi stati rinuncino alle loro riserve se la Cancelliera dichiarasse che la Germania si assumerà la responsabilità e la quota del rimborso per i tre stati. Certo, è un'idea assurda, ma negli ultimi anni l'assurdità non è forse diventata realtà e la realtà non é diventata un'assurdità?



Non poteva mancare ovviamente Focus, che con un commento di Hugo Müller-Vogg si schiera decisamente contro ogni forma di unione di trasferimento a danno degli operosi e diligenti contribuenti tedeschi:


(...) L'Italia, d'altra parte, ha lasciato trascorrere gli ultimi anni molto positivi senza aver fatto nulla per risanare le sue finanze publiche disastrate. Allo stesso tempo, la ricchezza privata in Italia ha raggiunto nuovi massimi. Secondo i calcoli del Credit Suisse, la ricchezza privata italiana è 5,5 volte il PIL. In Germania, invece la ricchezza privata è solo 3,8 volte il PIL. Ciò ha anche a che fare con il fatto che nessun governo italiano cerca seriamente di riscuotere le tasse con la stessa meticolosità con la quale lo fanno le autorità fiscali tedesche.

E il risultato è grottesco: i tedeschi sono più poveri degli italiani - in base alla loro ricchezza pro capite - mentre lo stato tedesco finanziariamente  è molto più forte di quello italiano. Di conseguenza i "poveri" contribuenti tedeschi dovrebbero sostenere il "povero" stato italiano. Mentre i ricchi italiani preferiscono investire le proprie attività finanziarie al di fuori dei loro confini.

Merkel e Macron posano la "pietra angolare per una nuova Europa"

Emanuel Macron e Angela Merkel ritengono che il fondo per la ricostruzione rappresenti "la pietra angolare per una nuova Europa". La loro nuova Europa sarà come la precedente, e dovrà fare affidamento sulla solidarietà intergovernativa. La solidarietà tuttavia non dovrebbe essere vista come un affare unilaterale, cioè come l'impegno dei paesi economicamente più forti in favore di quelli più deboli. La solidarietà, se correttamente interpretata, riguarda anche gli sforzi di coloro che si aspettano di ricevere l'aiuto. Altrimenti tra coloro che devono aiutare cresce l'insoddisfazione, che potrebbe anche trasformarsi rapidamente in risentimento.

L'UE sosterrà i paesi in difficoltà, indipendentemente dal nome che lo strumento di finanziamento porta. Se negli altri paesi non dovesse cambiare nulla, accadrà che il contribuente tedesco cofinanzierà indirettamente delle prestazioni sociali che la Germania stessa non si può permettere. La Spagna ad esempio vuole introdurre un reddito di base incondizionato che invece noi non abbiamo. L'Italia si fa sfuggire miliardi di euro di gettito fiscale e lascia l'età pensionabile a 65 anni (donne: 60), mentre le autorità fiscali tedesche intervengono senza pietà e i tedeschi si stanno muovendo verso la pensione a 67 anni.

La Francia a sua volta garantisce ai lavoratori dipendenti il ​​secondo salario minimo più alto dell'UE con 10,14 euro l'ora, che molte aziende possono pagare solo grazie a dei sussidi statali. I lavoratori a basso reddito tedeschi, invece, devono accontentarsi di 9,35 euro lordi l'ora. Macron  inoltre vorrebbe ottenere l'approvazione della sua riforma delle pensioni, di cui c'è urgente bisogno, garantendo una pensione minima di 1.000 euro al mese. La nostra pensione di base minima non può tenere il passo.

I cittadini dei paesi donatori hanno il diritto di avere la solidarietà dei destinatari degli aiuti

Su una cosa non c'è dubbio: il mercato comune non va a svantaggio della Germania. In cambio, però la Repubblica federale finora è stato l'ufficiale pagatore d'Europa. I contribuenti tedeschi hanno ampiamente accettato questo "scambio". Alla luce  degli sconvolgimenti economici causati dal coronavirus, degli imminenti fallimenti e dei modelli di business in pericolo, potrebbe però venire meno la volontà di mostrare solidarietà con gli altri paesi, soprattutto se ai beneficiari dovesse mancare il "contegno di chi riceve solidarietà".

