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giovedì 20 giugno 2019

Verso la recessione?

L'ipotesi di una recessione si fa largo anche fra le parole, di solito prudenti, dei grandi centri di ricerca e della Bundesbank. Si parla con insistenza della frenata dell'economia italiana, ma anche l'economia tedesca è ferma, e il secondo trimestre molto probabilmente avrà il segno negativo. Ne scrivono le Deutsche Wirtschafts Nachrichten e la Reuters



Il PIL della Germania, secondo le previsioni della Bundesbank, nel corso del secondo trimestre diminuirà. "La produzione economica tedesca nella primavera del 2019 potrebbe registrare un lieve calo", ha anticipato la Bundesbank nel suo rapporto mensile pubblicato lunedì. "Gli effetti straordinari che hanno contribuito a un notevole aumento del PIL nel primo trimestre dell'anno in corso stanno finendo o addirittura si stanno invertendo", chiariscono gli esperti della Bundesbank. Da gennaio a marzo di quest'anno l'economia era cresciuta dello 0,4%.

Il settore delle costruzioni nel trimestre in corso dovrebbe registrare un certo "effetto rimbalzo", dopo che l'attività invernale era stata notevolmente espansa a causa del clima particolarmente mite. "Inoltre, a causa delle difficoltà di consegna dovute all'introduzione del nuovo test sulle emissioni WLTP dello scorso autunno, gli acquisti di auto che per questo motivo erano stati posticipati, nel frattempo potrebbero essere già stati realizzati", afferma la Bundesbank.

Le esportazioni tedesche nel Regno Unito - uno dei principali mercati di sbocco - rischiano di soffrire per il caos della Brexit.

Nel complesso l'andamento economico di base rimane debole. "Il fattore decisivo resta la continua flessione del settore industriale", sottolinea la Bundesbank. L'industria soffre per i conflitti commerciali, a causa di un'economia globale più debole e dei rischi come la Brexit.

"Lo slancio dell'economia interna, tuttavia, resta fondamentalmente invariato", sottolinea la Bundesbank in considerazione di un livello occupazionale record, di salari crescenti e di bassa inflazione. "In questo senso perdura un quadro congiunturale diviso a metà."

Ad inizio giugno la Bundesbank aveva ridotto le sue previsioni di crescita per l'economia tedesca. Per quest'anno ci si aspetta una crescita dello 0,6 %, che nel 2020 dovrebbe raddoppiare passando all'1,2 %. Nel dicembre 2018, la banca centrale ipotizzava una crescita dell'1,6% per entrambi gli anni.




Secondo le previsioni dell'Istituto Ifo, l'economia tedesca nel trimestre in corso rallenterà. Il prodotto interno lordo nel periodo da aprile a giugno, infatti, dovrebbe diminuire dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, come indicato martedì dal responsabile per le previsioni economiche dell'Ifo, Timo Wollmershäuser. Nell'estate del 2018, il PIL tedesco era sceso dello 0,2%. In seguito l'economia ha ristagnato, prima di registrare una ripartenza all'inizio dell'anno. Nonostante la difficile situazione in primavera, l'esperto dell'Ifo non si aspetta che ci siano due trimestri consecutivi negativi: "non abbiamo indicazioni per poter parlare di una recessione".

In considerazione dei conflitti sui dazi, del pericolo di una Brexit forse disordinata e delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Iran, le aspettative economiche degli investitori continuano a precipitare. Il barometro dello ZEW di Mannheim a giugno è sceso di 19 punti passando a - 21,1 punti. Al pessimismo generale contribuisce "anche una congiuntura economica tedesca sostanzialmente peggiore" all'inizio del secondo trimestre, ha detto il presidente dello ZEW Achim Wambach. Anche la Bundesbank recentemente si è aggiunta al coro dei pessimisti prevedendo un calo della produzione economica nel secondo trimestre. Da gennaio a marzo, il PIL è cresciuto dello 0,4 %.

Industria in recessione

Secondo l'Istituto Ifo l'economia tedesca crescerà meno della metà rispetto al 2018. Il prodotto interno lordo aumenterà solo dello 0,6%. L'istituto di ricerca RWI di Essen nelle sue previsioni ipotizza un aumento dello 0,8 %. "Segnali sempre piu' forti indicano che la crescita dell'economia tedesca sta rallentando", ha dichiarato Roland Döhrn, Chief Economist di RWI. "Ciò emerge, tra le altre cose, dall'andamento negativo degli ordini nel settore industriale e da una più debole creazione di nuovi posti nel mercato del lavoro".

Secondo l'esperto di congiuntura dell'Ifo Wollmershäuser, la produzione nel settore manifatturiero fortemente orientato all'export, dove viene generato un quarto del valore aggiunto, attualmente si trova in recessione. Allo stesso tempo i fornitori di servizi operanti sul mercato interno e il settore delle costruzioni, tuttavia, stanno registrando una crescita robusta. L'Istituto di Monaco prevede che l'economia tornerà a crescere e che la crescita dei prossimi trimestri sarà dello 0,3%. (...)

