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martedì 14 maggio 2019

Hartz IV: obbligati a stare a casa

Fra le assurdità di Hartz IV c'è anche l'obbligo di dimora che impedisce ai sussidiati, come accade anche ai richiedenti asilo, di assentarsi per piu' di 3 settimane all'anno dalla loro abitazione o dalla zona in cui risiedono abitualmente. Si tratta di un criterio non definito in maniera chiara dalla legge e quindi per il disoccupato è concreto il rischio di essere vessato dal Jobcenter. Ne scrive Susan Bonath su RT Deutsch



L’obbligo di dimora non riguarda solo i richiedenti asilo, ma anche i destinatari di Hartz IV, i quali in caso di violazione devono temere delle sanzioni. La zona "di prossimità alla residenza" viene interpretata in maniera diversa dai singoli Jobcenter. La norma doveva essere già modificata con un emendamento del 2011 che tuttavia il Ministero del lavoro non ritiene necessario. 


di Susan Bonath 

Si parla molto della libertà senza confini, soprattutto si parla molto della libertà di movimento nel sistema capitalista. Sfortunatamente questo vale soprattutto per il capitale e per i profitti arraffati in questo modo, non certo per la maggior parte della classe lavoratrice sfruttata. Quello che in molti tuttavia non sanno è che per milioni di persone in Germania vige un rigido obbligo di dimora. Fra questi ci sono i richiedenti asilo, ma anche sei milioni di destinatari di Hartz IV. Se vengono beccati al di fuori della loro "zona di prossimità alla residenza", rischiano il blocco totale dell'unica entrata in grado di assicurare loro la sopravvivenza, il sussidio appunto. 


Ogni assenza dal luogo di residenza deve essere approvata 

Mentre la libertà di movimento dei richiedenti asilo è limitata al distretto (Landkreis) in cui si trova il loro centro di accoglienza, la legge per i disoccupati e gli Aufstocker è formulata in maniera alquanto vaga. Si parla solo di "un'area temporalmente e geograficamente vicina". Purché "l'integrazione nel mondo del lavoro" delle persone oggetto delle misure - per quanto improbabile essa sia - non venga "compromessa". E i centri per l'impiego, su richiesta, possono concedere fino a tre settimane all'anno lontano da casa, sempre che l'inserimento nel mondo del lavoro non sia a rischio. L'enfasi è su "richiesta", "possono" e "sempre che". 

Il risultato: tutti i Jobcenter interpretano la legge in maniera diversa. Dove finisce esattamente la zona di prossimità alla residenza? In caso di visita alla madre malata residente nella città vicina c’è un rischio di interruzione della prestazione? Inoltre, gli uffici del lavoro autorizzano a proprio piacimento le richieste di allontanamento dal luogo di residenza - oppure le rifiutano, spiano e controllano in tutti i modi possibili i loro clienti, oppure effettuano controlli via posta, e a volte anche telefonici - senza considerare il fatto che l'obbligo di residenza esorta e incoraggia ogni forma di delazione. 

Nonostante la denuncia della Corte dei conti: il ministero non vede alcun problema 

In realtà, proprio per questa ragione, la legge sin dal 2011 avrebbe avuto bisogno di un chiarimento interpretativo. Ma l’emendamento non è mai entrato in vigore. Il motivo: il Ministero del lavoro e degli affari sociali (BMAS) non ha presentato alcuna ordinanza, ad esempio, per definire con piu’ precisione l'area di prossimità, oppure per limitare la durata oltre la quale le persone interessate dalle misure dei Jobcenter devono richiedere un permesso di congedo. 

La corrispondente richiesta con la quale la Corte dei conti federale ha chiesto al Ministero di prendere in considerazione questi elementi viene ignorata sin dal 2017. Il BMAS ipotizza che i singoli centri per l'impiego in materia abbiano stabilito degli standard diversi, accusa la Corte dei conti federale. Il BMAS "non vede alcuna necessità", ha recentemente spiegato una portavoce del ministero ad una domanda specifica. 

Carta bianca ai Jobcenter per vessazioni arbitrarie 

Ai Jobcenter piu’ che altro interessa garantire la raggiungibilità per posta, spiega Harald Thomé dell'associazione sociale Tacheles. Per questo motivo l’obbligo di residenza in realtà è totalmente superfluo. La corrispondenza infatti può essere trasmessa digitalmente, ci sono i telefoni cellulari e le e-mail, critica Thomé. La nuova legge non eliminerebbe affatto il divieto di allontanamento. Ma almeno potrebbe contenere l'arbitrarietà dei Jobcenter, secondo Thomé: "con la vecchia legge, infatti, per i centri per l’impiego è molto piu’ facile vessare i percettori di un sussidio Hartz IV". 

Il fatto che i Jobcenter puniscano solo sulla base di un puro sospetto è mostrato anche da un catalogo che fa parte di una direttiva dell'Agenzia federale per l'impiego (BA) e al quale la portavoce del BMAS gentilmente rinvia. Nella lista degli indizi di un allontanamento dalla residenza, sufficienti per giustificare delle "misure" punitive ci sono: addebiti sul conto corrente da parte di agenzie di viaggio, addebiti per pagamenti su stazioni di servizio fuori zona, non presentarsi agli appuntamenti, non raggiungibilità telefonica, posticipo continuo di un appuntamento, cassetta della posta permanentemente piena, serrande di casa sempre abbassate, delazioni anonime, avvisi da terze parti, chiamate da località fuori zona o mancata reazione all’offerta di una misura di integrazione.



sabato 11 maggio 2019

"Disuguaglianza al livello piu' alto dalla riunificazione"

L'uomo della strada lo aveva capito da tempo, ma ora viene confermato anche dai dati dei ricercatori del prestigioso DIW: il boom economico degli ultimi anni ha fatto arricchire solo una parte del paese, quella che probabilmente stava già discretamente bene, mentre una larga parte della popolazione ne è rimasta esclusa. L'economia sociale di mercato, anche secondo il DIW, ormai è sempre meno "sociale" e sempre piu' di mercato. Ne scrive il Tagesspiegel


A beneficiare della forte crescita degli ultimi anni sono state soprattutto le persone che già guadagnavano bene. La parte piu' povera ha avuto meno vantaggi. Questo è il messaggio di fondo che arriva da un'indagine condotta dal Deutsches Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Gli autori parlano di un significativo "aumento della disuguaglianza in termini di reddito, che nel 2016 in Germania ha raggiunto il livello più alto a partire dalla riunificazione".