L'Europa non può funzionare senza solidarietà. Ma anche i cittadini dei paesi donatori hanno il diritto di avere la solidarietà dei destinatari.


martedì 7 aprile 2020

Le perplessità della SPD nella disputa sui Coronabond: perché alla fine il governo tedesco potrebbe dire di sì

Questo blog è lieto di rilanciare un'ottima traduzione appena ricevuta da Carsten sul dibattito in corso nella SPD in merito ai Coronabond. L'autore, l'ottimo Michael Wendl, sindacalista, sociologo e giornalista, manifesta un certo ottimismo in quanto il dibattito all'interno della SPD sta facendo passi in avanti e alla fine il governo e la Cancelliera potrebbero accettare un'emissione unica e limitata nel tempo finalizzata a combattere gli effetti economici della pandemia. Da Makroskop.de, grazie Carsten per l'ottima traduzione!





A causa della Coronacrisi, la vecchia disputa sugli Eurobond - ora Coronabond – si riaccende. La SPD non è contraria all'idea, solo Olaf Scholz ha ancora delle riserve.



I Coronabond sono titoli di stato comuni di tutti i paesi dell'euro. Gli Eurobond vengono emessi a un gruppo selezionato di banche europee, che li depositano presso la BCE come garanzia per prendere in prestito denaro dalla banca centrale. A tale proposito, la BCE finanzia gli Stati nazionali tramite le banche commerciali e la creazione di credito del sistema bancario a due livelli.

Il vantaggio principale degli Eurobond è che sono emessi a un tasso di interesse uniforme. Ciò impedisce i cosiddetti spread, le differenze tra i tassi di interesse nazionali, che sono costantemente più elevati nei paesi fortemente indebitati. I titoli di stato sono negoziati sui mercati finanziari. Se si prevede che un paese non sarà in grado di riscattare i suoi titoli di Stato in conformità con il contratto, i prezzi di questi titoli diminuiranno e i rendimenti aumenteranno. Questo è il motivo per cui la BCE acquista costantemente titoli di Stato sui mercati secondari, il che li toglierà dal mercato e i loro prezzi non potranno più scendere. Ciò rende la BCE il creditore dei paesi interessati. Da un punto di vista legale, è controverso se questa pratica violi il principio di non salvataggio della legge europea.

Gli Eurobond impediscono tali aumenti dei tassi di interesse e quindi facilitano il finanziamento pubblico attraverso le obbligazioni. Questo è un motivo importante per cui il governo tedesco rifiuta gli Eurobond, perché la raccolta di titoli di stato per finanziare compiti governativi contraddice gli specifici principi tedeschi della gestione parsimoniosa del bilancio. Per applicare i principi tedeschi, i mercati finanziari devono disciplinare i governi nazionali con l'aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato. La "democrazia conforme al mercato" della Merkel.

Gli Eurobond sono visti come uno strumento per aumentare i prestiti da parte dei paesi indebitati e quindi una deviazione dalle politiche attuate nell'UE. Il potere dei mercati finanziari sulla politica sarebbe notevolmente ridotto dalle obbligazioni comuni. Di conseguenza, in caso di crisi di lunga durata e indebitamento eccessivo nei paesi, i prestiti alla BCE possono essere annullati attraverso la riduzione del debito. Un'idea assolutamente horror per i politici tedeschi.

L'ordoliberalismo come centro ideologico di resistenza

Il fatto che la maggior parte dei politici non ha familiarità con i metodi di finanziamento dello stato tramite le obbligazioni ha un certo ruolo. I prestiti pubblici sono visti come prestiti privati. Questa incompetenza macroeconomica porta a un'elevata dipendenza dai consiglieri dei ministeri, che a loro volta chiedono il parere dei consigli consultivi scientifici del ministero della finanza e dell'economia, la maggior parte dei quali è occupata da economisti ordoliberali o neoclassici. Dal punto di vista di questi economisti, il debito pubblico al di sopra della norma del 60% del rispettivo PIL dovrebbe essere respinto.