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sabato 23 giugno 2018

Perché il cammino verso la riforma dell'eurozona potrebbe essere tutto in salita

La riforma dell'eurozona, annunciata da Macron e Merkel questa settimana a Maseberg, potrebbe essere molto piu' complicata di quanto ipotizzato dalle gazzette dell'europeismo "senza se e senza ma". In Germania e in Europa ci sono già diverse voci contrarie mentre Merkel non riesce a domare la rivolta della CSU bavarese, che dopo aver dato battaglia sull'immigrazione intende aprire un nuovo fronte di conflitto proprio sulla riforma dell'eurozona. Ne parlano la Süddeutsche Zeitung, le Deutsche Wirtschafts Nachrichten, la Augsburger Allgemeine Zeitung e  Der Spiegel



Dodici paesi dell'UE si sono espressi contro la proposta franco-tedesca per la creazione di un bilancio proprio dell'eurozona. In una lettera congiunta al presidente dell'eurogruppo Mário Centeno, i ministri delle finanze della cosiddetta "Lega Anseatica" hanno contestato la creazione di un budget supplementare per l'unione monetaria. Il documento è stato redatto dal ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra in nome di Belgio, Lussemburgo, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia, Malta, Irlanda e Stati baltici. Il testo è a disposizione della Süddeutsche Zeitung. Nel documento si parla di "ampie divergenze in merito ai benefici di un nuovo bilancio per l'Eurozona" emerse durante l'incontro dei ministri delle finanze in Lussemburgo. In particolare ci sarebbe preoccupazione per "l'azzardo morale" e sul tema della "neutralità fiscale" (...)


Il governo olandese non crede nella proposta franco-tedesca per la creazione di un budget indipendente per l'eurozona. "A cosa serve?", ha chiesto retoricamente il ministro delle finanze dei Paesi Bassi, Wopke Hoekstra, venerdì sulla ZDF. "Per me si tratta di una soluzione senza che vi sia un corrispondente problema". L'eurozona deve dedicarsi alla soluzione di ben altri problemi. "E questo non fa parte dei problemi da risolvere", ha detto il ministro riferendosi alla proposta di un bilancio della zona euro lanciata dal presidente francese Emmanuel Macron.

Per quanto riguarda le singole crisi in Europa abbiamo già il meccanismo di stabilità ESM, che ha funzionato bene. "Ciò significa che abbiamo già un meccanismo per queste situazioni", ha detto il ministro. Dovremmo piuttosto fare attenzione a non creare con il nuovo budget dell'eurozona una unione di trasferimento. L'unione monetaria ha dei problemi completamente diversi da affrontare, come le riforme strutturali negli stati membri oppure il completamento dell'unione bancaria. Anche il rispetto del patto di stabilità e crescita deve essere messo in sicurezza (...)


Il segretario generale della CSU Markus Blume, dopo l'accordo fra Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron per la creazione di un budget dell'eurozona, mette in guardia da una messa in comune delle finanze europee. "Qualsiasi ingresso in una unione di trasferimento non sarà possibile con la CSU", ha detto alla nostra redazione. Blume è contrario al collegamento fra il tema del diritto d'asilo e le finanze europee. "Non possiamo far sorgere il sospetto che le politiche di asilo e quelle fiscali possano essere mischiate".

Per il politico della CSU è fuori questione: "in Germania non possiamo in alcun modo dare l'impressione che la soluzione alla questione migratoria europea sia stata comprata con il denaro tedesco. La stabilità finanziaria e la stabilità valutaria per la CSU non sono negoziabili". Come chiesto in precedenza dal primo ministro bavarese Markus Söder, anche Blume chiede un incontro del comitato di coalizione.(...)


Markus Söder nella sua vita precedente era un giornalista televisivo. In questi giorni, dato che fra CDU e CSU è scoppiata la battaglia piu' feroce degli ultimi decenni, il presidente bavarese sembra molto impegnato nel garantire notizie fresche su base quotidiana. Quando hai imparato qualcosa, è per tutta la vita.

Söder si trova in modalità  attacco. Prima di incontrarsi mercoledi a Linz con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha preso di mira ancora una volta la Cancelliera tedesca. Questa volta non si è trattato solo della crisi migratoria, ma anche del piano per un budget dell'eurozona sul quale Angela Merkel e il presidente francese Emannuel Macron avevano trovato un accordo il giorno precedente.

"Non possiamo creare un ulteriore bilancio ombra, né cercare di ammorbidire la stabilità della moneta. Oppure alla fine cercare di raggiungere una qualche soluzione con i soldi dei tedeschi", ha detto il Presidente della Baviera.

E' un altro fronte nella battaglia fra CSU e Merkel. Sono frasi con le quali Söder dà l'impressione che sui temi europei la Cancelliera abbia intrapreso un corso solitario. Quanto annunciato da Merkel e Macron la sera prima presso il castello di Maseberg, tuttavia è un progetto che si muove nel quadro del bilancio esistente. Un progetto con il quale dovrebbe essere avviato un programma di investimenti nell'eurozona.

Il contratto di coalizione fra CDU, SPD e CSU prevede qualcosa di simile: si parla infatti di "sostegno alle riforme strutturali nella zona euro", "le quali potrebbero essere il punto di partenza per un budget autonomo per gli investimenti all'interno dell'eurozona". 

E' la SPD che in questi giorni sta ricordando alla CSU di quella formulazione. Ma nel frastuono l'appello resta inascoltato.

Perché nei fatti Söder non è  il solo ad attaccare il piano per l'eurozona. Lo stesso Seehofer, che ha firmato l'accordo di coalizione a Berlino, tiene alta la pressione sulla Cancelliera.