I redditi disponibili delle famiglie - depurati dall'inflazione - tra il  1991 e il 2016 sono aumentati di quasi un quinto. Non sono disponibili dati comparativi più recenti. Analizzando la situazione delle singole famiglie, le cose tuttavia stanno un po' diversamente: il decile superiore ha aumentato il suo reddito del 35%. Nel mezzo la crescita è stata significativamente più bassa, fra l'8% e il 19%. Per il decile che guadagna di meno il reddito è sceso addirittura dell'8% - nonostante la buona situazione economica e la bassa disoccupazione.

Una spiegazione per questa situazione, secondo gli autori dello studio, potrebbe essere la forte immigrazione degli ultimi anni. Il numero degli stranieri che vivono in Germania, infatti, dal 2010 al 2016 secondo il DIW  è aumentato di oltre tre milioni salendo fino a dieci milioni. I migranti nei primi anni spesso percepiscono un basso reddito.

Le persone sono soddisfatte del loro reddito come non era mai accaduto

Per il loro studio i ricercatori del DIW hanno utilizzato i dati del panel socio-economico. Ogni anno circa 45.000 persone vengono interrogate, tra le altre cose, anche sulla loro situazione finanziaria. I dati mostrano che i tedeschi sono molto più felici rispetto al 2007 o al 1997. Anche le persone in fondo alla scala dei redditi sembrano più rilassate rispetto agli anni Novanta. Quasi il 40 % afferma di non avere "preoccupazioni" - la Germania non ha mai raggiunto un tale valore nemmeno negli anni '90. Solo il 15% sarebbe "molto preoccupato".

Secondo gli autori ciò potrebbe anche essere dovuto all'immigrazione: spesso la propria soddisfazione viene misurata in relazione a quella degli altri. I migranti potrebbero confrontarsi con le persone rimaste nei loro paesi di origine, persone che spesso stanno ancora peggio di loro. Nonostante la percezione generalmente positiva, quasi la metà della società tedesca afferma: i miei guadagni netti sono troppo bassi.

Il lavoro da solo, tuttavia, non è più in grado di proteggere dalla povertà. L'istituto di ricerca è arrivato anche a questa conclusione. Il DIW ha calcolato una cosiddetta soglia di "basso reddito" per indicare la percentuale di famiglie che percepiscono meno del 60% del reddito mediano: il reddito che sta esattamente nel mezzo se la somma di tutte le famiglie viene divisa a metà. Questo rapporto spesso è indicato come il tasso di popolazione a rischio povertà. I dati del DIW mostrano che dall'inizio del nuovo millennio questo numero è aumentato, non solo per le famiglie senza lavoratori e per i disoccupati. Ma cresce anche nelle famiglie con un solo percettore di reddito. Il loro rischio di trovarsi in povertà, rispetto agli anni '90 è raddoppiato passando dal 15 al 30 %.

I problemi sociali peggiorano nelle città

I ricercatori mettono in guardia soprattutto dallo sviluppo problematico tipico delle grandi città, dove il  rischio povertà è cresciuto ancor più che nelle campagne. Questo sviluppo, nel quadro dell'aumento dei costi per l'affitto è "preoccupante". I politici dovrebbero occuparsi quanto prima della costruzione di alloggi a prezzi accessibili, "per ridurre la povertà tra le persone a basso reddito", chiedono gli autori.

Il presidente del DIW, Marcel Fratzscher, ritiene che il mercato immobiliare sia una prova degli "eccessi" nell'economia sociale di mercato. Fratzscher si lamenta inoltre del numero insolitamente alto di lavoratori che in Germania percepiscono un basso salario. "Nonostante il boom economico degli ultimi anni - c'è un crescente rischio povertà e questa è una contraddizione". La ripresa per molti non è mai arrivata, la componente sociale dell'economia sociale di mercato è stata trascurata. E chiede: "Abbiamo bisogno di maggiori opportunità accessibili a tutti. Dobbiamo garantire che vengano stipulati più contratti collettivi. Che il sistema fiscale sia radicalmente riformato. Il reddito in Germania viene tassato ad un livello insolitamente alto - i redditi provenienti dalla ricchezza, invece, ad un livello troppo basso".




venerdì 14 settembre 2018

Vita di una giovane Hartz IV

Sarah è una studentessa diciassettenne del Nord Reno-Westfalia e insieme a sua madre sopravvive con un sussidio Hartz. La sua testimonianza diretta ci spiega perché molto spesso la burocrazia degli Arbeitsamt, invece di aiutare i giovani ad uscire dalla povertà, impedisce di pianificare un futuro normale e dignitoso. Da Vice.com la lettera di Sarah Heinrich


Lavorare per 450 euro al mese e tenere per sé solo 170 euro? Sembrerebbe una tassazione sul reddito estrema - come si potrebbe sospettare dai numeri - ma con i ricchi non ha nulla a che fare, al contrario. Si tratta invece dei figli dei sussidiati Hartz IV.

Sono Sarah, ho 17 anni e sono la figlia di un Hartz IV. L'anno prossimo farò la maturità nel Nord Reno-Westfalia, e vorrei poter mettere da parte qualche soldo per il periodo che seguirà. Per viaggiare con gli amici, per i mobili del primo appartamento, o forse solo per avere un piccolo cuscinetto se dovesse accadere qualche imprevisto e se dovessi avere bisogno di un po' di denaro.

Ma il problema è che fino a quando vivo a casa, difficilmente riuscirò a mettere da parte qualcosa.