L'ordoliberalismo, che è ancora popolare in Germania, non è strettamente una scienza economica, ma un'ideologia che prescrive i principi di un'attività economica che si presume siano ragionevoli. Questa si chiama politica di regolamentazione. Lo stato stabilisce un quadro politico per l'attività economica individuale. Gli interventi statali in questo quadro macroeconomico sono concepibili come misure in una crisi economica. In questo caso, vengono utilizzati i metodi di gestione economica anticiclica, che si affermarono negli anni '60/70 come gestione anticiclica globale. Alla fine della crisi, la strategia di consolidamento del bilancio e austerità viene nuovamente implementata.

Il pensiero ordoliberale come ideologia delle virtù economiche porta anche alla legittimazione della punizione per comportamento illecito, che è stata dimostrata spietatamente e con successo nei confronti della Grecia.

Questa ideologia ordoliberale, che ha trovato i suoi grandi eroi in Walter Eucken e Ludwig Erhard, si è consolidata a seguito del successo economico del modello di esportazione tedesco. La gestione economica del bilancio unita a una politica salariale moderata e una politica monetaria restrittiva da parte della Bundesbank hanno causato un'inflazione inferiore alla media in Germania dagli anni '50, aumentando così la posizione competitiva internazionale. Di conseguenza, il capitalismo tedesco del dopoguerra è stato trasfigurato in un modello generale di successo ed è attraente persino nella SPD e nei sindacati. I Coronabond contraddicono questi "principi tedeschi" ed esperienze.

La perplessità della SPD

Dopo le dimissioni di Oskar Lafontaine al più tardi nel marzo 1999, questa comprensione della politica di regolamentazione - anche se è stata gestita solo pragmaticamente e senza alcun ragionamento teorico - ha determinato il pensiero politico-economico della SPD. Ciò vale anche per le questioni relative all'Unione europea e all'unione monetaria. Il declino del pensiero keynesiano standard nel contesto della sintesi neoclassica è iniziato nella SPD negli anni '80 e ha successivamente portato all'appiattimento del livello delle discussioni di politica economica.

Di conseguenza, le dimensioni macroeconomiche non sono più state prese in considerazione e i metodi per creare denaro attraverso i prestiti e gli strumenti della politica monetaria della BCE o il pensiero in termini di contesti economico-bilaterali sono in gran parte sconosciuti nella SPD. Ciò significava che la politica economica e finanziaria antisociale nell'era Schröder era stata accettata senza resistenza fino al 2009 e che la SPD aveva contribuito a far rispettare il pareggio di bilancio nel 2009. Durante questo periodo non vi furono discussioni di politica economica nel partito. La crisi dei mercati finanziari del 2008/09 non ha praticamente cambiato nulla.

Gli economisti vicini alla SPD, che sono in gran parte organizzati nell’Associazione Keynes, vivevano ai margini del partito e il loro consiglio non aveva un ruolo. La burocrazia ministeriale e i consigli consultivi economicamente liberali dei ministeri hanno fornito consulenza ai ministri dell'economia e delle finanze socialdemocratiche.

Anche per questi motivi, l'Unione europea e l'unione monetaria sono principalmente un progetto moralmente carico, i cui problemi economici, disuguaglianze e restrizioni non sono visti o attribuiti a una mancanza di empatia per l'Europa.

Tuttavia, il "capo economista" del ministro delle finanze di Schäuble, Ludger Schuknecht, un duro Ordoliberale, Olaf Scholz lo licenziò e lo sostituì con Jakob von Weizsäcker, che non è un Ordoliberale. Come deputato al Parlamento europeo, era aperto all'introduzione di Eurobond.

È stato quindi iniziato un cambio di rotta nel Ministero delle finanze, che attualmente è stato rafforzato più volte. Innanzitutto attraverso un Position Paper di alcuni deputati di sinistra del Bundestag, in cui sono stati richiesti programmi di investimento e un corso macroeconomico. In secondo luogo, attraverso l'elezione della nuova leadership del partito, in particolare da Norbert Walter-Borjans. In terzo luogo, attraverso il programma di investimento congiunto di DGB (l’organizzazione capo dei sindacati tedeschi) e BDA (la confindustria tedesca), che è stato preparato dall'IMK (istituto di ricerca economica) e dall'Institute of German Business (IW) (istituto di economia vicino al BDA). A ciò si aggiunge l'elezione di Gustav Horn, direttore scientifico dell'IMK fino ad aprile 2010, nel consiglio di amministrazione dell’SPD.

