giovedì 28 marzo 2013

Flassbeck: con la crisi di Cipro inzia la fine dell'euro


Heiner Flassbeck, grande economista tedesco, in questo periodo scrive molto e interviene sul caso Cipro direttamente dal suo interessantissimo blog "Flassbeck Economics": siamo di fronte all'ennesima decisione sbagliata presa da una Troika a trazione tedesca, è l'inizio della fine. Da Flassbeck Economics


Sul salvataggio di Cipro si è trovato un accordo, ma le modalità scelte per salvare il paese distruggeranno l'unione monetaria. Nella gestione della crisi cipriota gli errori commessi non riguardano solamente il piccolo paese mediterraneo. Sono ormai evidenti tutte le decisioni sbagliate prese in passato, la totale assenza di idee chiare da parte degli Eurosalvatori (stati creditori e Troika formata da EU, BCE e FMI) finalmente viene smascherata.

Per la prima volta dall'introduzione dell'Euro saranno applicati a tempo indeterminato controlli ai movimenti di capitali. Cio' che da molti viene considerato il vantaggio principale di una unione monetaria, e cioe' disporre di una valuta sicura e riconosciuta internazionalmente, per i ciprioti non avrà piu' senso. E lo stesso accadrà alla fiducia riposta in queste stesse caratteristiche della moneta da parte di chi la utilizza. Nessuno dei responsabili sembra aver riflettuto sul fatto che queste misure metteranno in discussione il contraltare della libertà di movimento dei capitali, vale a dire la libertà di movimento delle merci, meglio conosciuto come libero scambio.


Per non parlare dei danni politici permanenti causati dai diktat di risparmio e dal rigorismo imposto dai paesi creditori. E di tutte le sofferenze umane associate alle misure di austerità. Il fatto peggiore è che tutte le promesse fatte - fra un po' la valle di lacrime e di sofferenze sarà terminata e tutto andrà bene - non potranno essere mantenute fino a quando si continuerà ad applicare la "logica dei salvataggi", che invece ci porta sempre piu' a fondo nella crisi. Quanto piu' alle vittime di queste promesse sarà chiara la situazione, tanto piu' crescerà la loro collera nei confronti di chi ha fatto queste promesse, e tanto piu' si allontaneranno dall'idea di integrazione europea.

L'errore di fondo nella gestione della crisi risale all'inizio ed è stato portato avanti con forza dai media e dalle autorità tedesche: la trasformazione di una crisi finanziaria (nata da una crisi dei mercati finanziari) e di una Eurocrisi già iniziata (che era ed ancora è una crisi valutaria) in una crisi di debito pubblico. Questo errore ha aperto la strada ad una lunga serie di decisioni sbagliate arrivate in seguito.

Il seme della crisi cipriota è stato gettato con il fallimento del salvataggio greco. Il pensiero ingenuo secondo cui il taglio del debito in uno stato sovrano (quello applicato in Grecia lo è stato) potesse essere fatto senza danni collaterali, era assurdo fin dall'inizio. Non solo oggi la situazione debitoria in Grecia non è migliorata, ma doveva essere chiaro che non si poteva tagliare il debito di un paese senza avere un impatto significativo sulle banche (che in tutto il mondo insieme alle assicurazioni sono i detentori delle obbligazioni statali).

Dai paesi esclusi dai mercati finanziari si continua a pretendere una politica fiscale restrittiva (Wolf­gang Schäu­ble sul Financial Times del 5-9-2011: L'austerità è l'unica soluzione per l'Eurozona) e il taglio dei salari (di solito ridefinito "aggiustamento strutturale"). Questo tipo di aggiustamento mette in difficoltà il settore finanziario di ogni paese. In ogni recessione e depressione c'è sempre un forte aumento dei crediti incagliati e la minaccia di insolvenza in un settore bancario sottocapitalizzato. E' sempre lo stato a dover intervenire e a rassicurare i risparmiatori sul fatto che saranno tutelati in quanto depositanti.

Proporre un'unione bancaria come risposta a questo problema è stato politicamente ovvio, ma non va a centrare il vero obiettivo. Il problema di fondo della crisi finanziaria del 2008 era nel settore finanziario e nelle banche che svolgevano attività di investment-banking. E su questo non si è fatto molto. I problemi bancari causati da una depressione e dal taglio del debito, non si possono certo risolvere con una unione bancaria. Al massimo li si puo' attenuare se si aiutano i paesi  colpiti ad aggiustare gradualmente le loro strutture finanziarie, evitando di farlo in maniera brusca. Anche dopo la crisi del 1997/1998 in tutto l'occidente con una certa arroganza si diceva che le banche asiatiche erano disastrate. In realtà era una sciocchezza: la causa era una crisi valutaria seguita da una forte recessione. Dopo la svalutazione della maggior parte delle valute e una nuova fase di crescita, la crisi bancaria è stata completamente dimenticata.