Poiché mia madre percepisce un sussidio Hartz IV, secondo la lingua dei burocrati formiamo una cosiddetta "comunità di bisogno" (Bedarfsgemeinschaft). Altri la chiamerebbero una famiglia, una comunità in cui ci si sostiene l'un l'altro. L'agenzia federale per l'impiego inquadra la situazione in maniera molto precisa. Tutto ciò che io, figlia diciassettenne, guadagno oltre i 100 euro al mese, viene detratto all'80% dal sussidio Hartz IV della nostra "comunità di bisogno". L'Arbeitsamt ci darà quindi di meno, perché io appunto guadagno una parte dei soldi che secondo l'ufficio ci spettano.


Di per sé è logico che in una famiglia ci si prenda cura dell'altro, ma i minorenni devono provvedere anche ai loro genitori? Io non credo sia così.

Piuttosto, dovremmo fare in modo che i figli non vadano a finire nella stessa situazione di povertà finanziaria dei genitori. Perché questa spesso passa di generazione in generazione.

Ho escluso sin dall'inizio la possibilità di partecipare con la mia classe alla gita scolastica di fine anno. Certamente ci sono ragazzi con dei genitori ricchi che possono permettersela. Ma ci sono anche molti adolescenti che hanno dei genitori che non possono permettersi con facilità nulla del genere. Ma almeno hanno la possibilità di fare qualche lavoretto per un paio di mesi e di mettere da parte qualche soldo. Io non posso farlo, proprio come molti altri figli di sussidiati Hartz IV.

La povertà fa ammalare le persone, questo è noto, e anche i bambini e gli adolescenti ne sono colpiti. La marginalizzazione è fatale per la loro psiche, sebbene non possano fare molto per la situazione in cui si trovano.

I primi 100 euro che i giovani come me possono guadagnare e tenere per sé spesso vengono spesi nelle associazioni sportive, nei viaggi del fine settimana o anche in attività banali come il cinema, il cibo o fare festa. Non si tratta di uno spreco, ma del tentativo di vivere una vita come quella gli altri.

Molti adolescenti sognano di lasciare definitivamente la casa dei genitori dopo aver terminato la scuola. Per me invece non è un sogno, perché so che dovrò uscire di casa il prima possibile se non voglio restare legata all'Arbeitsamt ancora a lungo. Il pensiero di dover traslocare tuttavia mi spaventa.

Posso richiedere al Jobcenter una sovvenzione con la quale poter arredare il mio appartamento o la mia stanza in un appartamento condiviso. Tuttavia l'ufficio può anche rifiutare la richiesta se ritiene che il mio trasloco non sia necessario. E poi c'è la cauzione. Su cui io non posso risparmiare e per la quale il Jobcenter dovrebbe decidere se vuole concedermi o meno un prestito.

Dopo il diploma mi piacerebbe molto fare un anno di servizio sociale volontario, ma per farlo dovrei trasferirmi. Perché vivo in campagna, e i lavori del FSJ (Freiwilliges Soziales Jahr) sono disponibili solo nelle città. L'unica alternativa sarebbe un'auto privata. Se rimanessi con mia madre, sarei autorizzata a tenere fino ad un massimo di 200 euro dalla paga che prenderei come volontaria. Ma quei soldi servirebbero solo per coprire i costi per l'auto e il carburante. Senza considerare che non posso risparmiare denaro nemmeno per comprare una piccola auto usata.

Se dopo aver finito la scuola o dopo il FSJ decidessi di andare all'università avrei diritto al BAföG (borsta di studio), ma mi troverei immediatamente di fronte alla prossima sfida finanziaria: pagare le tasse del primo semestre (Semesterbeitrag). Nelle università piu' vicine, quelle di Dortmund e Duisburg-Essen, sono 291 o 305 euro. Soldi che dovrei mettere da parte, se solo potessi.

Ancora una volta il primo passo è il più difficile. Ma senza questo io non posso uscire dalla mia situazione.

Spesso si dice che i figli dei destinatari di Hartz IV mancano di esempi positivi nella vita. Per questo motivo spesso finiscono essi stessi a condurre una vita in povertà. Crescono senza considerare normale il fatto di dover lavorare otto ore al giorno. Non possono vedere i loro genitori mentre si felicitano per una promozione lavorativa oppure godersi una vacanza pagata con i soldi risparmiati. In breve: non imparano che il lavoro è utile.

Ma se questi figli decidessero di fare diversamente dai loro genitori - che forse nella loro adolescenza non potevano o non volevano guadagnare qualche soldo, verrebbero puniti.

In che modo dovremmo sviluppare una relazione positiva con il lavoro se il denaro ci viene semplicemente sottratto? È quasi impossibile trovare un annuncio di lavoro per 100 euro al mese, e poi oltre alla scuola, ai compiti a casa e soprattutto allo studio per il diploma, chi è disposto a lavorare molte più ore senza alla fine essere pagato? Non si dovrebbe forse sostenere proprio questi ragazzi a cui fin dall'inizio si prospettava una vita in povertà e che invece stanno cercando di intraprendere una strada diversa?

Dovreste essere contenti se ancora riusciamo a trovare la motivazione per uscirne con le nostre forze!

Non si dice sempre: chi è diligente e si dà da fare dovrebbe avere la possibilità di condurre una buona vita? Il lavoro deve essere utile? Se ci viene negato di fare esattamente ciò, allora è la dimostrazione che a molti non interessa il fatto che tutti possano avere le stesse opportunità. E forse a molti non interessa nemmeno se alcune persone restano  povere per sempre.

Le ragioni per le quali le persone fanno domanda per i sussidi di disoccupazione sono molteplici, e far sentire le persone in colpa è inappropriato. Ma ovviamente so che ci sono persone che la pensano in maniera diversa. Che considerano i percettori di Hartz IV come dei parassiti sociali. Ma anche loro sembrano essere d'accordo con il punto fondamentale secondo il quale i ragazzi non possono farci nulla se sono nati in condizioni sfavorevoli. Non è un caso che ogni partito scriva sulla propria bandiera di voler ridurre la povertà infantile e garantire le pari opportunità.