(...) Seehofer appoggia la linea di Söder e considera aperta la questione sul consenso al piano per l'euro di Merkel e Macron. Sin dall'inizio non c'è stata "alcuna votazione con noi", si è lamentato a margine di un evento, se non coinvolgi un partner di coalizione per tempo, in seguito dovrai rimediare. Si riferisce al comitato di coalizione che dovrebbe tenersi la prossima settimana. Aggiunge Seehofer: ci sono 3 soci della coalizione. "Io posso anche approvare tutto, ma allora potrei pretendere anche che gli altri facciano lo stesso".

Ogni volta una nuova discussione. L'impressione è che la CSU voglia assediare Merkel. La politica europea insieme a quella migratoria è un campo sensibile per l'Unione, su cui peraltro AfD potrebbe ottenere consenso, dopo tutto era il suo tema originale quando fu fondata nel 2013. Ma anche nel gruppo parlamentare della CDU al Bundestag ci sono deputati che devono ancora essere convinti dal piano Merkel-Macron.

"Ci sono molte cose ancora poco chiare che devono essere approfondite, ad esempio le dimensioni del nuovo budget europeo e l'importo dei contributi tedeschi. Al momento è troppo presto per dare una valutazione definitiva", ha risposto per scritto il portavoce del gruppo parlamentare dell'Unione, Eckhardt Rehberg.

Non si tratta piu' di dettagli o di questioni concrete. Sullo sfondo vengono pronunciate parole pesanti, si parla di "sommossa" o di "svolta a destra". La sfiducia fra i "merkeliani" della CDU e le figure di spicco del partito fratello - Söder, Seehofer e il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt - è grande, il clima avvelenato. Non si risparmiano colpi, da entrambi i lati.

domenica 14 maggio 2017

Intervista a Thomas Mayer sulla moneta unica

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank e commentatore sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten (DWN) dà la sua versione sullo stato della moneta unica: l'Euro nella sua forma attuale non ha nessuna possibilità di sopravvivere e l'Italia è il vero caso problematico dell'unione monetaria. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de


DWN: Secondo lei qual'è lo stato dell'unione monetaria?

Mayer: Purtroppo non buono. Con le promessa di fare tutto cio' che sarà necessario per salvare l'Euro, il presidente della BCE Draghi è riuscito a calmare la crisi, ma solo in superficie. La crisi tuttavia continua a covare sotto la cenere. Sicuramente Spagna e Irlanda stanno facendo bene, ma il Portogallo resta un caso problematico e i programmi di aggiustamento per la Grecia sono falliti. Il caso peggiore tuttavia è l'Italia che si è trasformata in un problema quasi insormontabile per l'unione monetaria.

DWN: quali sono i problemi specifici dell'Italia?

Mayer: l'Italia non ha imparato a convivere con la moneta unica. In passato la Lira veniva svalutata regolarmente, per ripristinare la competitività perduta attraverso un'inflazione piu' alta. Dall'introduzione dell'Euro una tale svalutazione non è piu' possibile. Le conseguenze della perdita di competitività sono un'economia stagnante, un debito pubblico sempre crescente e le banche in difficoltà. Oggi il PIL reale italiano pro-capite è sempre al livello del 1998, l'indebitamento pubblico superiore di 20 punti percentuali di PIL e i crediti in sofferenza delle banche sono quasi il 18% dei prestiti totali.

DWN: la BCE puo' risolvere i problemi di competitività del sud-Europa attraverso l'acquisto di obbligazioni pubbliche e con i bassi tassi di interesse?

Mayer: no, ufficialmente l'acquisto di obbligazioni serve ad allentare la politica monetaria, con l'obiettivo di portare l'inflazione al 2%. Di fatto pero' l'acquisto assicura ai paesi con un basso rating l'accesso al mercato dei capitai. Gli ottimisti pensano che in questo modo si puo' dare ai governi il tempo necessario per fare le riforme. Se si guarda all'Italia si vede chiaramente che sta accadendo esattamente il contrario. Le riforme vengono posticipate mentre cresce la dipendenza dal sostegno della BCE.

DWN: quali sono le conseguenze di lungo periodo di queste politiche?

Mayer: l'unione monetaria si sta lentamente trasformando in una unione di trasferimento e in una comunità fondata sull'inflazione. Ai tedeschi era stato promesso che l'Euro sarebbe stato forte come il D-Mark. In verità si sta sviluppando come il successore della Lira italiana.

DWN: questo vuol dire che l'esplosione dei saldi Target è un vero problema oppure si tratta solo di un sistema di contabilità insignificante per l'economia reale?

Mayer: la BCE sostiene che il rapido aumento dei saldi Target è solo di natura tecnica. Gli investitori che ad esempio vendono titoli di stato italiani preferirebbero lasciare il denaro ricevuto, ad esempio, sui conti tedeschi. Le obbligazioni passano nelle mani di Banca d'Italia e in questo modo si crea un debito dell'Italia nei confronti del sistema Target. Se si trattasse solo di una questione tecnica allora i saldi target negativi non dovrebbero concentrarsi unicamente nei paesi finanziariamente sotto pressione. Pero' sta accadendo esattamente questo. Bundesbank a fine gennaio aveva un saldo positivo di circa 800 miliardi di euro. Si tratta di un gigantesco trasferimento dei rischi dagli investitori in titoli pubblici verso il contribuente tedesco.

DWN: pensa sia possibile bloccare una crescita ulteriore dei saldi Target?