Questi eventi hanno aumentato l'influenza degli economisti keynesiani nel partito nel suo insieme. Horn è a capo di un comitato consultivo economico della SPD, in cui gli economisti keynesiani e i deputati di sinistra del Bundestag dovrebbero lavorare insieme. C'è anche un rappresentante dello stesso Ministero delle Finanze.

Come riporta la SZ (Süddeutsche Zeitung) nell’edizione del 1 ° aprile, vi è attualmente un accenno di cambiamento di direzione riguardo all'emissione di titoli di stato europei. Questo non sarà portato avanti da Scholz. Scholz sicuramente conosce i vantaggi degli Eurobond - per questo ha consulenti che vengono nuovamente consigliati. Scholz sa anche che una posizione aperta per gli Eurobond danneggerà la sua popolarità in Germania. L'opinione pubblica o il pensiero pubblico economico quotidiano in Germania considerano gli Eurobond come se la Germania dovesse essere sicuramente responsabile per i debiti di altri paesi.

Ciò è evidentemente sbagliato, ma determina il discorso nazionale sui Coronabond. Scholz ritiene pertanto che il governo federale nel suo insieme - e quindi Angela Merkel a seguito dell'aumento della pressione europea - accetterà i Coronabond come un'eccezione una tantum.

Forza e coraggio!
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domenica 5 aprile 2020

Perchè l'unione di trasferimento è già realtà e perché il governo tedesco non può spiegarlo agli elettori

"In un momento come quello attuale in cui così tante persone temono non solo per la loro salute e per quella dei loro genitori, ma anche per il loro lavoro e per la loro sopravvivenza economica, non sarebbe certo una buona idea quella di annunciare ufficialmente ai tedeschi che parole così belle come "Europa" e "Solidarietà” significano anche che alla fine probabilmente dovranno pagare per i danni fatti dagli altri" scrive Ferdinand Knauss su Tichys Einblick. E questo sembrerebbe il problema principale del governo tedesco: salvare la faccia davanti agli elettori, senza aprire un autostrada elettorale ai partiti che si trovano a destra dell'Unione, vale a dire FDP e AfD. Ne scrive Tichys Einblick, rivista online vicina appunto ad AfD e alla FDP.


Nessuno in realtà può essere seriamente sorpreso dall'immagine che l'UE sta dando di sé in questa crisi. Quando il bisogno si fa grande, quando potrebbe trattarsi di una questione di vita o di morte, le decisioni devono essere prese rapidamente e quindi le competenze dovrebbero essere chiare e inequivocabili. Non puoi fare summit di continuo. (...)

Ma l'UE, a differenza dei sogni di alcuni esaltati, non è una repubblica e probabilmente non lo sarà mai, e quindi non ci sarà mai un leader che ti dice cosa fare in una situazione di difficoltà. In questa crisi così reale, pertanto, non bisogna pensare male della Commissione europea o della confederazione degli Stati. In realtà non è così scandaloso che in questa crisi, come è accaduto in tutte quelle del recente passato, nella crisi finanziaria e dell'euro, nonché nella cosiddetta crisi dei rifugiati e anche nel caso delle guerre in Siria e in Libia, l'Unione Europea  in definitiva sia rimasta dietro la nebbia delle frasi su di un presunto terreno condiviso fra i vari paesi, restando tuttavia incapace di agire fino a quando gli Stati membri non hanno poi trovato un accordo. È scandaloso, no, ma alquanto  preoccupante o addirittura spaventoso il fatto che i circoli ai vertici della politica e gli opinion leader che dettano i temi sui quali discutere apparentemente si aspettino questa unità da una confederazione di stati con 27 o 26 stati membri. Ma forse stanno solo fingendo.

Queste aspettative e queste affermazioni sono alquanto presuntuose. E se nella classe politica e fra i leader d'opinione europei esiste ancora un po' di capacità di apprendimento, allora la lezione che ci arriva da questa grande crisi dovrebbe essere proprio questa. "Conosci te stesso!", l'iscrizione che si trova sull'oracolo di Delfi, vale a dire uno dei fondamenti spirituali della civiltà occidentale. Gli europei, in particolare quelli che a Bruxelles e nelle capitali hanno delle responsabilità politiche e giornalistiche, dovrebbero riconoscere ciò che la loro Unione può essere, e cosa invece non può essere. Coloro che arrivano troppo tardi a fare questa riflessione saranno puniti dalla vita.