Dovremmo stimare questi ragazzi perché cercano di sfuggire alla povertà finanziaria, sostenerli e incoraggiarli. E non rendere ancora più difficile la loro strada già lunga e complicata.


mercoledì 12 settembre 2018

Sopravvivere ad Hartz IV

Hartz IV non è un reddito di cittadinanza ma un sistema di controllo finalizzato a scandagliare l'esistenza dei sussidiati i quali sono costretti a dichiarare ogni minima entrata e restano costantemente sotto osservazione. La minaccia sullo sfondo è sempre la stessa: sanzioni, decurtazioni, tagli al sussidio. Una madre di Berlino racconta a Deutschlandfunk Kultur che cosa significa sopravvivere con un sussidio Hartz. Ne parla deutschlandfunkkultur.de


Quasi otto milioni di persone in Germania percepiscono un sostegno sociale al reddito sotto forma di sussidio "Arbeitslosengeld II" oppure come assistenza sociale. Persone che vivono sotto la minaccia costante di sanzioni e sotto un permanente controllo. Questa situazione li fa ammalare, si sentono feriti, senza dignità.

Un'insalata, qualche carota tagliuzzata, patate e un mango con qualche macchia marrone. Tutto finisce nella busta della spesa della signora con la treccia scura e il sorriso amichevole. Ogni martedì arriva in questo punto di distribuzione della Tafel di Berlino:

"Ho assolutamente bisogno di tutto ciò, un vero guadagno per noi, è quello che ogni settimana ci salva. Sono grata di poter venire qui ogni martedì per sentirmi parte di una comunità, per la premura, per la bella gente, e io a volte davvero ho le lacrime di gioia, perché sento un po' di integrazione ".

La donna ha poco più di 50 anni e qui vuole essere chiamata Beatrice Buchmann. I suoi vicini di casa non devono in alcun modo sapere che da decenni ormai fa affidamento solo sui soldi del Jobcenter o del Sozialamt e che senza l'aiuto della Tafel non avrebbe mai avuto abbastanza da mangiare.

"Devi fingere e questa è la cosa brutta, esci di casa come un bozzolo, perché hai ancora una dignità, ma quella dignità dentro di te in verità non ce l'hai piu' perché all'Arbeitsamt ti hanno già fatto male, perché ogni volta dobbiamo mostrare tutto quello che ancora abbiamo".

Non può permettersi l'affrancatura delle lettere

Beatrice Buchmann non ha mai avuto molto. Come assistente di un dentista part-time guadagnava così poco da dover integrare con l'indennità Arbeitslosengeld II. Madre single con un bambino, ha fatto ben 55 lavori diversi, su sollecitazione del Centro per l'impiego ha scritto 189 candidature, fino a quando alla fine le hanno diagnosticato la ragione dei suoi continui fallimenti: è una autistica con sindrome Asperger, e oltre a cio' ha una grave malattia agli occhi.

Ora vive con una pensione di invalidità e integra l'assegno con la sicurezza di base (Hartz IV): l'Arbeitsamt le trasferisce 416 euro al mese, detratti i 120 euro che deve aggiungere perché il suo appartamento è di qualche metro quadrato piu' grande e quindi troppo caro per il Sozialamt. Le restano circa 300 euro al mese per vivere. A ciò si aggiungono tutte le pratiche burocratiche con i servizi sociali. Deve andarci due volte al mese in bicicletta:

"Perché i documenti non possono più essere inviati via e-mail a causa della legge sulla protezione dei dati, è cosi' da maggio ormai. Ora dobbiamo fare tutto sempre per iscritto e questo ci costa anche tanti soldi. Oppure dobbiamo farlo da soli e di solito nei mesi estivi non prendo l'abbonamento scontato, perché voglio oppure devo risparmiare. Servono 27,50 € per l'abbonamento, quindi faccio tutti i giri in bicicletta".

In questo modo Beatrice Buchmann risparmia 1,45 euro a lettera. Questo è il motivo per cui deve segnalare immediatamente qualsiasi cambiamento nei suoi costi o acquisti:

"Devono prima arrivare la bolletta del riscaldamento e le altre bollette per i consumi, inviate separatamente dal padrone di casa. Oppure a luglio arriva l’aumento della pensione, quindi l'impiegato del Jobcenter prepara un nuovo documento che deve essere spedito all'assicurazione sanitaria. La cassa malattia prepara un nuovo calcolo e io poi devo inviare questo nuovo documento dall'assicurazione sanitaria all'impiegato a me assegnato al Jobcenter, e da quel momento l'importo puo' essere nuovamente adeguato. Ho tre grandi raccoglitori che stanno scoppiando ".


"Gli appuntamenti in cui sei messo a nudo"

Un sforzo enorme in termini di burocrazia. E poi ci sono gli appuntamenti durante i quali viene fatta un'audizione personale. Perché ogni anno tutte le domande devono essere rinnovate:

"Un altro appuntamento in cui sei messo a nudo, penso ogni volta, perché io come autistica mi immagino tutto in senso figurato. Ti viene chiesto quanto denaro hai a casa, domanda che trovo degradante in quanto ogni volta devi specificare tutto, se hai ricevuto gioielli o qualcosa del genere. "

Tutto viene calcolato e detratto dal sussidio. Il Kindergeld del figlio Lasse, che nel frattempo ha raggiunto la maggiore età ed è uscito di casa, veniva detratto dalla sua assistenza sociale di 300 euro. Se lei va in ospedale vengono detratti dei soldi dal sussidio perché il cibo durante la degenza è fornito dall'ospedale. Beatrice Buchmann non può nemmeno avere un credito sull'affitto nei confronti del suo padrone di casa, che aveva ottenuto perché per alcune settimane durante una ristrutturazione non aveva potuto usare la sua cucina:

"E sfortunatamente ho dovuto dichiararlo al mio impiegato del jobcenter come una forma reddito, ed è stato interamente detratto dal sussidio di base. Così non ho visto un centesimo per il mio disagio, per tutto quello che ho dovuto passare".