Mayer: il problema è che il sistema Target è stato concepito senza un obbligo di compensazione degli squilibri. Si differenzia fondamentalmente dal sistema dei trasferimenti della FED americana, inizialmente servito come modello. Nel sistema della FED gli stati devono compensare gli squilibri con dei regolari trasferimenti in conto capitale. Per fermare l'esplosione dei saldi Target la Bundesbank dovrebbe bloccare la sua partecipazione al sistema attuale e gestire i nuovi pagamenti solo attraverso un nuovo sistema in cui gli squilibri vengono compensati dai trasferimenti in conto capitale, ad esempio utilizzando le riserve d'oro.

DWN: una ulteriore crescita dei saldi Target puo' rendere il governo tedesco ricattabile?

Mayer: maggiori sono gli squilibri, maggiori saranno i rischi per il contribuente tedesco nel momento in cui un paese con un debito target elevato esce dall'unione monetaria. Presto dovremo essere grati agli italiani solo per il fatto di voler restare nell'unione monetaria. No, seriamente. Lasciarsi ricattare dai paesi con saldi Target negativi sarebbe la cosa piu' stupida che possiamo fare.

DWN: considerando gli squilibri interni, pensa che l'Euro sia in grado di sopravvivere? Quale prezzo deve pagare la Germania per garantirne la sopravvivenza?

Mayer: nella sua forma attuale non considero l'Euro in grado di sopravvivere. Quanto piu' a lungo restiamo attaccati a questo modello, tanto piu' alti saranno i trasferimenti che il contribuente tedesco dovrà pagare agli altri paesi della zona Euro.

DWN: il denaro utilizzato, sia in maniera diretta che indiretta, per il salvataggio dell'Euro, impegna risorse che potrebbero essere necessarie ad esempio nelle infrastrutture oppure nell'educazione?

Mayer: provi ad immaginare la Bundesbank che crea un fondo sovrano tedesco, con una dotazione di 800 miliardi di Euro di risparmi tedeschi investiti in una sola classe di investimenti (principalmente banche europee del sud) a tasso zero (la remunerazione dei saldi Target attuale). Sarebbe il peggior fondo sovrano di tutti i tempi. Il fondo sovrano norvegese ha una grandezza simile e dalla sua fondazione ha ottenuto un rendimento del 5.5 % annuo. Se avessimo investito il nostro patrimonio estero impegnato nel sistema Target come hanno fatto i norvegesi avremmo 44 miliardi di euro di redditi aggiuntivi ogni anno.

DWN: quali sono le conseguenze di lungo periodo di un Euro debole e di una messa in comune del debito sulla competitività dell'UE nel suo complesso, con riferimento alle altre economie come gli Stati Uniti e la Cina.

Mayer: io credo che l'Eurozona stia diventando una grande Italia: poca crescita, moneta debole, inflazione crescente, competitività in declino e instabilità politica. Perché? Anche l'Italia è una zona economica molto eterogena che ha sempre avuto problemi con una moneta unica. Basta guardare all'Italia per vedere in quale direzione sta andando l'unione monetaria.

DWN: è possibile riformare la moneta unica, e se si', come e a quali condizioni?

Mayer: bisogna tornare alle concezioni alternative precedenti alla creazione della moneta unica, come ad esempio una moneta parallela europea, regionale oppure nazionale. Il concetto di moneta unica ha fallito. Forse potrebbe funzionare con una moneta comune da utilizzare su base volontaria, quando e come si vuole.

DWN: quanto tempo ha ancora la politica per affrontare i problemi derivanti dalla costruzione dell'Euro?

Mayer: il tempo passa, perchè l'insoddisfazione degli elettori per la moneta unica è in costante aumento. Presumibilmente quest'anno la sig.ra Le Pen non sarà eletta presidente francese e Beppe Grillo non diventerà primo ministro. Ma il tempo lavora per loro. Chi lo sa, magari nel 2021 discuteremo delle chance di Frauke Petry di diventare Cancelliere tedesco.

DWN: in passato non c'era forse la possibilità di raggiungere questo obiettivo pagando un prezzo inferiore dal punto di vista economico e politico?

Mayer: i requisiti di integrazione richiesti dalla moneta unica andavano semplicemente oltre la volontà di integrazione dei popoli europei. Per una lunga fase le elite hanno trascinato i loro elettori verso una maggiore integrazione. Ora gli elettori si stanno ribellando. Progetti di integrazione piu' modesti con requisiti di integrazione inferiori, come ad esempio il mercato comune, hanno avuto molto piu' successo. Per l'Euro significa che sarebbe stato meglio se fosse stato concepito come moneta comune invece che come moneta unica. In quel caso sarebbe stato il mercato a definire la sua capacità di affemarsi.

DWN: è pensabile che i problemi derivanti dall'Euro prima o poi si possano risolvere da soli se in futuro una Cancelliera Merkel o un Cancelliere Schulz continueranno a stare a guardare?

Mayer: no, in questo caso stare a guardare serve solo a peggiorare le cose. Ma io mi aspetto che né una Cancelliera Merkel né un Cancelliere Schulz possano trovare il coraggio di scongiurare il crollo dell'Euro attraverso una ricostruzione tempestiva.

DWN: nella sua forma attuale l'Euro è un pericolo per la sopravvivenza dell'UE?