I più grandi maestri dell'auto-illusione e dell'inganno nei confronti del loro popolo tuttavia risiedono a Berlino. Nella videoconferenza del Consiglio europeo (perché non ci avevano pensato anche prima del Corona-virus? Si potevano risparmiare molti soldi dei contribuenti e tonnellate di Co2), il governo tedesco si è messo di traverso sulla strada che porta ai cosiddetti corona-bonds. Certo, sarebbe solo un altro nome per gli eurobonds di cui si era già discusso a lungo durante la crisi greca e che anche allora erano stati respinti da Merkel. E certo, questo significherebbe l'ingresso in una unione fondata sulla garanzia comune sui debiti.

Ma questa unione fondata sulla responsabilità condivisa (Haftungsunion) è già ampiamente presente nella realtà dei fatti. E avviene per la via traversa della BCE, che acquista titoli di stato sul mercato secondario e di fatto indirettamente sta praticando il finanziamento pubblico. Ora nella crisi causata dal Coronavirus, la BCE ha già provveduto ad eliminare autonomamente gli ultimi ostacoli. Può acquistare i titoli di stato di alcuni paesi membri senza dover limitare le quote. E tutti gli altri stati, o in definitiva i loro cittadini, ne saranno garanti attraverso il bilancio della BCE. Al contrario, non c'è stata alcuna protesta da parte di Berlino. E anche i criteri di stabilità dell'Unione monetaria non vengono piu' applicati. Se ciò accadrà per un periodo di tempo limitato o meno, in definitiva è irrilevante. In ogni caso, nessuno avrebbe potuto far rispettare quei criteri a causa della mancanza di sanzioni.

Ma se il governo federale rifiuta la messa in comune dei debiti da realizzare attraverso i cosiddetti corona-bonds, non si tratta che di uno scontro fittizio. Evidentemente, sta ancora fingendo di difendere la non garanzia dei tedeschi. Ma non può sparare altro che fumogeni. A causa dell'unione monetaria, di fatto ci troviamo già sulla stessa barca insieme a  tutti i paesi membri. Non esiste nei fatti un'opzione di uscita, anche perché l'intera classe politica si è incatenata all'euro in una sorta di lealtà dei Nibelunghi.

Se la cancelliera e l'intera classe politica fossero onesti con se stessi e con i loro cittadini, verso i quali hanno una responsabilità, avrebbero fatto in modo che vi fossero dei rapporti chiari e quindi avrebbero accettato i corona-bonds. Con questo accordo, la Germania a Bruxelles avrebbe  almeno potuto portare a casa qualche concessione. Se fosse onesta Merkel sarebbe dovuta andare in televisione davanti ai suoi cittadini e dire: “Volevamo questa UE e l'euro - e voi eravate d'accordo, o almeno lo avete permesso. Non abbiamo mai affrontato il compito scomodo di considerare l'UE come il forum per una lotta in difesa dei vostri interessi materiali, come invece hanno fatto gli altri. Adesso è troppo tardi per farlo. Ora è già qui, l'unione di trasferimento, e voi in un modo o nell'altro dovrete pagare".

Ma invece alla gente si preferisce continuare a raccontare la fiaba della non garanzia. Nella speranza che la maggior parte di loro non capisca che prima Mario Draghi e ora Christine Lagarde, con modalità alquanto misteriose, li hanno messi a garantire. Soprattutto in un momento come quello attuale in cui così tante persone temono non solo per la loro salute e per quella dei loro genitori, ma anche per il loro lavoro e per la loro esistenza economica, non sarebbe certo una buona idea quella di annunciare ufficialmente ai tedeschi che parole così belle come "Europa" e "Solidarietà” significano anche che alla fine dovranno pagare per i danni fatti dagli altri.

Se i veli dovessero essere sollevati e gli effetti sulla prosperità in Germania diventassero evidenti, è probabile che la delusione dei tedeschi sarebbe decisamente maggiore. È improbabile che il loro entusiasmo per l'Europa possa durare piu' a lungo della crisi causata dal coronavirus.


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