Al figlio non era permesso di tenere le mance

Quando il figlio Lasse viveva con lei era ancora peggio. Quando aveva 15 anni, madre e figlio dovevano vivere con poco meno di 800 euro al mese. Anche quando Lasse voleva guadagnare qualche soldo con un lavoro estivo, l'Arbeitsamt prendeva subito dei provvedimenti:

"Mio figlio poteva guadagnare al massimo 100 euro al mese. Niente in piu'. Ha dovuto rinunciare perfino alle mance, e anche il suo capo sapeva esattamente che con noi bisognava procedere in quel modo. Perché non gli era permesso di guadagnare un centesimo in piu', altrimenti dovevamo dichiararlo e poi veniva detratto"

Per Beatrice e suo figlio non ci sono né libertà né indipendenza: proprio mentre Lasse stava preparando la maturità, dal Centro per l'Impiego continuavano a chiamarlo per obbligarlo a candidarsi a dei colloqui di selezione e a dei test:

"C'era un impiegata che chiamava mio figlio in continuazione per dei colloqui a cui sono seguite decine di candidature. Questo è il peso che viene scaricato su di uno studente che a causa della madre purtroppo percepisce ALG II, è già in quel momento si trova in una trappola. Era vicino ad un esaurimento nervoso, deve immaginarselo, un diciassettenne, tormentato in questo modo dal centro per l'impiego, che non riesce piu' a gestire la sua vita. Era già a rischio suicidio".

"Il 90 per cento si ammala a causa dei centri per l'impiego"

Un esame poi è andato anche male, e purtroppo non è stato sufficiente per ottenere una Abitur pienamente valida. La madre di Lasse accusa:

"Io stessa ho avuto dei sensi di colpa, proprio perché mi trovavo in questa situazione e non ne sono mai uscita. Nessuno mi ha mai potuto aiutare. Nel 90 per cento dei casi le persone si ammalano di mente a causa della pressione del Jobcenter. Non possono fare alcun errore, perché vengono messe sotto osservazione con una lente di ingrandimento"

Oggi il figlio di Beatrice Buchmann ha 21 anni e vive da solo, ha finito un apprendistato come venditore di auto e ora vorrebbe ancora studiare. Per lei nulla è destinato a cambiare. Poiché continua a pagare la riparazione della lavatrice, attualmente vive con 80 euro al mese. Domani Beatrice Buchmann deve tornare di nuovo al Sozialamt:

"Cosi' passo da un mese all'altro e sono lieta di avere almeno qualcosa, anche se alla fine tutto cio' non è nemmeno degno di essere vissuto. E' solo un sopravvivere".


sabato 8 settembre 2018

Perché Sahra Wagenknecht ha ragione

Die Zeit non poteva certo essere tenero con il nuovo movimento di sinistra Aufstehen! In un articolo uscito ieri tuttavia non puo' fare a meno di dare ragione a Sahra Wagenknecht e al suo movimento su un punto centrale della loro proposta politica: i redditi reali delle famiglie piu' povere in Germania negli ultimi anni hanno perso potere d'acquisto mentre la disuguaglianza sociale è cresciuta. Ne parla Die Zeit


Sahra Wagenknecht questa settimana non ha perso occasione per promuovere il suo nuovo grande progetto politico #aufstehen. La leader politica di sinistra tuttavia continua a ripetere un dato: il 40% della popolazione piu' povera avrebbe un reddito reale inferiore rispetto quello di venti anni fa. E' un'affermazione coerente con un movimento politico di sinistra. Serve a dare la sensazione che in questo paese c'è sempre piu' ingiustizia sociale, che i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. "In un paese del genere la democrazia non funziona più", sostiene Wagenknecht. Ma il dato è corretto?

Per capire come si stanno muovendo le retribuzioni e gli stipendi in Germania, gli economisti di solito analizzano i dati del del Panel socio-economico (SOEP), sviluppato dal Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). Secondo il DIW, i redditi reali del 40% delle famiglie piu' povere tra il 1999 e il 2015 sarebbero diminuiti di quasi il 7%, tenendo conto dell'aumento dei prezzi. Altri economisti tuttavia esprimono dei dubbi su questo dato ottenuto dall'istituto.


Il DIW è noto per essere vicino al sindacato, quindi piuttosto vicino alla sinistra. Come punto di partenza per il dato citato da Wagenknecht gli autori dello studio hanno preso l'anno 1999, vale a dire un anno in cui il reddito del 40 % più povero era particolarmente alto. Un'altra obiezione arriva dall'antagonista scientifico del DIW, l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW), considerato vicino ai datori di lavoro e di orientamento liberista. L'IW sottolinea che negli ultimi anni il SOEP nel panel ha inserito sempre piu' genitori single, famiglie con bambini piccoli o molti figli e le famiglie a basso reddito. Inoltre, il SOEP 2013 includeva un ampio campione di persone con un background migratorio.

I ricercatori del SOEP hanno aggiornato il campione per rispecchiare in maniera più precisa possibile la composizione della popolazione. L'IW teme pertanto che un confronto fra campioni relativi a due periodi diversi non sia significativo. Perché questi gruppi di solito guadagnano meno della media. Per dimostrarlo, l'IW ha calcolato l'effetto dei campioni composti da migranti sull'evoluzione dei redditi reali. Se si sottrae questo effetto, il reddito reale del 40% inferiore non sarebbe diminuito, ma aumentato del 7,6%. Tuttavia l'IW considera per questa analisi un periodo diverso: quello dal 1994 al 2004.