Mayer: sicuramente, l'UE è stata promossa con l'obiettivo di assicurare la pace, la libertà, la democrazia e lo stato di diritto in Europa. L'Euro dovrebbe essere un mezzo per raggiungere lo stesso obiettivo. Da strumento l'Euro si è trasformato invece in qualcosa di fine a se stesso. Per mantenere l'Euro bisogna necessariamente prendere in considerazione la possibilità che in Europa possano esserci forti tensioni, che la libertà e la democrazia possano essere limitate dalle regole dei burocrati e che lo stato di diritto sia messo in dubbio dalla continua violazione delle regole. Dovremo rispondere di questo ai nostri figli e ai nostri nipoti. 

lunedì 9 gennaio 2017

Klaus-Peter Willsch (CDU): i contribuenti tedeschi non pagheranno per gli errori delle banche italiane

Klaus-Peter Willsch parlamentare CDU e membro della commissione per l'economia al Bundestag, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten sul tema dei salvataggi bancari mette i paletti per le banche italiane: non possiamo accettare che a pagare il conto siano i contribuenti tedeschi tramite il fondo ESM. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de 


Klaus-Peter Willsch, parlamentare della CDU ed esperto di finanza si aspetta che il conto per il salvataggio delle banche Italiane tramite il fondo ESM alla fine sarà il contribuente tedesco a doverlo pagare.

DWN: Banca Monte dei Paschi sarà salvata con il denaro pubblico, in questo modo pero' saranno violate le nuove regole in vigore dallo scorso anno. Queste prevedono che in caso di un fallimento bancario imminente siano chiamati in causa prima di tutto gli azionisti e i creditori. Come valuta in questo scenario il bail-out di una banca?

Klaus-Peter Willsch: sono da sempre convinto che in una economia di mercato la ricapitalizzazione di una banca spetti prima di tutto agli azionisti e poi ai creditori. Se cio' non bastasse e la banca ha una rilevanza sistemica, allora puo' intervenire lo stato, in questo caso l'Italia. In caso contrario la banca deve entrare in una procedura concorsuale. Con le nuove regole sui fallimenti bancari si intendeva spezzare il circolo vizioso fra il rischio di fallimento delle banche e quello degli stati. Ora siamo arrivati al test verità - e ancora una volta si cerca di aggirare la norma. Nell'ambito della catena di responsabilità prevista dalle nuove leggi ad essere responsabili sono prima di tutto gli azionisti e poi i creditori per un importo pari all'8% del totale degli attivi della banca da ristrutturare. Ma questo probabilmente non accadrà. Monte dei Paschi di Siena nel 2015 aveva un bilancio di 169,237 miliardi di Euro. La banca avrebbe potuto ottenere in questo modo piu' di 13.5 miliardi - quindi molto piu' della ricapitalizzazione richiesta dalla BCE (8.8 miliardi).

DWN: considera utili e sensate le nuove regole europee concordate nell'ambito delle ristrutturazioni bancarie?

Klaus-Peter Willsch: solo se alla fine della catena di responsabilità c'è lo stato in cui ha sede la banca. Se alla fine deve intervenire l'ESM, e quindi indirettamente il contribuente tedesco, si tratterebbe allora di far pagare a qualcun'altro gli errori fatti da una banca italiana. Già verso la fine dell'anno c'erano state voci di una possibile richiesta all'ESM da parte dell'Italia di un piano per il salvataggio delle banche.

DWN: sin dal trattato di Maastricht gli accordi sono stati ripetutamente violati. Pensa sia possibile costruire una unione bancaria e monetaria senza un quadro giuridico vincolante?

Klaus-Peter Willsch: forse nel breve e medio periodo, ma nel lungo periodo sicuramente no.

DWN: la crisi bancaria italiana potrebbe compromettere la coesione dell'unione monetaria nella sua forma attuale? E se si', per quali ragioni?

Klaus-Peter Willsch: non posso fare una valutazione e non voglio parlare troppo presto. E' necessario distinguere fra le cause e gli effetti. Se i problemi per un lungo periodo non trovano una soluzione, alla fine anche una piccola scintilla puo' scatenare un incendio.

DWN: senza una messa in comune del debito, garantita in buona parte dalla Germania, l'Eurozona ha una reale possibilità di sopravvivere?

Klaus-Peter Willsch: già nel 2011 avevo proposto un Euro 2.0 per il quale ogni paese membro avrebbe dovuto riqualificarsi. Chi vuole una messa in comune del debito, deve dirlo apertamente ai cittadini. Di fatto i debiti sono già stati messi in comune. I debiti contratti dovranno essere ripagati "nel giorno di poi nell'anno di mai". Alla fine tutti potranno spostare il peso del debito su qualcun'altro.

DWN: che cosa pensa dell'idea di mettere i debiti in un fondo comune europeo, in modo da alleviare i membri piu' indebitati. Oppure, pensa che il debito - in questo caso italiano - sia ancora sostenibile?

Klaus-Peter Willsch: se i debiti sono ancora sostenibili lo devono decidere gli obbligazionisti. Piu' bassa è la sostenibilità del debito maggiore sarà il tasso di interesse richiesto. L'unico mezzo efficace contro un eccesso di indebitamento sono gli alti tassi di interesse. Purtroppo il tasso di interesse come unico criterio obiettivo è stato disattivato da Draghi. Un fondo comune per il rimborso del debito creerebbe solo gli incentivi sbagliati per la creazione di ulteriore debito in quanto i vecchi debiti verrebbero semplicemente cancellati.

DWN: un ragionamento spesso utilizzato in Italia è il seguente: l'Euro è troppo forte per l'Italia, per questa ragione le aziende italiane non sono piu' competitive e quindi finiscono in bancarotta, di conseguenza non possono rimborsare i debiti e mettono le banche in difficoltà, a loro volta le banche in crisi sono un problema per l'Euro. Cosa pensa di questa analisi?