Naturalmente nella EU sono colpiti dalle "crisi bancarie" soprattutto quei paesi con un settore bancario molto grande. Ce ne sono diversi, e Cipro non è nemmeno il peggiore. Le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali mostrano: il rapporto fra depositi bancari complessivi e PIL a Cipro è 3 a 1, in Lussemburgo 9 a 1, (alle Isole Cayman ancora piu' alto). In Gran Bretagna è 1 a 1, e in Francia e Germania è di circa 1 a 2. Qual'è allora un valore sostenibile e non pericoloso per un paese?

Negli anni della grande euforia finanziaria, molti paesi sono stati addirittura invitati a cercarsi uno spazio economico specializzandosi in affari bancari internazionali. Si pensava che anche un piccolo paese potesse rapidamente prosperare. Non bisogna inoltre dimenticare che il settore industriale è presidiato da alcuni paesi agguerriti, e cosi' per i paesi  piu piccoli con infrastrutture deboli è difficile ottenere dei risultati.

Quando in una unione monetaria finiscono in crisi solo i i paesi con un deficit nelle partite correnti (lo stato o le banche o le imprese ricevono capitale dall'estero a tassi troppo elevati), la BCE dovrebbe intervenire senza se e senza ma per offrire loro assistenza finanziaria. Questo è il compito di una banca centrale, e la BCE è la banca centrale di Cipro. Che oltre a cio' tutti i paesi, ad eccezione della Germania con il suo settore dell'export, per via della crisi dovranno ristrutturare la loro economia e subire un aggiustamento, è una certezza. Ma questo processo puo' funzionare solo durante una fase espansiva e non durante una recessione. Chi  con la sua politica economica produce una recessione, finirà per generare "crisi strutturali" a ritmi da catena di montaggio (fra poche settimane sentiremo parlare della Slovenia, un tempo modello industriale). Che la BCE nel caso di Cipro abbia contribuito a definire la condizionalità del salvataggio e persino minacciato il ritiro della liquidità, è un errore irreparabile.

Imporre le riforme strutturali come "condizionalità" per l'accesso ad un salvataggio, significa spingere un paese in una situazione di disperazione. Perchè cio' potrà accadere solo con conseguenze catastrofiche. Cipro non potrà ridurre il suo settore bancario a un normale livello (quello tedesco o britannico), per lo stesso motivo che impedisce al Lussemburgo di cambiare nottetempo il suo modello di sviluppo economico costruito nel corso degli anni. E' una pretesa assurda, anche se si ritiene che tale modello economico in un mondo in cui la finanza ha perso importanza, non sia sostenibile.

Ma cio' non è sufficiente per fermare la troika a trazione tedesca. Si chiede senza alcuna seria giustificazione una partecipazione di 6 miliardi di Euro, che per un paese con un PIL di 17 miliardi di Euro potrà essere ottenuta solo con conseguenze disastrose. E' come se in Germania si pretendesse un contributo pari a 800 miliardi di Euro, piu' del doppio delle entrate fiscali federali. 

Ma c'era bisogno di un caso esemplare. Non si voleva perdere l'occasione per dare ai depositanti russi a Cipro una bella lezione (quale esattamente?). E di fare pulizia in un piccolo paese, una volta per tutte. La caratteristica piu' importante di una moneta e la ragione per cui viene ritenuta buona, è la fiducia nella moneta stessa. E che questa fiducia sia andata distrutta, non lo capiscono né il governo né la BCE. Purtroppo nemmeno l'opposizione. Sul lato sinistro dello spettro politico troppo spesso si parla in maniera emozionale "delle banche" e dei "riciclatori di soldi russi", come se fosse possibile averne una chiara immagine in mente.

Nel complesso sembra chiaro che l'incapacità dei politici e degli economisti di comprendere in maniera approfondita tali relazioni complesse, sarà la causa del fallimento del sistema Euro. Cipro è stato solo il culmine di una lunga serie di errori sistematici. Da qui in poi si potrà solo continuare a cadere, e probabilmente in maniera molto rapida.

5 commenti:

  1. A volte mi stupisco come ci siano tedeschi che le cose le sanno e le dicono... Anche se non servirà a nulla...

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  2. Flassbeck è stato uno dei primi (al suo livello) a fare un discorso chiaro sulla crisi:
    http://documentazione.altervista.org/le_monde_Flassbeck_Grecia_UME.htm

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  3. Hanno superato Berlusconi in credibilità

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  4. Purtroppo Settembre 2013 é ancora lontano, troppo lontano.

    E temo che i Tedeschi in particolare non abbiano tutto questo tempo per rimediare alla lunga serie di errori sistematici compiuti dalla Troika affiancata dalla Oca Teutonica.

    Ammesso e non concesso che la maggioranza di loro abbia capito cosa quei fessi hanno combinato.

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  5. Qui in Italia siamo dei giganteschi polli. Negli altri Paesi cominciano a porsi domande, qui vogliono "più Europa".

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