Jan Goebel, vice direttore del SOEP, difende l'operato del suo istituto: se la struttura della popolazione cambia, anche il campione deve riflettere questi cambiamenti. Il campione è ponderato in modo da poter riflettere le caratteristiche di base della popolazione. Pertanto, l'argomento secondo il quale non sarebbe possibile confrontare i dati relativi ai gruppi di reddito nel tempo, da un lato è corretto perché nel campione ci sono altre persone rispetto a quelle degli anni precedenti, dice Goebel. Ma l'argomento allo stesso tempo è anche sbagliato, perché l'obiettivo deve essere quello di tenere conto della struttura complessiva della popolazione in un determinato momento in Germania. Il problema metodologico è stato evidenziato in tutte le pubblicazioni.

Nonostante i livelli record di occupazione, la disuguaglianza è in aumento

Quindi, se si preferisce seguire l'IW ed escludere dal campione la componente legata all'immigrazione, anche la buona notizia ad un secondo sguardo deve essere relativizzata. È vero che il 40 % più povero non ha un reddito reale inferiore rispetto al passato, ma di quasi l'otto percento superiore. Tuttavia, senza l'effetto migrazione, i redditi dell'altro 60 % nello stesso periodo sono aumentati del 16,5 % e quelli del 10 % piu' alto addirittura del 21,9 %. Non tutti si sono avvantaggiati allo stesso modo dello sviluppo economico favorevole degli ultimi anni: il reddito dei ricchi è cresciuto molto più velocemente di quello dei poveri. La famosa forbice ha continuato ad aprirsi, specialmente dall'inizio del millennio. E questo sebbene i disoccupati siano cosi' pochi come non accadeva da decenni.

Nonostante l'occupazione da record ci sono molte possibili spiegazioni per la crescente disuguaglianza. Ci sono ad esempio piu' donne che lavorano a tempo pieno e che in media hanno un salario inferiore rispetto agli uomini. Ci sono poi sempre meno lavoratori pagati in base ai contratti collettivi. Sebbene molte aziende facciano dei grandi profitti, i salari dei lavoratori non crescono coerentemente. La popolazione sta invecchiando e gli anziani hanno redditi più bassi. Ci sono sempre piu' persone che lavorano in settori a bassa retribuzione. E poi c'è la globalizzazione, che apre molte nuove opportunità economiche, ma che mette i lavoratori scarsamente qualificati in competizione con quelli dei paesi a basso reddito. In tali condizioni, un nuovo movimento di sinistra potrebbe effettivamente avere successo. Oppure uno di destra.
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lunedì 2 ottobre 2017

Il paese della disuguaglianza

Il prof. Marcel Fratzscher è uno stimato economista nonché il direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). Nel suo ultimo libro analizza la distribuzione dei redditi e dei patrimoni in Germania e giunge ad una conclusione netta: la Germania del 2017 è il paese della disuguaglianza sociale in cui il sogno del "benessere per tutti" di Ludwig Erhard ormai è solo uno slogan vuoto e privo di senso. L'economia sociale di mercato tedesca ormai da tempo non è piu' sociale. Dall'Huffington Post


Il motto di Ludwig Erhard, creare "benessere per tutti", oggi puo' essere considerato solo un'illusione. L'economia sociale di mercato tedesca, almeno per come l'abbiamo conosciuta nei decenni durante i quali era garantita la protezione di tutti i gruppi sociali, oggi non esiste piu'.

Nell'economia tedesca si gioca con le carte truccate - di concorrenza e di mercato nell'economia reale ce n'é sempre meno. 

La nuova economia di mercato tedesca mostra il suo vero volto in una disuguaglianza sociale sempre piu' forte. In nessun'altro paese industrializzato le opportunità, ma anche i patrimoni e i redditi, sono distribuiti in maniera cosi' disuguale.

Questa disuguaglianza non è solo un problema sociale ma anche economico: rallenta la crescita economica, impedisce l'aumento degli investimenti e la creazione di posti di lavoro migliori. Si tratta di danni reali, che pongono la Germania davanti a una grande sfida.

La Germania è il paese della disuguaglianza

Nel mondo industrializzato la Germania di oggi è uno dei paesi con le piu' grandi disuguaglianze sociali. Le ragioni non sono immediatamente evidenti. I fatti sono come le tessere di un puzzle che ad un primo sguardo non sembrano incastrarsi.


Il primo esempio è il "puzzle patrimoniale": la Germania è un paese ricco con un reddito pro-capite che è fra i piu' elevati al mondo. Ed è anche un campione di risparmio - in nessun'altro paese industriale i cittadini e le imprese risparmiano una quota cosi' elevata del loro reddito.

Sarebbe quindi logico aspettarsi che i tedeschi grazie ad un alto reddito e ad una elevata quota di risparmi possano accumulare dei grandi patrimoni privati per potersi assicurare una certa prosperità in vecchiaia e fare quindi della previdenza pensionistica. La realtà tuttavia sembra essere diversa: la ricchezza di molti tedeschi è notevolmente inferiore rispetto a quella dei loro vicini. E' fra le piu' basse in Europa ed è meno della metà rispetto a quella di molti europei.

Fanno parte della ricchezza le attività finanziarie e monetarie, gli immobili, gli oggetti di valore, le assicurazioni e le immobilizzazioni. Il loro valore nel portafoglio di molti tedeschi negli ultimi 15 anni è chiaramente sceso. Come è possibile che questi fatti possano andare d'accordo? Come è possibile che in un paese economicamente cosi' di successo e forte le persone abbiano cosi' poca ricchezza privata?

Come è possibile che le persone in Germania guadagnino e risparmino piu' dei loro vicini e tuttavia abbiano dei patrimoni inferiori? Allo stesso tempo la ricchezza è suddivisa in maniera profondamente diseguale. In nessun'altro paese della zona Euro la disuguaglianza dei redditi è superiore. La metà piu' povera della nostra popolazione praticamente non ha alcun patrimonio netto. Se le persone hanno dei beni, i loro debiti hanno un valore almeno uguale o superiore.

Nel 20% piu' povero, i debiti sono superiori ai patrimoni. Questi cittadini hanno una posizione debitoria netta. Ma anche al vertice della piramide della ricchezza la situazione tedesca è piu' estrema rispetto a quella dei suoi vicini: in nessun'altro paese in Europa il 10% piu' ricco della popolazione dispone di patrimoni maggiori.