Klaus-Peter Willsch: da quando le economie del sud-Europa non hanno piu' la possibilità di svalutare la propria moneta, la competitività di quei paesi ne ha duramente risentito. Da questo punto di vista l'argomentazione è plausibile. Ma da questo ragionamento è necessario anche trarre le dovute consequenze: o si migliora la competitività dell'economia oppure si sceglie di lasciare l'Euro. Per la Germania la pressione svalutativa dei paesi del sud, nel periodo precedente all'Euro, è sempre stata uno stimolo per portare sui mercati prodotti e processi qualitativamente migliori.

DWN: Merkel ha coniato la famosa frase: "Se l'euro fallisce, fallisce l'Europa." E' d'accordo?

Klaus-Peter Willsch: l'Europa è molto piu' di una valuta. Considero questa frase fatale come il "Wir schaffen das“.

DWN: pensa che Draghi riuscirà a far uscire l'Euro dalla crisi con ulteriori massicci acquisti di obbligazioni e con una duratura politica dei bassi tassi di interesse? Oppure il denaro a buon mercato alla fine farà piu' male che bene?

Klaus-Peter Willsch: il danno è di gran lunga maggiore dei benefici, che io non riesco a individuare. Non c'è alcuna crisi del credito. Il piccolo risparmiatore al contrario viene espropriato. Allo stesso modo i piani previdenziali di molti privati che si erano affidati alle assicurazioni sulla vita e ai piani di risparmio sono di fatto annientati. 

DWN: lei pensa che UE e BCE, in considerazione delle prossime elezioni in Francia, Germania e Olanda vogliano evitare ad ogni modo il fallimento di MPS o di altre banche italiane?

Klaus-Peter Willsch: a me sembra probabile. Di solito è molto piu' facile procastinare un problema che trovargli una soluzione. Coloro che oggi hanno la responsabilità preferiscono evitare di prendere una decisione e scelgono di passare il problema alla generazione dei figli e dei nipoti.

lunedì 7 ottobre 2013

Gli spioni di Bruxelles

Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) ci parla del nuovo servizio di intelligence di cui si sarebbe dotata la UE. L'obiettivo è scovare gli evasori e i terroristi, ma anche gli euro-scettici e le voci critiche. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de 
Fra i progetti piu' ambiziosi di Wolfgang Schäuble c'è la creazione di un servizio segreto europeo che con circa 230 milioni di Euro all'anno, forniti dal contribuente, potrà sorvegliare i cittadini europei. Servirà a combattere il terrorismo, ma a finire sotto la sua lente saranno anche i populisti e gli euro-scettici. Il servizio di intelligence entrerà in azione anche quando i paesi iper-indebitati vorranno dare la caccia agli evasori.

L'Unione Europea ha quasi portato a termine un importante progetto: un sistema europeo di intelligence capace di supervisionare tutte le attività dei cittadini. Uno dei padri di questo sistema di monitoraggio è il Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble.

Il servizio si occuperà principalmente di terrorismo. E questo almeno è il motivo ufficiale per cui è stato fondato.

Nei fatti pero' il nuovo servizio potrà dare la caccia ad ogni tipo di informazione: dai dissidenti agli euroscettici, dagli evasori fiscali fino ai populisti.

L'EU ha di fatto creato le condizioni per garantire un controllo completo dei cittadini. 

A Bruxelles ci sono già 1.300 dipendenti in servizio. E per 230 milioni di Euro all'anno faranno in modo che tutto funzioni secondo i piani. Ovviamente secondo i loro piani.

Il servizio di intelligence è suddiviso in sei unità: oltre ad Europol e Frontex ci sono 4 unità di intelligence, l'Intelligence Analysis Center (INTCEN), il Satellite Center, l'Intelligence Directorate e la Situation Room. Fanno tutti parte del Servizio per l'azione esterna (EAD). Soprattuto l' Intelligence Analysis Center viene considerato il nucleo del sistema di intelligence. 

L'idea per questo nuovo progetto arriva dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Dato il suo precedente ruolo di Ministro dell'Interno, puo' far valere una certa esperienza.

Durante il semestre di presidenza EU della Germania, nel 2007, Wolfgang Schäuble ha insediato il cosiddetto Future Group. L'allora ministro dell'interno ha aperto la strada ad una "cooperazione fra polizia, militari e servizi segreti a livello europeo", scriveva Michael Monroy su netzpolitik.org, insieme al deputato della Linke al Bundestag Andrey Hunko.

Al Future Group appartenevano l'allora vice presidente della commissione EU Franco Frattini, gli ex ministri degli interni di Portogallo, Slovenia, Francia, Svezia e Repubblica Ceca. Anche Schäuble ne faceva parte. Il gruppo aveva il compito, ad esempio, di "elaborare suggerimenti per la gestione della politica interna europea a partire dal 2010", si scriveva in un comunicato stampa di allora.

In un secondo incontro il tema era stato "il coordinamento della sicurezza interna ed esterna". Le discussioni avevano riguardato anche i principi giuridici generali (come la protezione dei dati) nell'ambito della lotta al terrorismo e della sicurezza. Un ruolo importante era stato riservato al "coordinamento delle forze militari, dell'ordine e della protezione civile".