Lo stato cerca di bilanciare l'elevata disuguaglianza attraverso la fiscalità e la redistribuzione finanziaria

La disuguaglianza nella distribuzione dei patrimoni in Germania è simile al livello registrato negli Stati uniti. Il secondo puzzle è il "puzzle del reddito": non solo per quanto riguarda i patrimoni, ma anche per quanto riguarda i salari e i redditi, l'aggettivo "sociale" nell'economia tedesca da tempo è stato messo in secondo piano.

Il divario fra i redditi piu' alti e quelli piu' bassi nel nostro paese continua ad ampliarsi. Quasi la metà dei lavoratori tedeschi negli ultimi 15 anni ha dovuto fare i conti con salari che hanno perso un parte del loro potere d'acquisto. La perdita di potere d'acquisto è stata accusata soprattutto dai lavoratori con i salari piu' bassi. 


Solo chi aveva salari piu' alti ha potuto approfittare di un aumento reale delle retribuzioni. A scendere non è stato solo il potere d'acquisto, anche i redditi per la maggior parte dei lavoratori sono cresciuti lentamente; soprattutto perché in Germania c'è un numero insolitamente elevato di persone con un'occupazione precaria o che - spesso involontariamente - hanno un lavoro a tempo. La Germania è uno dei paesi industrializzati con le piu' alte disparità di reddito.

Lo stato tedesco cerca di compensare questo elevato livello di disuguaglianza attraverso la fiscalità e la redistribuzione finanziaria - anche se i suoi sforzi hanno un successo molto limitato. La disuguaglianza dei salari e dei redditi disponibili negli ultimi anni è aumentata notevolmente. Dopo il 2005 questo aumento è stato in parte rallentato dal forte incremento dell'occupazione.


E cosi' la disuguaglianza crescente si riflette anche in un forte aumento del tasso di povertà - soprattutto i piu' anziani e i piu' giovani sono sempre piu' minacciati dalla povertà - così come accade per la diminuzione della giustizia sociale intergenerazionale. Proprio all'ingresso nel mondo del lavoro la disuguaglianza nelle attuali giovani generazioni, per quanto riguarda i patrimoni e i redditi, è chiaramente piu' alta rispetto a quanto accadeva in passato.


La mobilità sociale in Germania resta molto bassa

Il terzo puzzle è il "puzzle della mobilità". Le persone con un basso reddito e una bassa ricchezza raramente sono in grado di migliorare significativamente la loro situazione ed avere quindi "un'ascesa sociale". Una simile situazione di immobilità la si puo' riscontrare anche fra i redditi piu' alti e fra i patrimoni piu' grandi: chi ce l'ha fatta ad ottenere un buon reddito e ad accumulare un buon patrimonio, in Germania ha molte piu' opportunità di mantenere questa posizione rispetto a quanto accade in molti altri paesi.

Il rischio di un declino sociale è molto inferiore rispetto alla media dei paesi OCSE. La ridotta mobilità delle condizioni sociali è particolarmente evidente nel 10% piu' alto e nel 10% piu' basso, cioè nel decile piu' ricco e in quello piu' povero della popolazione. Nel confronto internazionale risulta eccezionale anche la forte interazione fra i valori del reddito e del patrimonio: i cittadini piu' ricchi sono anche quelli con un reddito piu' elevato. Chi ha già molto, riceve anche di piu'. 

Questo basso livello di mobilità sociale interessa anche le generazioni successive: in nessun'altro paese l'origine sociale influenza il proprio reddito come in Germania. In nessun'altro paese il povero resta cosi' spesso povero e il ricco cosi' spesso ricco - per generazioni.

In Germania la metà del reddito di un lavoratore è determinata dal reddito e dal livello di istruzione dei genitori. I figli di genitori ricchi non solo possono sperare in una grande eredità o in donazioni, ma hanno significativamente anche maggiori possibilità di raggiungere un reddito superiore alla media.

I bambini provenienti da famiglie a basso reddito e con un basso patrimonio raramente riescono a raggiungere una posizione sociale migliore rispetto a quella dei genitori. Questa ridotta mobilità negli ultimi decenni è persino diminuita. La classe media tedesca è sicuramente fra i grandi perdenti di questo sviluppo. Si tratta delle persone al centro della società, il cui lavoro spesso è a rischio, i cui salari stanno diminuendo e che hanno poche possibilità di fare della previdenza per la vecchiaia e di costruirsi un patrimonio.

Proprio le persone che fino ad ora sono state la spina dorsale di ogni economia e società - anche della nostra. La disuguaglianza in Germania ha molti volti. Le donne, gli abitanti delle regioni rurali, i tedeschi dell'est, i migranti, le persone appartenenti a famiglie socialmente deboli con un basso livello di istruzione, i genitori single, gli anziani e i bambini - tutti si trovano in una posizione chiaramente peggiore.

E' soprattutto lo stato tedesco ad avere sul lavoro un carico fiscale decisamente piu' forte rispetto a quello che ha sul capitale - il confronto internazionale lo mostra chiaramente. Già da tempo ormai la Germania non è piu' il paese che offre "benessere per tutti". Il "benessere per tutti" si è trasformato in benessere per pochi.



mercoledì 20 settembre 2017

Buone notizie per i cittadini UE: potrebbero bastare pochi mesi di permanenza in Germania per avere accesso ai sussidi sociali minimi

Susan Bonath su RT Deutsch segnala una importante sentenza del Tribunale Sociale Federale (Bundessozialgericht) che potrebbe riguardare molti cittadini UE che si trovano in Germania in cerca di un lavoro oppure che hanno pochi mesi di lavoro alle spalle. Invece dei 5 anni previsti dalla recente legge Nahles, per avere accesso ai sussidi sociali minimi e all'assistenza sanitaria potrebbero bastare pochi mesi di permanenza nel paese. Da RT Deutsch.


Secondo una legge del Ministro del Lavoro Andrea Nahles introdotta a fine 2016, i cittadini UE per i primi 5 anni non hanno alcun accesso ai sussidi sociali tedeschi. La signora della SPD in questo modo intendeva impedire la temuta "immigrazione nel sistema sociale". Il Tribunale Sociale Federale (Bundessozialgericht) con una recente sentenza si è opposto alla tanto criticata legge: escludere le persone in maniera permanente dall'accesso ai mezzi di sussistenza minimi violerebbe i principi costituzionali, secondo i giudici di Kassel (B 14 AS 31/16 R).

A presentare il ricorso era stata una donna bulgara. Nel 2011 la donna, allora 35enne, era arrivata nella Repubblica Federale per lavorare. Dopo pochi mesi, tuttavia, aveva perso il posto di lavoro. Il Jobcenter di Hamm le aveva pagato per 6 mesi l'indennità Arbeitslosengeld II (Hartz IV). In seguito le era stata negata ogni ulteriore prestazione, sebbene la donna 6 mesi dopo avesse trovato un nuovo lavoro. Con il suo avvocato Burkhard Großmann ha quindi deciso di presentare un ricorso alle autorità competenti.

La corte sociale di Hamm aveva fatto riferimento alla legge Nahles. I giudici federali invece si riferiscono ad una loro sentenza del dicembre 2015, secondo cui i cittadini UE non hanno alcun diritto all'Arbeitslosengeld II (Hartz IV). Se la loro esistenza è in pericolo, tuttavia, e il loro soggiorno consolidato, e al piu' tardi dopo almeno 6 mesi deve essere considerato tale, il Sozialamt deve intervenire. Se non lo fa deve essere considerata una condotta al di sotto della dignità umana e quindi una violazione costituzionale.

Costi maggiori per i comuni?

La motivazione della sentenza dovrebbe essere disponibile fra 2 mesi. Cio' che potrebbe significare per le autorità locali lo spiega l'avvocato in materia di diritto del lavoro Thorsten Blaufelder sul suo blog: probabilmente i comuni saranno costretti a pagare gli aiuti transitori nelle situazioni piu' difficili e per piu' di un mese.

I giudici inoltre, sempre secondo Blaufelder, potrebbero giudicare troppo basso l'aiuto minimo di base, inferiore al livello di Hartz IV, e quindi presentare un ricorso alla Corte Costituzionale di Karlsruhe. Per i comuni potrebbe rivelarsi una sentenza costosa, visto che sono loro ad essere responsabili per gli aiuti sociali, e non lo stato federale. L'avvocato Großmann in riferimento al caso della sua cliente bulgara per il momento si è mostrato alquanto soddisfatto.

Pressione sul settore a basso salario

Nahles lo scorso anno aveva presentato la legge per l'esclusione dei cittadini UE dai sussidi sociali su pressione dei partner di coalizione CDU e CSU. Anche i politici di AfD, non ancora rappresentati in Parlamento, sul tema avevano lanciato una forte campagna di sostengo.

Non solo le associazioni sociali, ma anche i partiti di sinistra e gli attivisti per i diritti umani avevano duramente criticato il provvedimento. Anche i giuristi dell'associazione "Neue Richtervereinigung" avevano duramente attaccato il provvedimento. Con questa legga il governo federale introduce una "apartheid sociale e legale" e ignora i diritti fondamentali tedeschi, cosi' scrivevano in un documento.

Secondo il gruppo di giuristi, la nuova legge "crea un gruppo di schiavi moderni costretti ad accettare tutte le condizioni di lavoro e ogni livello di retribuzione, pur di sopravvivere e poter restare qui". Non meno importante è il fatto che in questo modo si causa un grave danno anche agli stessi lavoratori tedeschi. Sul tema i giuristi avevano dichiarato: "la legge aumenta la pressione su tutti coloro che hanno un'occupazione nella parte piu' bassa della forbice delle retribuzioni".

Povera, malata e non curata

Quali potrebbero essere gli effetti reali della decisione del tribunale sociale ce lo mostra un caso concreto. Verso la fine di agosto la Süddeutsche Zeitung ha riportato il caso della donna bulgara Ivanka R. Nel suo paese la 54enne aveva lavorato come sarta. In seguito R. ha perso il lavoro e in quanto membro della comunità rom non è piu' riuscita a trovare un'occupazione. E' diventata una senzatetto e ha dovuto dormito presso parenti o conoscenti. Non potendo sopravvivere con i 18 euro mensili dell'indennità di disoccupazione e a causa della situazione di necessità, nel 2016 ha deciso di spostarsi a Monaco.

Nella metropoli bavarese la donna ha trovato un minijob da 450 euro al mese e una camera da 300 euro mensili in una casa fatiscente. In questo modo è riuscita a restare a galla. Una esplosione di gas nel palazzo, anch'esso dissestato, ha distrutto le sue speranze di trovare un secondo minijob.

Come riportato dal quotidiano la donna bulgara è arrivata in ospedale con delle gravi ustioni. Le è stato garantito solamente un trattamento minimo d'urgenza. Non ha potuto pagarsi ulteriori trattamenti sanitari e non è riuscita nemmeno a saldare il conto dell'ambulanza. Il motivo: la donna non aveva un'assicurazione sociale. Solo grazie all'associazione "Dottori del Mondo" è stato possibile operarla.

L'organizzazione di volontariato ha sottolineato davanti al Consiglio sociale di Monaco (Münchner Sozialreferat) gli effetti devastanti della legge sull'esclusione. Insieme al Consiglio della Sanità intendono chiedere al governo federale un regolamento per i casi piu' difficili. La legge Nahles tuttavia resta problematica, "soprattutto per le persone in condizioni di lavoro e abitative precarie". La portavoce ha sottolineato: "il legislatore si è completamente sbagliato quando ha ipotizzato che i cittadini UE avrebbero lasciato la Germania a causa dell'esclusione dalle prestazioni sociali"

Perché di solito, ad aspettare le persone nei loro paesi di origine, c'è una miseria ancora maggiore.