Il risultato degli incontri del Future group sono stati anche sintetizzati in una relazione finale. Al punto 46 si legge:

"il gruppo ha sottolineato la necessità di migliorare il quadro generale per una migliore cooperazione delle forze di polizia, soprattutto attraverso il rafforzamento di Europol, lo scambio di conoscenze e l'integrazione delle tecnologie di sicurezza e informazione della polizia".

Secondo l'EU il servizio di intelligence europea (INTCEN) oggi ha i seguenti compiti:

"EU INTCEN realizza valutazioni di intelligence mettendo insieme tutte le fonti di informazione disponibili. Ogni anno EU INTCEN completa circa 200 valutazioni strategiche generali e 50 rapporti speciali. ll destinatario del documento varia in base all'oggetto o al paese analizzato. Una gran parte è indirizzata ai livelli piu' alti dell'organizzazione, altri destinatari sono i vertici dell'EAD, la Commissione e i paesi membri dell'EU. In tutti questi casi si applica il principio della "conoscenza solo quando necessaria" e si ricorre ad una valutazione della sicurezza".

Il servizio di intelligence sarà ulteriormente ampliato. "L'INTCEN potrebbe trasformarsi nel centro delle operazioni civili e militari - cosi' ha risposto il governo federale ad una interrogazione sull'argomento", si legge sempre su netzpolitik.org. L'apparato del servizio segreto di Bruxelles ha lo stesso numero di dipendenti di quello austriaco.

Il suo compito sarà garantire che l'integrazione dell'EU proceda senza intoppi.

Ed è probabile che nei prossimi anni abbia un ruolo centrale nella ricerca degli evasori fiscali. Cosi' è stato deciso recentemente al G-20: gli stati dovranno scambiarsi i dati a livello mondiale.

Per i paesi europei iper-indebitati un servizio di intelligence che possa essere attivo nella ricerca degli evasori è un investimento sensato.

A pagarlo saranno in ogni caso quelli che vengono spiati. Il sistema mostra il suo vero volto.

domenica 6 ottobre 2013

Anche per Bolkestein l'Euro è un esperimento fallito

L'ex commissario europeo Frits Bolkestein si schiera contro l'Euro e propone l'introduzione delle valute parallele per fermare l'unione di trasferimento. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
L'ex commissario europeo Frits Bolkestein considera l'unione monetaria un esperimento fallito. Le differenze economiche in Europa si sono ampliate. I paesi dell'Eurozona dovrebbero introdurre una seconda e nuova valuta. Solo in questo modo sarà possibile evitare la completa disintegrazione della moneta unica.

L'unione monetaria è fallita. "L'Euro è un sonnifero" per l'Europa, e i paesi in crisi hanno già sognato abbastanza, scrive l'ex commissario EU Frits Bolkestein. I paesi in crisi si sono preoccupati molto di piu' della redistribuzione degli aiuti europei che di promuovere la loro competitività: il patto di stabilità è fallito. L'Unione di trasferimento è già una realtà.

Per Bolkestein l'uscita dall'unione monetaria dei paesi in crisi è la sola via di fuga da questa unione della redistribuzione che avrà bisogno di sempre piu' miliardi. "L'economista tedesco Hans-Werner Sinn ha suggerito che i paesi con un deficit di competitività possano uscire dall'unione monetaria in maniera ordinata, e dopo una svalutazione e una serie di riforme strutturali possano rientrare nell'unione monetaria".

Bolkestein considera questa proposta una buona idea, ma dubita che possa essere realizzata. Gli stati membri non hanno alcuna intenzione di farsi carico di questo difficile compito, ha scritto in un intervento sul giornale olandese Volkskrant. Ma la proposta di Sinn non sarebbe quella piu' desiderabile. Per l'ex commissario ed ex ministro degli esteri olandese l'introduzione di una valuta parallela sarebbe il modo migliore per uscire dalla crisi.

In questo modo i paesi economicamente piu' forti del nord darebbero la possibilità ai paesi periferici di svalutare, e quindi ribilanciare gli squilibri dell'unione monetaria.

I responsabili sono Francia e Germania

Bolkestein accusa Francia e Germania di aver violato il patto di stabilità già nel 2003, e di essere stati i primi a superare la soglia di indebitamento del 3% prevista dal trattato di Maastricht. Da allora l'applicazione dei criteri europei ha perso credibilità e da questo duro colpo non ci si è mai ripresi.

L'unione monetaria soffre per un "difetto congenito" di cui in parte sono responsabili anche  Francia e Germania, sempre secondo Bolkenstein. "Non è possibile mettere insieme un gruppo di paesi cosi' eterogeneo con differenti culture economiche". L'esplosione del debito in Grecia e in Itala era prevedibile.

Bolkestein vede una via di uscita: solo una riforma monetaria radicale puo' salvare l'Euro. Questo è l'unico modo per ripristinare la competitività dell'Europa e fermare l'unione di trasferimento.

Fritz Bolkestein, ex ministro del commercio nei Paesi Bassi, commissario EU dal 1999 al 2004, è l'autore della famosa direttiva Bolkestein, il cui obiettivo era l'eliminazione degli ostacoli burocratici e delle barriere nazionali nel settore dei servizi.

giovedì 18 aprile 2013

L'importanza di essere francese

Secondo Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) la BCE avrebbe concesso alle banche francesi una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata. L'obiettivo: il salvataggio del sistema bancario francese al riparo dai controlli tedeschi. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
Volume in miliardi di Euro dei titoli negoziati sul mercato STEP
La Francia avrebbe ottenuto dalla BCE il permesso di stampare una quantità di denaro illimitata grazie ad uno speciale programma obbligazionario. Le operazioni si muovono su di un sistema bancario ombra e costituiscono una bolla miliardaria. La BCE vuole impedire che la Germania interferisca con il salvataggio della Francia.

Dopo che la BCE ha deciso di esautorare la Banca Nazionale, a Cipro regna una certa preoccupazione. In Francia, invece, al riparo dall'attenzione del grande pubblico, le cose vanno in maniera completamente diversa: la BCE avrebbe concesso alla Francia una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata.

L'azione avrebbe anche lo scopo di evitare il collasso di una banca francese. E cio' sarebbe già stato impedito almeno una volta e all'ultimo momento. 

Alla fine del 2011 c'è stata un'azione concertata fra le banche centrali piu' importanti del mondo, fra queste FED,  BOE (Bank of England) e BCE. Con un volume di liquidità senza precedenti, la BCE ha avviato il Longer-term Refinancing Operations (LTRO) mettendo a disposizione del sistema bancario dell'Eurozona oltre 500 miliardi di Euro. Pochi mesi dopo le banche hanno avuto accesso ad una nuova somma di denaro per un importo simile. 

Sullo sfondo infatti c'era la preoccupazione che le banche nell'Eurozona, in possesso di una significativa quota di titoli di stato, in caso di fallimento di un paese restassero senza risorse a disposizione e facessero affondare l'intera unione monetaria. Fra queste c'era anche una banca francese, molto vicina al collasso. Non si è mai saputo quale fosse la banca in questione.

Nel frattempo si è saputo che accanto a questo flusso di liquidità a 3 anni garantito dal LTRO, le banche francesi hanno a disposizione una fonte di finanziamento praticamente inesauribile, il cosiddetto mercato STEP.

Si tratta di un mercato non regolamentato, sul quale sono negoziate obbligazioni bancarie e corporate. Il valore dei titoli di debito negoziati è pari a circa 440 miliardi di Euro. Vale a dire: il settore bancario francese si è ulteriormente sviluppato in maniera creativa e sul mercato STEP (Short Term European Papers) si concede il lusso di ricorrere ad un nuovo programma per la concessione di credito, se non addirittura una vera licenza per stampare denaro.

I punti piu' importanti in questo sistema piramidale sono:

1) Il mercato STEP si trova fuori dalle borse. Non esiste alcuna regolamentazione

2) Il mercato STEP serve quasi esclusivamente il settore bancario francese

3) Le banche francesi presentano obbligazioni STEP come garanzia presso la Banque de France

4) La cosiddetta banca Euroclear (un'interfaccia  fra Banque de France e le banche francesi) deposita obbligazioni STEP come garanzia presso la BCE.

5) Banque de France a sua volta presenta le obbligazioni STEP depositate come garanzia presso la BCE 

Fra queste obbligazioni ci sono ovviamente anche titoli di dubbia qualità. Fino a quando la Banca Nazionale francese continuerà a svolgere un ruolo di tutela, tali manovre manterranno un ruolo secondario. Ovviamente vengono accettate anche obbligazioni con rating BBB, che poi saranno depositate presso la BCE.

La BCE a sua volta non puo' richiedere dati sul mercato STEP ma puo' ottenere le informazioni solo in maniera indiretta attraverso la Banca nazionale francese (Banque de France). E quest'ultima dipende a sua volta da fonti terze che sono esse stesse degli attori sul mercato.

Cio' significa: viene stampata moneta per le banche francesi sotto la copertura della Banque de France e senza il controllo della BCE. 

Con un somma stimata intorno ai 445 miliardi di Euro, le banche francesi attraverso il mercato STEP controllano una parte considerevole del mercato ombra degli strumenti finanziari delle banche centrali.

Le attività di rifinanziamento a breve termine non sono limitate solamente alle banche francesi. Anche le banche della zona Euro si scambiano fra di loro le obbligazioni STEP e possono depositarle presso la BCE per ottenere liquidità. Oltre ad essere un mercato non regolamentato, di fatto lo STEP rappresenta un'opportunità per ottenere prestiti a basso costo da parte della BCE.

Interessante in questo contesto: i molto dibattuti acquisti di titoli di stato da parte della BCE pari a circa 200 miliardi di Euro - per i quali la BCE si è guadagnata il titolo di "bad-bank" - si aggiungono ai debiti delle banche europee verso la BCE pari a circa 1300 miliardi di Euro.

Mario Draghi in passato si era già pronunciato a favore di una maggiore trasparenza sostenendo che "l'argomento (STEP market) deve essere preso sul serio". Tuttavia non ha fatto nulla. Per una buona ragione

La BCE ha dato alla Francia con il programma STEP la possibilità di stabilizzare le proprie banche senza che la Germania possa fare qualcosa al riguardo.

Il programma dovrebbe pertanto avere lo scopo di dare tempo ai francesi fino a quando non sarà operativa l'unione bancaria. Questa era stata originariamente prevista per il 2018, adesso l'EU vuole anticiparne l'introduzione al 2015. Dopo di cio' i salvataggi bancari in Europa dovranno essere sostenuti dai risparmiatori e dagli azionisti.

Fino a quando questo non accadrà, in Francia continuerà a gonfiarsi fuori da ogni controllo una nuova gigantesca bolla finanziaria. La Germania dovrà assistere impotente. 

Gli sviluppi ci mostrano che il gruppo del sud all'interno della BCE ha già il pieno controllo sul processo di sviluppo della costruzione europea.



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